mercoledì 19 ottobre 2011

UNO STUDIO SULLA STORIA DELL’UOMO (25)

IL CERVELLO DELL’UOMO

Il cervello dell'uomo è come il computer prima di incominciare a funzionare ha bisogno di dati ( Neisser, 1967 ) e l'uomo, che usciva dalla ferinità, non li aveva. Egli non aveva nemmeno la specializzazione della massa nervosa, che dovette acquisire per gradi e lentamente ( Gerard, 1959 ). In breve, era come il neonato che " non immagina niente perchè non ha memorizzato niente " ( Laborit, 1977: 42 ).

Per dargli questi dati ci è voluto del tempo. Tempo materiale per accumularli attraverso l'esperienza tempo per organizzarli e codificarli ( Leinfellner, 1983: 162 ). Questa maggiore quantità di conoscenze organizzate disponibili provoca un processo di maggiore specializzazione del cervello.

A sua volta, questa maggiore specializzazione consente l'elaborazione di una maggiore quantità di dati ( conoscenze ), la quale, a sua volta, provoca un ulteriore avanzamento nella specializzazione ( Morin, 1974 ) e così si andrà avanti finché il cervello non avrà utilizzato appieno tutte le sue potenzialità. Infatti, " il cervello umano... mentre produce software, e cioè mentre esplica tutte le sue funzioni, non rimane immutato. Cambia anche nella sua struttura. Il suo hardware, che è costituito da trenta miliardi di cellule nervose, i neuroni, cambia a causa degli innumerevoli messaggi che determinate sostanze chimiche, i neurotrasmettitori, fanno rimbalzare da una cellula all'altra. Quella rete mirabilis, come è stata chiamata, che lega tutte le cellule in conseguenza degli stimoli esterni, si modifica e si evolve " ( Costa, 1986 ).

In altri termini, il cervello dell'uomo ha funzionato, attraverso le epoche storiche, come hanno funzionato i computers moderni, la cui capacità di dare risposte ( risolvere problemi ) è strettamente legata alla loro programmazione; l'input determina l'output. Più dati si forniscono alla macchina, più questa sarà in grado di dare risposte elaborate e complesse, proprio come il cervello dell'uomo, il quale, non lo si dimentichi, ha la fondamentale abilità di ordinare, catalogare, classificare, assimilare, confrontare, selezionare, associare; in breve, ha la capacità-abilità di elaborare i dati acquisiti per estrarre da essi le informazioni di cui sono depositari.

In effetti, "l'intelligenza dell'uomo non può consistere solo nell'aumentare le proprie conoscenze, ma nel rielaborare, ricatalogare e quindi generalizzare l'informazione in modi nuovi e sorprendenti " ( Rosenfeld, 1988: 168 ).

La prima generazione dei computers moderni, o intelligenza artificiale, come a qualcuno piace chiamarli, era capace di elaborare un numero ristretto di dati. " Infatti, era capace di contenere solo venti numeri " (Campbell-Kelly,1978:57 ). Anche l'uomo, all'origine, aveva pochi dati a disposizione, ma anche se ne avesse avuto di più non sarebbe stato in grado di elaborarli perchè l'elaborazione richiede la specializzazione della massa-organo e questa stava avvenendo lentamente.

La seconda generazione dei computers ha ampliato le sue possibilità con l'invenzione della " core memory " ( Campbell-Kelly, 1970: 70 ), che permise di aumentare enormemente e la capacità dell'input ( storage capacity ) e del numero di operazioni che poteva svolgere nell'unità di tempo ( più di diecimila al secondo ). Anche l'uomo, quando ha avuto più dati a disposizione, ha dovuto avere più tempo per l'input, che è avvenuto attraverso la trasmissione organizzata del sistema educativo. Con la terza generazione*, la capacità di elaborazione dei computers è diventata praticamente infinita perchè la sua " storage capacity ( capacità di accumulazione ) supera il milione di caratteri e può svolgere le operazioni a velocità fenomenale " ( Stern-Stern, 1979: 89 ). E così per l'uomo, quando ha inventato il metodo scientifico e sperimentale.

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