martedì 11 ottobre 2011

UNO STUDIO SULLA STORIA DELL’UOMO (23)

L’ANTROPOLOGIA CULTURALE (5)

L'antropologia, infine, ha fallito il traguardo ambizioso che si era prefisso: quello di fornire il modello della futura scienza della storia. I modelli forniti da Bagby non sono storici. Le critiche mosse a Spengler e Toynbee sono ingiuste.

Spengler , da storico o metastorico, se si preferisce, aveva visto le civiltà come unità e quindi aveva stabilito il suo ciclo, per quanto vero l'abbiamo già visto, di nascita, crescita, maturità e decadenza.

Kroeber e Bagby, invece, da antropologi, vedono le civiltà come aggregati di culture e quindi devono, come fa Kroeber, parlare di ritmo pulsazionale, perchè, all'interno della civiltà Occidentale, la leadership è passata da una nazione all'altra, intervallata da un periodo di stasi ( ecco la pulsazione ).

E " le fantasie religioso di Toynbee " ( Bagby: 6 ) costituiscono per Bagby un alibi per muovere una serie di attacchi senza provare o dimostrare nulla. In fondo, se avesse esaminato bene, la sua comparazione della civiltà classica ed occidentale somiglia molto alla descrizione di Toynbee.

Tutte queste storie mancano di una spiegazione, che sia universalmente applicabile a tutte le civiltà, perchè hanno trascurato il vero ed unico creatore di queste civiltà: l'uomo , per andare alla ricerca di qualcosa che lo trascendesse e lo includesse nella spiegazione. Nel mondo della spiegazione storica non c'è posto per entità che sono al di fuori dalla realtà concreta ed empirica. E questa realtà è l'uomo e la natura fisica.

Questa eterna interazione, che ha visto, nel tempo, l'uomo identificarsi con la natura per poi percepirla come qualcosa di diverso da sè, finché raggiunse l'equilibrio di sentirsi parte della natura, ma dotato di uno strumento che era ed è capace di piegarla al proprio servizio: la sua intelligenza. " Ciò che io credo fermamente è che ciò che caratterizza l'uomo è l'estrema abbondanza della sua immaginazione che è così scarsa nelle altre specie; perciò credo che l'uomo sia una animale fantastico e che la storia universale sia lo sforzo continuo, gigantesco ed insistente di mettere, a poco a poco, un qualche ordine in questa meccanica fantasia. La storia dell'intelligenza è la storia delle tappe, attraverso le quali è avvenuta la razionalizzazione della nostra disordinata immaginazione. Non c'è altra strada se non quella di capire come si sia prodotta, nel tempo, questo perfezionamento della mente dell'uomo " ( Gasset, 1973: 272-277 ).

CONTINUA
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