lunedì 28 maggio 2012

UNO STUDIO SULLA STORIA DELL’UOMO (56)

L’UOMO APPRODA ALL’INDIVIDUALISMO

L'individualismo greco è il frutto della maturazione di questo concetto religioso. L'individualismo, che prima era appannaggio esclusivo degli dei, divenne un patrimonio dell'uomo.

E questo individualismo umano portò ad una diversa organizzazione della produzione. Come il dio agiva individualmente, così agiva l'uomo, non più cellula di una comunità, ma membro di una comunità, come prima il dio era membro della comunità degli dei.

Le fortune politiche del dio dello stato erano strettamente legate al suo re-sacerdote. Se questi era un grande condottiero ed estendeva il suo dominio, anche le fortune del dio crescevano e diventava un grande dio, che dalla città di origine si estendeva ai territori occupati.

E questo avveniva perchè le vittorie del re-sacerdote erano attribuite al dio (Van Seters, 1983: 57), il solo che avesse un'individualità. E solo un grande dio poteva ottenere grandi vittorie e, quindi, il suo posto nel panteon cambiava.

La storia di Marduk è esemplare in questo senso. Da dio di second'ordine (Hallo-Van Dick, 1968: 66) ai tempi in cui Babilonia era un'oscura città, a capo supremo del panteon babilonese, quando questa città assunse, grazie alla capacità dei suoi re-sacerdoti, la leadership della regione.

Nell'assurgere al nuovo ruolo, il dio assumeva, ricorrendo al sincretismo (Arborio Mella, 1978: 181), molte funzioni che prima appartenevano ad altri dei. I nuovi nomi, che esso assumeva, non rappresentavano semplici titoli onorifici.

Per i sumeri-babilonesi il nome non era un epifenomeno, qualcosa che era stata attaccata ad una persona o ad un oggetto; non era una semplice relazione tra due cose che l'uomo arbitrariamente stabiliva, ma era insito nella cosa stessa (Morenz, 1973: 9), proveniva da essa (realismo immediato) e tra i due c'era una perfetta identificazione (Bottero, 1977: 26), per cui Marduk assumeva tutti quei poteri che prima venivano attribuiti ad altri dei.

Così tutte "le conquiste e gli attributi di Enlil, il dio supremo di Sumer, furono attribuiti a lui, e le antiche saghe e leggende, in particolar modo quella della creazione del mondo, furono riscritte in questa nuova versione dai sacerdoti di Babilonia" (King, 1969: 194).

CONTINUA
www.franco-felicetti.it

venerdì 18 maggio 2012

UNO STUDIO SULLA STORIA DELL’UOMO (55)

NELL’ANTICO ORIENTE L’UOMO E’ MASSA

Le civiltà dell'Antico Oriente erano società collettive. Per l'individuo non c'era posto: non esisteva come concetto (Finkelstein, 1979) perchè ogni persona fisica era una cellula dell'organizzazione sociale, che era la sola che contava.

Però, acconto a questa concezione, esisteva l'individualismo degli dei Essi erano concepiti come individui organizzati gerarchicamente, ognuno dei quali aveva una propria personalità, un proprio potere ed una propria posizione nel panteon dello stato.

Naturalmente, il popolo non aveva maturato la coscienza di questa divaricazione tra gli uomini-collettività e dio-individualità. Il dio, per loro, era il signore e padrone che tutto aveva deciso e tutto aveva organizzato per l'uomo. Il dio era il padrone-creatore a cui l'uomo doveva soltanto obbedienza, sottomissione e lavoro al suo servizio.

Forse è da questa primitivo individualismo degli dei che nasce l'individualismo degli uomini. Il sistema di produzione potrebbe essere meno rilevante di quello che si crede.

Il collettivismo di queste società è la conseguenza di una concezione di pensiero, di una scelta ideologica, se così si può dire, che si trasformò naturalmente in un sistema di produzione, piuttosto che la conseguenza di un sistema di produzione (almeno a monte).

In altri termini, l'ideologia (concezione religiosa), invece di essere una sovrastruttura, era la struttura entro la quale si sviluppò il sistema di produzione. Senza quella non si sarebbe potuto avere questo

Naturalmente questo era vero nei primordi dell'organizzazione sociale, quando vigeva il collettivismo socialista di Stato e religioso. Quando, successivamente, si introdusse il concetto e la pratica della proprietà privata (Bibby, 1962: 11), si incominciarono ad organizzare le classi e incominciò a far capolino un proletariato.

La società assunse la forma di una piramide (che si conservò nel corso della storia successiva fino all'epoca moderna) in cui il re-sacerdote era il vertice (l'unico a godere dell'individualità, in analogia a quella del dio di cui era sacerdote), sotto di lui la classe di governo e religiosa e, al di sotto di questa, ma molto al di sotto, le tre classi che poi diverranno tradizionali delle società antiche: liberi, semiliberi e schiavi.

CONTINUA
www.franco-felicetti.it

sabato 5 maggio 2012

UNO STUDIO SULLA STORIA DELL’UOMO (54)

LE PRIME CIVILTA’ DELL’UOMO NON SONO DINAMICHE Le Antiche Civiltà Orientali avevano prodotto il loro paradigma intorno al 2500 avanti Cristo, dopo di allora vissero dei successi ottenuti. Il loro sguardo, infatti, era sempre rivolto verso la mitica età dell'oro. "L'uomo fa appello alla saggezza degli antichi a preferenza della presente realtà. Sul Nilo, nel II millennio, gli scribi copiano solamente le prescrizioni mediche ed aritmetiche che, essi dichiarano, sono state composte nel III millennio" (Childe, 1949: 144). Le antiche civiltà dell'Oriente avevano raggiunto una grande perfezione tecnica. Esse erano in grado di risolvere qualsiasi problema pratico, ma erano incapaci di escogitare, inventare, scoprire un processo, come il metodo scientifico moderno, mediante il quale produrre a pioggia una serie di conoscenze che avrebbero consentito loro di creare uno sviluppo continuo nell'organizzazione produttivo e quindi sociale e quindi politica (i tre aspetti vanno in quest'ordine). Esse erano statiche, come statiche saranno le altre due civiltà del mondo antico: quella greca e quella romana. Tra un millennio e l'altro, tra un secolo e l'altro non c'erano differenze di rilievo. L'uomo del III millennio avanti Cristo sarebbe stato perfettamente a suo agio anche nel I secolo dopo Cristo. La civiltà sumerica, egiziana, siriaca, ecc., erano tra loro simili, se non identiche, anche se tra l'una e l'altra intercorsero millenni. Gli elementi caratterizzanti erano limitatissimi e non sempre facilmente determinabili; anche se ognuna di esse diede il proprio contributo originale ed esclusivo allo sviluppo della civiltà. Anche la civiltà greco-romana non differiva granché dalle altre, sebbene le tecniche della guerra, le istituzioni e lo sviluppo intellettuale fossero più avanzati L'organizzazione sociale, politica ed economica era pressoché identica in tutto il mondo antico. "Fino alla Rivoluzione Industriale in cui viviamo, gli aspetti fondamentali della vita economica e politica dell'uomo rimasero praticamente gli stessi sin dal neolitico" (Durant, 1954, I: 399). CONTINUA www.franco-felicetti.it