lunedì 12 marzo 2012

UNO STUDIO SULLA STORIA DELL’UOMO (48)

L’UOMO IMPARA AD ASSOCIARE LE INFORMAZIONI

Questa evoluzione è continuata senza soluzione di continuità fino alle prime grandi civiltà: quella sumerica-babilonese e quella egiziana. Erano le necessità stesse della nuova organizzazione produttiva e sociale che spingevano l'uomo ad una serie di scoperte ed invenzioni.

Naturalmente questo non significa che ci fu una cascata di invenzioni e scoperte. Le prime invenzioni e scoperte richiesero millenni. E, tra l'una e l'altra, lo spazio di tempo era abissale, almeno secondo i tempi dell'età moderna. Ma queste nuove abilità, queste nuove conoscenze acquisite, facevano aumentare a dismisura l'esperienza e le capacità intellettive dell'uomo.

Le informazioni, che egli accumulava lentamente, ma progressivamente, man mano affinavano il suo modo di pensare. Egli prendeva progressivamente coscienza che egli era una realtà distinta dal mondo fisico (soggettivismo), mentre prima si confondeva con esso (realismo assoluto), anche se rimaneva in lui l'anelito a riunificarsi con esso ( Hawkes-Wooley, 1963: 206 ).

Anche la lingua si arricchiva. Ai nuovi oggetti, alle nuove funzioni, bisognava dare un nome. E questa espansione della lingua lo metteva in condizioni di esprimere le nuove funzioni che egli man mano maturava nella sua esperienza storica; cioè, lo metteva in condizioni di esprimere un pensiero più articolato, capace connettere una maggiore quantità di informazioni.

Fu proprio questa progressiva evoluzione della struttura mentale, attraverso il processo descritto, e questa conseguente capacità di collegare, associare informazioni diverse, che rese possibile l'intensificazione dello sviluppo e l'accorciamento dell'intervallo di tempo intercorrente tra un'invenzione e l'altra.

Per inventare la terracotta ci vollero circa duemila anni dopo la scoperta dell'agricoltura. Il processo mentale che questa invenzione implicava, per quanto a noi moderni possa sembrare semplice, era complesso per lui che non possedeva alcuna informazione. E le informazioni poteva acquisirle solo dall'esperienza quotidiana.

Sapeva che il cibo cotto era più buono; sapeva, anche, che era il fuoco che cuoceva; sapeva che la creta esposta al sole si induriva; sapeva, anche, che il fuoco scaldava come il sole. Ma non possedeva la struttura mentale idonea per collegare o mettere in relazione queste informazioni.

Egli era capace di concentrare la sua attenzione solo su una di queste relazioni per volta. Solo col tempo egli riuscì a collegare le due informazioni, ma non come ragionamento logico (le civiltà dell'Antico Oriente non arrivarono alla logica), ma come trasposizione.

Il processo mentale che egli seguì fu quello della fusione dei casi individuali nel tempo. Nel 7500 a.C. circa, la terracotta veniva essiccata al sole. Per capire che tra il calore del sole e quello del fuoco ci poteva essere una relazione, e quindi il fuoco poteva sostituire il sole, ci vollero 2500 anni.

E, in effetti, le prime terracotta cotte al fuoco apparvero nel 5000 a.C. circa. Ma erano terracotte friabili e fragili perchè cotte a basse temperature. Per scoprire le alte temperature, e produrre una terracotta forte e durevole, impiegò altri 2000 anni.

CONTINUA

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