mercoledì 28 marzo 2012

UNO STUDIO SULLA STORIA DELL’UOMO (51)

IL PESSIMISMO DELLE CIVILTA’MESOPOTAMICHE

Questa nuova civiltà doveva essere la Grecia. Essa seppe dare un nuovo valore e una nuova organizzazione ai dati acquisiti dai popoli che l'avevano preceduta. Se si esamina la storia della loro civiltà si può vedere che, in quanto a dati, i greci non aggiunsero nulla o quasi (Vernant, 1982: 319-396).

Ma cosa seppero fare con quei dati! Essi seppero " inquadrarli in un nuovo sistema di reciproche relazioni, dando loro uno schema diverso, il che in pratica significa assumere per l'occasione una diversa struttura mentale " (Butterfield, 1962: 7).

Nella psicologia dei primi sumeri, così come la possiamo desumere dalla loro cosmogonia, si trovano idee semplici. Gli uomini furono creati dagli dei dall'argilla perchè avevano bisogno di adoratori. Da qui nasce il pessimismo che caratterizza questa civiltà nel suo corso storico.

L'uomo non è nato libero. Fu creato per servire il dio e questa condizione di schiavitù lo accompagnerà per tutta la sua esistenza. Ecco perchè nella sfera sociale, l'uomo non lavoro per sè, ma per il dio, che è rappresentato dal suo sacerdote-re.

Da qui la mancanza di ogni individualità: tutti insieme svolgono il compito di lavorare il campo del dio Ciò che essi producono non è loro, ma del dio, e, quindi, va portato al tempio il quale diventa il centro motore ( Oates, 1979: 25 ) di tutta la vita associata.

Il singolo non c'entra. E' la società, nel suo insieme, che è vissuta come organismo, di cui, tutt'al più, il singolo è una cellula. Il tempio, a sua volta, per essere gestito e per gestire la società, ha bisogno di tutta una serie di uomini, che svolgano i compiti richiesti dall'organizzazione sociale: amministratori, giudici, ecc.

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