giovedì 15 ottobre 2009

FRANCO FELICETTI’S STORY (7)

ALLA RICERCA DI ME STESSO

Per ritornare alla mia prof., alias bromuro della sera. Aveva preso la cosa sul serio. Aveva fatto i suoi programmi. Si era messa in testa di sposarmi. Ma io, a quell’epoca, credevo al detto “moglie e buoi dei paesi tuoi”. Secondo, prima di accasarmi, volevo conoscere il mondo. Volevo diventare psicologicamente più maturo e, per farlo, dovevo fare molte esperienze, specialmente nei rapporti tra i sessi.

Tuttavia, questo fatto che si era invaghita di me si diffuse in tutta l’università e mi diede molta notorietà. La prof. era una delle più stimate nella nostra facoltà ed io mi trovai al centro di un pettegolezzo infinito nella mensa universitaria.

Tutti volevano sapere come avevo fatto a farla invaghire di me. Io ero al primo anno di università, ma ero più grandicello dei miei colleghi di corso. L’università mi aveva fatto cambiare stile di vita. Mi ha quasi costretto a rivoluzionare il mio ritmo circadiano.

Undici ore di sonno erano troppe. Io volevo, e dovevo, studiare seriamente. Ma volevo anche prendermi i piaceri che un ragazzo sogna a quell’età. Ho diviso la giornata in tre blocchi di otto ore. Otto per lo studio, otto di sonno, otto per il divertimento. Ma questa formula l’ho applicata con molta flessibilità. La notte studiavo dalle 21 alle due. Ma, puntualmente, alle 8, “sveglia al mattino” (la mia preferita) dolcissimamente mi traghettava alla veglia. Altre due ore di sonno le recuperavo nel pomeriggio.

L’amicizia con i clienti del bar, dove lavoravo, mi ha aiutato a scoprire una MIA DIVERSITA’ PSICOLOGICA molto importante. Verso i 13 anni questi amici decisero che era venuto il momento di portarmi a “femmine”. Organizzarono la mia entrata nel sesso praticato con la tenutaria di una casa di appuntamento nella COSENZA STORICA.

Vestivo ancora i pantaloncini. Di soppiatto mi fecero entrare direttamente in una stanza, dove c’era una bellissima ragazza di 18/20 anni che mi aspettava. Non era una professionista. Era una ragazza che guadagnava qualcosa con queste occasioni speciali e riservatissime. Riservatissime anche per il suo anonimato. Io ero un’occasione speciale. Doveva essere lei ad aprirmi ai nuovi orizzonti.

A pensarci ora, la preoccupazione dei miei amici è stata molto affettuosa. Non volevano che io iniziassi con una del mestiere. E credo che quella ragazza sia costata loro un bel po’ di soldi. Tranne io, nessuno dei miei amici ha avuto modo di vederla. La padrona di casa l’aveva fatta entrare da una porta laterale che dava direttamente alla stanza, dove è avvenuto l’incontro.

Poverina, ha tentato in tutti i modi. Non c’è stato nulla da fare. Lei era preoccupata per la sua reputazione. Non l’avrebbero chiamata più. E lei aveva bisogno di guadagnarsi qualche soldo extra. Così decidemmo di inventarci grandi battaglie. Il suo futuro guadagno era salvo. In quanto a me non ero preoccupato. Conoscevo bene me stesso. Sapevo che quella era un’eccezione.

Avevo cinque anni di tirocinio. Avevo scoperto il fai da te ad otto anni. Con i compagni del quartiere giocavamo anche a chi lo faceva arrivare più lontano, Ricordando, ora posso dire che era bello vedere quei 7/8 ragazzi rigorosamente allineati che partecipavano alla gara.

Noi eravamo ragazzi di strada. Ma non come quelli di oggi. Noi eravamo buoni. Facevamo solo marachelle tra di noi. La violenza verso gli altri, o verso le cose, era lontanissima dai nostri pensieri.

Ma, comunque, con mio stupore, ho dovuto scoprire che quella che io ritenevo in’eccezione si ripeteva sempre quando con i miei amici si andava a “femmine” nei “bordelli”. Una cosa avevo confusamente capito. Con un certo tipo di donna non sarei mai potuto andare. Perché mi succedesse questo non sapevo spiegarmelo. Ma, a quell’epoca, non avevo nemmeno gli strumenti intellettuali per tentare una spiegazione. Non sapevo nemmeno che fosse un fatto non fisico, ma psicologico. Sapevo che mi accadeva e basta.

Alla sua spiegazione ci sono arrivato da studente universitario a Napoli. Abitavo, volutamente, in una casa di appuntamento di alto bordo a ridosso della riviera di Chiaia. Avevo scelto quella casa perché volevo avere la massima libertà in entrata e in uscita.

L’esperienza che avevo fatto sul sesso mi aveva fatto capire che il sesso può essere vissuto in due modi: come OSSESIONE SCHIAVIZZANTE INDISTINTA, a cui si finalizza tutto, o come un sereno ed armonioso equilibrio psicofisico tra due persone che si amano..

I due modi non erano e non sono antitetici. Il maschio arriva al secondo solo se il primo è stato esaustivo, se ha subito un’evoluzione a livello psicologico, altrimenti quella carica giovanile ossessiva rischia di portarsela dietro per tutta la vita. Un detto scritto sulle ceramiche paragona l’uomo al treno.

Nell’età giovanile è un ACCELERATO: SI FERMA A TUTTE LE STAZIONI. Ma io preferisco usare l’immagine di un esploratore che sente il BISOGNO BIOLOGICO di piantare una BANDIERINA in ogni lembo di “TERRA” che incontra sul suo CAMMINO CATARTICO.

Perché di un CAMMINO CATARTICO si tratta. Se il giovane è dotato di personalità, non appena raggiunge una maturità psicologica soddisfacente, si libera presto di questa fase INDISTINTA per raggiungere l’ EQUILIBRIO PSICOFISICO della maturità.

La mia FASE CATARTICA non durò molto. Ma fu intensissima. Le mie “fidanzate”, non per mia colpa, ben presto divennero quattro. Compresa la prof.: Sveglia al mattino. Colazione nella tarda mattinata. Pisolino pomeridiano. Il bromuro serale.

La mia padrona di casa mi diceva che, con quel ritmo, sarei finito in un cronicario

Acquistata la mia sicurezza psicologica come uomo, e non nascondo che mi sono appropriato di molti elementi della psicologia femminile, mi resi subito conto che i grandi numeri possono essere racchiusi efficacemente nell’UNA, o, meglio, nella MOLTEPLICITA’ DELL’UNA.

Nel mio ritorno “TRA LA PERDUTA GENTE” di Cosenza, dopo cinque anni di assenza, mi proposi di fare astinenza almeno per un biennio. Sentivo fortemente il bisogno di MONDARMI. Ma il fato volle che incontrassi subito la ragazza che sarebbe diventata mia moglie e madre delle mie tre splendide figlie.


CONTINUA

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