mercoledì 5 marzo 2008

TRE UOMINI CHE SCONVOLSERO IL MONDO:LENIN, TROTSKI E STALIN

LENIN
Vladimir Ilyich Ulianov, Lenin per il mondo, uno dei più grandi uomini della storia, fu un rivoluzionario di professione. Conosceva benissimo le tecniche rivoluzionarie per impadronirsi del potere politico e le applicò quando i tedeschi lo trasferirono, in gran segreto, dall’esilio Svizzero in Russia nel 1917, dove si era creata una situazione pre rivoluzionaria.

L’intento dei tedeschi era quello di liberarsi del fronte russo nella Prima Guerra Mondiale per concentrare le loro forze sul fronte occidentale, dove le cose non andavano tanto bene dopo l’entrata in guerra degli Stati Uniti d’America.

Quando prese il potere in Russia con un COLPO DI STATO, Lenin tirò la Russia fuori dal conflitto. Egli era sempre stato un fautore della pace fra i popoli. Ma la pace ora gli serviva anche per consolidare il suo potere dopo il COLPO DI STATO.

Egli era sinceramente attaccato alle sorti della classe lavoratrice, che nella guerra zarista era diventata carne da macello. Egli voleva risollevare le sorti dei “servi della gleba”, che, in Russia, non erano mai usciti dal Medioevo.

Egli era un profondo conoscitore del pensiero di Carlo Marx, il quale aveva fatto una originalissima lettura della storia dell’uomo come lotta di classi contrapposte. Classi sfruttatrici e classi sfruttate.

Conquistato il potere, Lenin adattò il pensiero di Marx alla situazione russa per trasformarlo in azione politica. Saltando la borghesia, che in Russia non aveva mai assunto fenomeno di massa, pose le premesse per realizzare una società senza classi.

La Russia era un paese arretratissimo. I contadini erano ancora attaccati alla terra come nel medioevo. Per loro la storia era ancora ferma alla sopravvivenza. Il capitalismo in Russia era ancora sconosciuto. Chi predominava era ancora la nobiltà terriera. Una situazione generale che mal si adattava allo schema di Carlo Marx.

Marx, in effetti, aveva preconizzato che la rivoluzione delle masse sfruttate sarebbe avvenuta solo quando il capitalismo sarebbe arrivato alla sua fase più matura e si sarebbe trasformato in capitalismo finanziario, dove lo sfruttamento delle classi subalterne sarebbe stato più feroce.

Ma fu la forte volontà di Lenin, e la sua non comune potenza intellettuale, che impose la svolta. Con le sue parole d'ordine (“tutto il potere ai soviet”, “la terra ai contadini”, “la pace ai popoli”) fece di un minuscolo drappello di uomini i leaders di una rivoluzione che sconvolse il mondo. Anzi, il mondo venne programmato a tavolino secondo una ideologia nuova di zecca. Ma la storia gli diede torto.

Invece di benessere e felicità in una società, dove non ci sarebbero stati sfruttatori, ma ognuno avrebbe attinto secondo i suoi bisogni e non secondo le sue capacità, come nel deprecato sistema capitalistico, produsse una massa di diseredati che ancora oggi vaga per le contrade d’Europa alla ricerca di un tozzo di pane.

TROTSKI
Leon Davidovich Bronstein, Trotski per il mondo, fu l'uomo che salvò la Rivoluzione di Lenin dagli eserciti controrivoluzionari. Percorse in lungo e in largo la Russia per combattere le truppe dell’odiato capitalismo. E vinse. Come menscevico, prese parte attiva al Soviet del 1917. Nei bolscevichi vi approdò dopo la Rivoluzione di febbraio.

Egli era considerato il delfino di Lenin, ma la sua visione ideologica della Rivoluzione contrastava con quella di Stalin, che controllava l'apparato del partito comunista.

Trotsky era internazionalista e sosteneva che la rivoluzione doveva essere esportata in tutto il mondo. Stalin era per la rivoluzione nella sola Russia.

Alla morte di Lenin, Stalin prevalse all’interno del partito comunista, che era il vero detentore del potere, e per Trotski si aprirono le porte dell'esilio, perseguitato dall'odio di Stalin, che, alla fine, riuscì a farlo assassinare nel 1938 in Messico.

STALIN
Josef Visserionovich Dzhugashvili, Stalin per il mondo, apparteneva alla vecchia guardia del partito comunista russo. Egli era direttore della Pravda, il giornale del partito, e negli anni cruciali era diventato segretario nazionale del partito

Sembra che Lenin non ne avesse una grande stima. Lo riteneva "troppo crudele" e "troppo brutale". Due atteggiamenti che la storia successiva doveva dimostrare veritieri.

Controllando l'apparato del partito, gli fu facile organizzare l'estromissione di Trotski alla morte di Lenin e concentrare tutto il potere nelle sue mani.

Sotto la sua direzione, in Russia non ci fu la dittatura del proletariato come era negli auspici di Lenin, nè la dittatura del partito comunista, che si era realizzata di fatto sotto Lenin, ma divenne una dittatura personale al di fuori di ogni controllo. Era l’ideologia comunista che mostrava il suo volto disumano. E CI VOLLERO 80 ANNI PERCHE’ QUESTO MONDO IMPLODESSE.

Nessun commento: