giovedì 1 ottobre 2009

FRANCO FELICETTI’S STORY (5)

DIVERSI O AFFINI ?

Il rapporto uomo-donna è molto importante. Ma è impari. È quello che ho scoperto durante il mio “cammino catartico”, di cui parlerò nel post che seguirà, L’uomo nasce al rapporto con l’altro sesso come lupo affamato. Almeno nella mia esperienza. Non c’è quantità che possa saziarlo. Una, dieci, venti, infinite, non importa.

Non cerca l’altra metà del suo io per ristabilire l’UNITA’ DELL’ESSERE, che, si dice, esisteva all’origine dei tempi e che un “dio” greco “cattivo” scisse per condannare le due parti alla costante ricerca dell’altra metà.

Ma, attenti! .L’altra ESATTA metà. Non una qualsiasi. Io, da laico, parlo del mito greco. Ma questo è anche vero per la COSTOLA della Bibbia.. Quando le due metà non combaciano bene, l’unione è un fallimento. Non sono i DIVERSI che vanno bene per creare una SALDATURA PERFETTA. Ma gli AFFINI.

Questa è una verità che non riesce ad affermarsi in modo univoco. Ci si lascia illudere dall’ATTRAZIONE che, tra diversi, è sempre più prepotente, più sconvolgente perché fatta di novità assolute. Ma, quando questa attrazione viene consumata, ci si accorge che senza affinità le cose non funzionano come dovrebbero. E subentra il grigiore, che è difficilmente vivibile.

L’uomo, diventato fisicamente adulto, si sente, soprattutto, maschio. Ma si presenta sulla scena del mondo psicologicamente debole. La donna, da questo punto di vista, è più matura. È la natura che ha fatto un dono alla donna. Ed è la società che non ha provveduto a ristabilire l’equilibrio tra i due.

Alla donna la natura ha dato una serie di sbarramenti psico-fisici che le dicono quando una tappa della sua vita è terminata e ne inizia un’altra. L’uomo non ha questi sbarramenti, per cui non sa quando una tappa è terminata e ne inizia un’altra. Il suo è un CONTINUUM che lo fa restare psicologicamente sempre lo stesso, o quasi.

In questo senso le tribù africane, che avevano bisogno di guerrieri, erano più benigni verso il maschio. All’età della pubertà lo tiravano fuori dal “gineceo” della tribù per inserirlo, attraverso prove di INIZIAZIONE durissime, tra gli uomini. Da quel momento egli sapeva che cessava di essere un ragazzo per diventare un uomo, un uomo-guerriero.

Nella avanzatissima CIVILTA’ OCCIDENTALE questo RITO DI INIZIAZIONE non esiste e il bambino rischia di rimanere psicologicamente “bambino” per tutta la vita, nonostante abbia potuto sviluppare grandi livelli di INTELLIGENZA. Essere intelligente non significa necessariamente essere psicologicamente maturo. Si può essere un gigante in quanto a intelligenza, ma si possono avere i piedi d’argilla in quanto a psicologia.

Una delle mie ragazze, quella del pisolino pomeridiano, di cui parlerò nel prossimo post, era ossessionata da questo problema. . Apparteneva alla Napoli bene ed era fidanzata ufficialmente. Si sarebbe sposata, ma, nel frattempo, tradiva il suo fidanzato con me. Era un ragazzo intelligente, mi diceva, ma con i piedi d’argilla. Bastava una piccola crisi per farlo andare psicologicamente in tilt.

Lei diceva che era inutile cambiarlo. A Napoli i ragazzi erano tutti come lui:immaturi psicologicamente. Almeno questo era un ottimo partito. E questo contava. Lei era una gran figlia di … Intelligentissima. Quando il fidanzato le chiedeva dove era stata lei rispondeva la verità: AD UOMINI, ma glielo diceva in modo da non essere creduta.

Che i giovani di Napoli (ma credo che questo valga per tutti i giovani) fossero immaturi mi fu confermato anche da un’altra fonte. I genitori di pisolino pomeridiano avevano dato in fitto un costosissimo bilocale vista mare ad una giovane concertista argentina, che era venuta a Napoli per un corso di perfezionamento.

Dal mio balcone potevo vedere cosa avveniva lungo le scale di questo bilocale. Questa donna, tutte le sere, rientrava accompagnata sempre da uomini diversi, che le davano un bacio, ma non entravano. Dissi a pisolino pomeridiano: “Questa concertista non è venuta a Napoli per un corso di perfezionamento in musica, ma in ARS AMATORIA”.

Pisolino pomeridiano mi disse che non era lei quella che io vedevo, ma sua madre. Una donna di 60 anni di cui tutti i giovani di Napoli erano pazzi. Le chiesi di presentarmela, ma lei si rifiutò. Diceva che aveva i suoi buoni motivi. In realtà, temeva che io potessi invaghirmi di lei.

Mi presentai da solo. Bussai alla sua porta ed è bastato che dicessi: “sono Franco” per avere un’accoglienza calorosissima. “Tu sei l’amico di …. Mi ha parlato tanto di te”. Era una donna veramente bellissima ed affascinante. La invitai ad andare a fare il bagno insieme l’indomani. Andammo ad uno stabilimento balneare a Posillipo. Prendemmo una cabina. Per tutta la giornata siamo stati sulla spiaggia come due persone molto intime, ma senza nulla di sessuale.

Lei mi disse che era uscita con molti ragazzi. Con alcuni dei quali aveva anche fatto l’amore. Ma li riteneva tutti immaturi. Potevano essere degli stalloni, ma non avevano nulla che potesse saziare una donna completamente. Era una donna intelligentissima oltre che di un fascino eccezionale.

“Noi non usciremo più insieme, vero?” “Vero”, risposi. “Tu sei diverso, tu sei un uomo, tu sai vivere, S. è fortunata”. La sera la riaccompagnai a casa, ma non le diedi nessun bacio. Avevo saziato la mia curiosità e ne era valsa la pena. Era stato teneramente per una giornata con una donna di 60 anni che poteva ancora fare impazzire gli uomini.

Un pomeriggio a noi (pisolino pomeridiano ed io) capitò una grande disavventura. Cademmo in una retata della polizia. Tutte le persone che si trovavano nella casa di appuntamento, dove io abitavo, furono fermate per essere condotte in questura per accertamenti. Io avevo reagito energicamente a questa retata. Un uomo si era precipitato nella mia stanza. Lo agguantai per il bavero e lo spinsi fuori. Lui mi gridava che era un poliziotto, ma io pretesi che mi mostrasse i documenti. Solo allora lasciai fare.

Ma il mio problema era proteggere la ragazza. Se il suo nome fosse apparso sui giornali sarebbe stato un grosso scandalo per la sua famiglia. “TROVATA IN UNA CASA DI APPUNTAMENTO CON UN UOMO!” Avrebbero titolato i giornali napoletani. Parlai col commissario che guidava la retata e pretesi che noi due non andassimo sul cellulare insieme agli altri. Volevo una macchina privata per noi due, che ci fu concessa.

In Questura si tenne un percorso preferenziale per noi due. Lontano dagli altri. Pretesi che fossi interrogato io per prima. Così spiegai al commissario come doveva comportarsi con lei, che, effettivamente, non sapeva che quella fosse una casa di appuntamento. Fu trattata con tutti i riguardi e furono gentilissimi con lei, così disse lei. Ma, appena uscimmo dalla Questura, da una porta laterale, per evitare la stampa che aspettava di vedere chi fosse caduto nella retata, lei volle parlarmi. Seriamente, mi disse.

“Io ho tradito il mio fidanzato con te perché volevo sapere come si stava con un uomo vero. Ora lo so. E so anche che non posso e non voglio sposarlo. Non è un uomo. È un ragazzo. Se al posto tuo ci fosse stato lui si sarebbe sfaldato subito ed io avrei dovuto prendere la situazione in mano.

Con te mi sono sentita protetta e sicura. La tua sicurezza nel fare le cose mi ha dato tranquillità in ogni istante. Ero in mani capaci. E sapessi quanto è bello per una donna sentirsi così! Franco, te lo dico seriamente: io voglio sposare te.” Era talmente determinata che lo scrisse finanche a mia sorella Ida a Cosenza per farsela alleata.

Come “partito” non sarebbe stata male. Viveva, con la famiglia, in un SUPERATTICO in via Partenope. La visuale del suo superattico abbracciava tutto il golfo di Napoli. Una bellezza unica, che io, di tanto in tanto, andavo a godermi bevendo un buon bicchiere di porto. Ma sposarla mai! I miei piani erano diversi. Intanto dovevo andare a studiare in Canada.

CONTINUA

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