giovedì 29 ottobre 2009

FRANCO FELICETTI’S STORY (9)

GALEOTTO FU IL FUMETTO

Ttutto è iniziato con i fumetti. Prestissimo sono diventato un insaziabile lettore di fumetti. La LETTURA è stata la molla iniziale che mi ha portato dove sono ora. Amavo leggere i fumetti perché avevo la CURIOSITA’’ di sapere come finivano le storie raccontate dalle immagini.

La mia, però, era una curiosità a 360 gradi. Ero interessato a tutto e di tutto volevo sapere. Ho letto i fumetti fino a 9/10 anni. Me li procuravo tra gli amici. Ero riuscito ad averne uno di mia proprietà. Era un fumetto di MANDRAKE. Era molto interessante. Lo scambiavo come potevo. Uno contro tre. Uno contro due, ma anche uno contro uno.

La lettura mi appassionava. Quando rientravo dal lavoro per il pranzo, mangiavo leggendo. In casa dei poveri il cibo è molto semplice. Non hai bisogno di guardarlo per mandarlo giù. È la quantità che ti sazia. Il mio pasto era sempre una “pentola” di pasta “mischiata”. Con patate, con ceci, con fagioli, con lenticchie… ecc.

Se avevo ancora fame c’era un tozzo di pane duro. Il pane fresco era stato bandito dalla nostra casa perché se ne consumava troppo. Mia madre, per risparmiare, si faceva fare, al forno dei contadini, pani di due kg. Ma non lo mangiavamo mai fresco. Prima si doveva fare duro di qualche giorno.

Ecco perché, quando mi sono sposato, a mia moglie, educata a non sprecare nulla, che mi voleva rifilare il pane invecchiato del giorno prima, dicevo: “io mangio solo pane di giornata”. È lei l’ha rifilato alle figlie per qualche giorno. Poi ci sono stati panini di giornata per tutti.

Io non l’avevo mangiato da bambino, se non lo mangiavo neanche da adulto, quando l’avrei mangiato? Nell’al di là? Ma io so che in quel luogo non si ha bisogno di cibo. E così è stato anche per il pollo. Le cosce andavano sempre alle bambine. Ho fatto lo stesso discorso del pane fresco. Da allora in poi, mia moglie comprava sempre solo cosce di pollo per tutti. Giustizia era fatta.

Il tempo dei fumetti, comunque, finì. Avevano svolto la loro funzione. Mi avevano fatto appassionare alla lettura e mi avevano creato il bisogno di qualcosa di più sostanzioso e più aderente alla mia mutata situazione culturale e psicologica. Sono, perciò, passato ai giornaletti settimanali. Il preferito era “L’Intrepido”.

Con i fumetti è stato un taglio netto. Non ho mai più sentito la loro mancanza. E questa si doveva dimostrare una costante nella mia vita. Quando una fase si concludeva il taglio era netto. Dai giornaletti settimanali sono passato alle novelle. Dalle novelle ai romanzi e alla letteratura (che a quei tempi non sapevo cosa fosse).

Ho letto quasi tutte le pubblicazioni della mitica B.U.R. (biblioteca universale rizzoli). Le compravo man mano che uscivano. Tramite la B.U.R. ho letto quasi tutta la letteratura italiana. Io ero solo uno che leggeva per conoscere e capire. Non c’era nessuna finalità nelle mie letture. Né un ordine mentale. Sentivo il bisogno della conoscenza e basta.

Tutte queste letture, però, raggiunsero un risultato importante: mi provocarono una forte voglia di esprimermi. La fantasia non mi mancava ed ero un sognatore. Ho incominciato a scrivere quelle che io chiamavo “poesie”. La metrica non sapevo cosa fosse. Non sapevo nulla di nulla.

Ho scritto anche un poemetto scimmiottando la Divina Commedia. Ricordo che, durante il servizio militare, quando la mia compagnia era consegnata in caserma, organizzavo dei dialoghi alla Socrate con i miei commilitoni. Riuscivo ad interessarli tutti. Avevo una buona logica ed un’ottima dialettica.

Insomma, ero nella prima fase di una crescita culturale. Quella dell’IMITAZIONE, che mi avrebbe portato lontano. Le altre fasi, che ho attraversato progressivamente, erano quella dell’IMITAZIONE CREATRICE e quella della CREAZIONE ORIGINALE.

CONTINUA

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