venerdì 7 ottobre 2011

UNO STUDIO SULLA STORIA DELL’UOMO (22)

L’ANTROPOLOGIA CULTURALE (4)

Toynbee ha voluto far assurgere le sue generalizzazioni alla dignità di leggi storiche, ma esse non possono avere valore universale perchè troppe civiltà ( mancate, bloccate, pietrificate, ecc. ) non vi rientrano. Egli ha cercato di superare questo ostacolo introducendo delle varianti. Così sono venute alla ribalta le società mancate ( quelle che non hanno saputo rispondere alla sfida perchè era troppo difficile per le loro possibilità ), le bloccate ( quelle che hanno speso tutte le energie che avevano per rispondere alla prima sfida e poi " sono rimaste addormentate sul ciglio del precipizio " ), ecc.

Le leggi della storia non esistono. Esistono interpretazioni e spiegazioni che possono essere valide per dare una risposta ai quesiti particolari di un'epoca particolare. Se esistessero le leggi della storia non ci sarebbe bisogno di riscriverla continuamente. Quelle che, erroneamente, si vogliono chiamare leggi, come fa Toynbee, sono delle intuizioni geniali che forniscono una chiave, una delle tante, per interpretare la storia. Una di questa è la generalizzazione della " sfida e risposta " della stesso Toynbee.

Ma già quando si passa alla sua seconda generalizzazione, quella del " ritiro e ritorno ", le cose vanno meno bene. Ritiro e ritorno significano poco se si vuole indicare che nel frattempo non si sono avuti contatti con altri popoli. Il ritiro dell'Inghilterra per esempio, Toynbee lo fa coincidere con il periodo della sua massima espansione, e come nazione e come potenza mondiale. Il suo ritorno cade proprio quando in realtà incomincia il suo declino. Le stesse osservazioni valgono per il Rinascimento. Durante questo periodo, che Toynbee chiama ritiro, gli uomini che posero le basi per la grandezza delle successive conquiste, ebbero contatti con tutti i popoli del presente e del passato e ne saccheggiarono la cultura per assimilarla, imitarla creativamente, e porla come fondamenta alla loro creazione.

L'errore fondamentale di Toynbee è stato quello di credere ( o di far credere, come alcuni sostengono ) che egli stava fornendo una spiegazione scientifica della storia e che, perciò, le sue leggi erano leggi oggettive, ossia erano state ricavate dalla studio della storia ( da qui il titolo della sua opera: Uno studio della storia ), mentre, in realtà, egli stava interpretando la storia secondo un modello a priori ( Munz, 1977: 275 ).

Toynbee ha costruito il suo modello su quello Ellenico-Occidentale, le cui civiltà secondo lui si somigliano, e poi ha adattato le altre società meno conosciute a questo modello. La decadenza non può essere spiegata, come fa Toynbee, con il crollo dell'eredità sociale, se per questa intendiamo la massa di conoscenze acquisite dalle generazioni precedenti, che viene assorbita attraverso il meccanismo della trasmissione e cioè " mediante l'esempio, l'insegnamento, mediante l'istruzione, la pubblicità e la propaganda " ( Childe, 1964: 185 ).

La decadenza è determinata dal declino, prima, e la scomparsa, poi, della tensione ideale che aveva fatto sorgere le energie dei grandi costruttori della civiltà. Avere degli obiettivi da raggiungere, degli ideali da realizzare; avere coscienza di essere destinati a grandi cose ( grandezza della patria, la difesa della civiltà contro la barbaria, la conquista alla civiltà di popoli barbari, la costruzione di una civiltà migliore, ecc ), creano nell'individuo e nella massa una grande, immensa tensione ideale e morale e fanno spigionare le immense energie fisiche, intellettuali e morali, di cui è capace lo spirito umano.

Un individuo o una massa così motivati possono raggiungere qualsiasi obiettivo e si crea in loro un'aureola di grandezza. Ma questa grandezza la si trova soltanto nella prima motivazione ( è quello che affermava Toynbee quando diceva che nessun individuo, nessun gruppo è capace di dare una risposta ad una seconda sfida ), cioè, solo quando l'individuo o la massa nasce per la prima volta ad una grande impresa.

La decadenza arriva quando questa tensione ideale o morale declina e muore per una serie di motivi ( avere coscienza di aver raggiunto gli obiettivi prefissati, il mancato rinnovo degli ideali, ecc. ). L'individuo o la massa demotivata difficilmente rinascono a grandi imprese.

Nella storia mai abbiamo trovato una civiltà che abbia raggiunto lo stesso splendore una seconda volta, a meno che non si riesca a trovare una nuova e diversa motivazione che faccia risorgere le energie che giacciono in letargo. Anche l'antico splendore può essere una motivazione valida: un popolo può rinascere, ma in forma diversa e con diversi obiettivi ( vedi il Rinascimento e l'Islam ).

CONTINUA
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1 commento:

Anonimo ha detto...

frankie!!! da quanto tempo non leggevo i tuoi articoli....Ucula