sabato 1 ottobre 2011

UNO STUDIO SULLA STORIA DELL’UOMO (20)

L’ANTROPOLOGIA CULTURALE (2)

Le civiltà non sono mai statiche ( Kroeber, 1963: 17 ). Esse seguono un movimento che va in una duplice direzione: verso l'alto, prima del raggiungimento del vertice ( climax ), e verso il basso, dopo il suo raggiungimento, quando " l'organizzazione tende a diventare sempre più ripetitiva e rigida " ( Singer, 1963: VI ).

Tutte queste spiegazioni della storia restano insoddisfacenti perchè non sono riuscite a delineare un modello o una legge che avesse una validità universale. Tranne che per i sociologi e per gli antropologi, che non sono interessati allo svolgimento del processo storico delle singole civiltà, ma sono interessati alla civiltà in se stessa, tutti i filosofi, che si sono occupati della storia, e tutti gli storici si son dovuti arrampicare sugli specchi per far rientrare nel loro modello un singolo popolo o una singola civiltà che, per la peculiarità della sua esperienza storica, ne rimaneva fuori. O sono ricorsi ad esclusioni di intere civiltà, o interi continenti, per non far crollare il loro edificio

Hegel collocò intere aree geografiche, con le loro pur avanzatissime civiltà, al di fuori della storia ( i cosiddetti popoli senza storia ) e non li prese quindi in considerazione. Il suo spirito del mondo aveva vissuto per millenni senza prendere coscienza di sè nell'oriente e nell'estremo oriente. Ed egli non poteva occuparsi di ciò che non era ancora noto. Così lasciò fuori dalla sua spiegazione della storia universale non solo la Cina e l'India, ma anche le avanzatissime civiltà della Mesopotamia.

La storia statica mal si conciliava col suo nodello di storia in movimento e allora pensò bene di non occuparsene. La storia cosciente per lui iniziò con i persiani, che furono i primi a creare un impero territorialmente non limitato, ma estendentesi su tutte le terre e su tutti i popoli allora conosciuti.

Il Modello che egli costruì, per dimostrare la sua tesi ( l'autorealizzazione dello spirito del mondo ) non è scientifico, ma metafisico. Egli voleva dimostrare la superiorità del mondo cristiano-germanico, assunta come postulato, e diede allo svolgimento della storia universale un'interpretazione che dimostrasse l'assunto.

Egli voleva dimostrare che la migliore forma di stato era quella prussiana, allora concluse che lo spirito del mondo realizza a pieno se stesso, nella libertà, solo sotto la monarchia. Ma questa monarchia non era costituzionale, dove il cittadino è veramente libero, ma era assoluta e allora dovette concludere, per far quadrare il tutto nel modello dello spirito-libertà, che la vera libertà del cittadino è quella di obbedire alle leggi. Forse, se avesse parlato della monarchia inglese della sua epoca, la prima monarchia costituzionale dell'epoca moderna, le cose gli sarebbero andate meglio.

CONTINUA
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