mercoledì 21 dicembre 2011

UNO STUDIO SULLA STORIA DELL’UOMO (34)

PROGRESSI E REGRESSI DELL’UOMO NELLA STORIA

Queste conquiste, tuttavia, non furono costanti nel tempo. Esse furono inframmezzate da lunghi periodi di stagnazione, di regressi a livelli inferiori e di grandi balzi in avanti.

Anche se finora abbiamo parlato dell'uomo, è chiaro che queste conquiste furono il prodotto finale di alcune popolazioni particolari che, per una serie di motivi, di cui parleremo più avanti, erano molto più avanzati nello sviluppo della struttura mentale.
Basti pensare che l'età del ferro, tanto per fare un solo esempio, si ebbe nel 3000 a.C. in Mesopotamia, nel 500 a Roma e solo nel 50 d.C. nella Germania meridionale. Ma, anche se avevano una velocità di circolazione piuttosto bassa, queste conquiste si propagavano dappertutto e diventavano il patrimonio di tutta l'umanità, man mano che tutti i popoli progredivano nel loro livello di struttura mentale.

"Idealmente la tradizione sociale è una: l'uomo odierno è teoricamente erede di tutte le età ed eredita l'esperienza accumulata da tutti i suoi predecessori. Questo ideale, tuttavia, è lungi dalla realizzazione. Oggi l'umanità non forma una società, ma è divisa in molte società distinte; tutte le prove disponibili suggeriscono che questa divisione non era minore, anzi era più grande, nel passato, per quanto lontano possa penetrare l'archeologia" (Childe, 1949: 21).

E' nella storia che l'uomo ha realizzato se stesso. Ed è nella storia che egli ha maturato i suoi livelli di struttura mentale: dal più basso, quello delle scimmie antropoidi, al più elevato, quello dell'uomo moderno.

Il raggiungimento di ogni livello ha richiesto secoli, anzi millenni di maturazione, come è stato il caso della civiltà egiziana e di quella mesopotamica, anche se più limitatamente.

Il tempo di maturazione, comunque, si è andato progressivamente contraendo. Dai millenni delle prime civiltà, ai secoli dell'epoca moderna ed ai decenni dell'era contemporanea (Aron, 1961). Il livello raggiunto dipendeva dal particolare popolo storico che lo realizzava, ma nessun popolo o civiltà è mai riuscito ad aggiungere più di un livello a quelli acquisiti ontogeneticamente.

Il processo attraverso il quale si è realizzato lo sviluppo dei livelli di struttura mentale è il seguente: il popolo, che era dotato delle energie necessarie per diventare civiltà, si presentava sulla scena del mondo come alunno che apprende tutte le conoscenze acquisite fino a quel momento, le fa sue, le imita (imitazione creatrice ) e, nel periodo della maturità, crea una nuova sintesi, dando vita ad una nuova civiltà, diversa e più matura di quella precedente.

Dopo di che, sviluppata questa sintesi fino alla massima potenzialità (fase di crescita), non era in grado di svilupparne una nuova, pur avendo, nel frattempo, accumulato tutti gli elementi per farlo.

Quindi,l'organizzazione politico-sociale si irrigidiva e diventava ripetitiva (ripeteva se stessa) e sparivano sia le capacità assimilative sia la potenza creatrice e si consumava quello che si era prodotto nel passato senza nulla aggiungervi.

Era come se le energie vitali, che avevano prodotto quella sintesi, si fossero interamente prosciugate (Rostvtzeff, 1960: 318-19) e al loro posto fosse rimasto un vuoto orgoglio per l'alto grado di organizzazione raggiunto (alto grado di civiltà).

La crisi si palesava completamente quando si sviluppava una psicologia collettiva di superiorità rispetto al mondo esterno, che veniva definito barbaro, per cui non si era più aperti al contributo esterno e si entrava in un lungo periodo di stagnazione.

Si consumavano le glorie del passato. Questo è stato il caso delle civiltà dell'Antico oriente, della civiltà classica, del Rinasciemto e dell'Inghilterra del mondo contemporaneo.
CONTINUA
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