lunedì 7 settembre 2009

18 GIUGNO 1948:L’ITALIA CHIAMATA A FARE UNA SCELTA DI CAMPO:COMUNISMO O DEMOCRAZIA?

Nelle elezioni politiche del 1948, IL PATTO DI UNITA’ D’AZIONE TRA SOCIALISTI E COMUNISTI, per un attimo, fece temere che l’Italia potesse crollare di fronte alla MAREA MONTANTE DELL’IDEOLOGIA COMUNISTA

Dall'elezione della CONSULTA di due anni prima, il partito socialista italiano (PSI) era uscito come il partito più forte della sinistra italiana. Il PARTITO COMUNISTA lo seguiva ad una certa distanza, ma il suo POTERE D’INFLUENZA era molto più forte di quello socialista.

Il SOCIALISMO era un’IDEA, un’idea di giustizia sociale, che aveva sempre albergato nel cuore e nelle menti degli italiani sin dalla fine del XIX secolo. Il COMUNISMO, invece, era sorto nel 1921 da una costola del socialismo ed era diventato un’organizzazione ferrea con una fede altrettanto ferrea.

Il suo iscritto aveva sviluppato una psicologia da VERO CREDENTE. Mentre nel partito socialista le decisioni politiche venivano prese per quelle che erano: decisioni che potevano ESSERE MESSE IN DISCUSSIONE da qualsiasi iscritto che la pensasse diversamente.

Nel partito comunista le DECISIONI POLITICHE, prese dagli organi statutari,attraverso il metodo del CENTRALISMO DEMOCRATICO, erano ARTICOLI DI FEDE a cui bisognava adeguarsi, PERINDE AC CADAVER, se non si voleva essere FUORI DALLA LINEA POLITICA DEL PARTITO.

Tra socialismo e comunismo c’era una incompatibilità di fondo che, nel secondo dopoguerra non venne percepita. Il socialismo era SINONIMO DI LIBERTA’, ecco perché la storia di questo partito è una storia di SCISSIONI.

Chi la pensava diversamente andava a fondare un “altro” PARTITO SOCIALISTA, come farà Saragat proprio in quel periodo. Per camuffarle, queste scissioni venivano definite di “DESTRA”, per salvare la “verginità” degli INDEFETTIBILI DI “SINISTRA”.

All’interno del partito comunista non c’era libertà. C’era FEDE, tanta fede nei confronti della CHIESA-PARTITO, che sollevava il singolo iscritto dal fastidio di pensare con la propria testa. Il PARTITO era sempre nel giusto.

Era il singolo che “DEVIAVA”. Ecco perché il singolo, prima di pensare con la propria testa, aspettava che il PENSIERO UNICO venisse RIVELATO dall’organo ufficiale del partito, così era sicuro di non essere FUORI DALLA LINEA POLITICA DEL PARTITO.
Per le elezioni del 1948, i comunisti proposero ai socialisti di ricostituire L’UNITA’ DELLA CLASSE LAVORATRICE per affrontare insieme il destino del Paese. Una parte dei socialisti non era insensibile a questo richiamo, ma la MAGGIORANZA decise per l'AUTONOMIA, anche se era pronta a formare un PATTO D’AZIONE con i comunisti.

PIETRO NENNI,imbevuto di idealità, ma di scarso acume politico,come leader indiscusso del socialismo italiano, disse che fu la divisione della sinistra che fece andare al potere il fascismo in Italia e il nazismo in Germania. Ora questo errore era da evitare pur conservando la propria autonomia.

Ma una parte dei socialisti, capeggiata da Giuseppe Saragat, non era d'accordo sul 'patto d'azione'. I socialisti di Saragat si richiamavano ai valori democratici della socialdemocrazia europea e rifiutavano qualsiasi legame con il PARTITO COMUNISTA ITALIANO, che si richiamava all'IDEOLOGIA COMUNISTA come si era realizzata nell’UNIONE SOVIETICA.

Nel gennaio del 1947, i SARAGATTIANI, come vennero anche chiamati, si riunirono a PALAZZO BARBERINI in Roma e decisero la creazione di un NUOVO PARTIVO SOCIALISTA che assunse il nome di PARTITO SOCIALISTA DEI LAVORATORI ITALIANI (PSLI).

Questa SCISSIONE dei socialisti contribuì a chiarire la GEOGRAFIA POLITICA italiana in senso FILOCCIDENTALE e DEMOCRATICA, che sarà sanzionata, a maggio dello stesso anno, quando DE GASPERI sbarcherà dal governo socialisti e comunisti e formerà il primo GOVERNO CENTRISTA del dopoguerra con dentro anche il PSLI.

IL ‘PATTO DI UNITA’ D’AZIONE' preoccupava le altre forze politiche italiane e gli ALLEATI, i vincitori della seconda guerra mondiale, che vedevano in esso la TATTICA, usata dai comunisti in tutti gli altri Paesi, per conquistare il potere e poi istituire il PARTITO UNICO DEL PROLETARIATO, dove la libertà c’era sulla carta, ma non nei fatti.

L'esempio più recente era stata la Cecoslovacchia, che, proprio in quell'anno, era stata assorbita nell'orbita dell'UNIONE SOVIETICA attraverso un PATTO D’AZIONE.

In Italia, i comunisti avevano già percorsa la prima tappa dell'itinerario per la conquista del potere. Avevano collaborato democraticamente nei governi di coalizione nazionale. Ora si preparavano a percorrere la seconda con il patto d'azione.

Una loro vittoria, a giudicare da quello che avveniva nell'Europa Orientale, avrebbe potuto segnare l'inizio della fine della libertà in Italia.

La campagna elettorale, la prima che si teneva, dopo il fascismo, per eleggere democraticamente il primo parlamento della Repubblica italiana, fu impostata, dalla Democrazia Cristiana ed i suoi alleati, come una campagna pro o contro la libertà.

Il campo era diviso in rossi (socialcomunisti ed alleati) e bianchi (democristiani ed alleati). La gerarchia ecclesiastica si impegnò a fondo nella campagna. Il 'VENTO DEL NORD' faceva temere una vittoria del FRONTE POPOLARE, come era chiamata l'alleanza di socialisti e comunisti.

Ma dalle urne uscì UN VOTO PER LA LIBERTA’. La Democrazia cristiana conquistò 307 seggi (49 per cento dei suffragi). Il Fronte popolare ne conquistò 182 (30,7 dei suffragi). La vittoria del bianco fiore (simbolo della Democrazia cristiana) fu netta, ma in Italia il clima era arroventato. Lo era stato per tutta la campagna elettorale.

Un attentato a PALMIRO TOGLIATTI, subito dopo le votazione, fece temere un possibile ricorso all'insurrezione armata, ma il capo del comunismo italiano dimostrò GRANDE SENSO DI RESPONSABILITA’ DEMOCRATICA e smentì queste paure. I comunisti accettavano il VERDETTO DELLE URNE.

Grazie a Togliatti,che conosceva bene il SISTEMA COMUNISTA DELL’URSS, per esserci vissuto durante il suo forzato esilio, l’Italia fu salvata dal fato che toccò alle nazioni dell’Europa Orientale, che furono inglobate nella sfera di influenza dell’URSS.

Dopo 80 anni di ideologia comunista, queste nazioni furono ridotte alla più nera miseria mentre i popoli del VITUPERATO SISTEMA CAPILISTICO OCCIDENTALE conobbero un PROGRESSIVO BENESSERE.

IL SOLE DELL’AVVENIRE, come LENIN aveva definito l’IDEOLOGIA COMUNISTA, non spuntò mai dall’altra parte della CORTINA DI FERRO e la sua gente (russi,cecoslovacchi, ungheresi, rumeni, polacchi,ucraini, bulgari, ecc.) fu costretta a disperdersi per le contrade del MONDO CAPITALISTICO OCCIDENTALE alla ricerca di un tozzo di pane.

1 commento:

Anonimo ha detto...

era il 18 aprile, non giugno