sabato 21 gennaio 2012

UNO STUDIO SULLA STORIA DELL’UOMO (40)

L'UOMO ARRIVA ALLA FORMULAZIONE DEL PENSIERO

Con il successivo uomo di Neandertal (o Homo faber) si raggiunge il primo traguardo definitivo dell'evoluzione biologica: la capacità della scatola cranica raggiunge la sua massima espansione, 1450-1600 cm. cubici, ma le sembianze conservano tratti ancora molto primitivi.

E' con l'uomo di Cro-Magnon che l'uomo raggiunge la stabilizzazione della sua morfologia attuale. Ma quale differenza tra i due! L'uomo di Neandertal, pur possedendo le stesse potenzialità biologiche e neurologiche dell'uomo di Cro-Magnon e pur avendo raggiunto per primo la stabilizzazione della capacità della scatola cranica, non aveva ancora maturato la capacità di pensare.

L'uomo di Cro-Magnon fu, per quello che ne sappiamo, la prima creatura capace di formulare il pensiero. Ci vollero 100.000 anni per raggiungere questa abilità, tanti quanti ne intercorsero, più o meno, tra la comparsa dell'uomo di Neandertal, che aveva una massa cerebrale identica alla sua, ma non sapeva utilizzarla per la formulazione del pensiero, e la sua comparsa che, invece, sapeva farlo. Come ci volle quasi un milione di anni perchè l'uomo sviluppasse la massa cerebrale della neocorteccia che, ai fini delle ordinarie funzioni corporee, non gli era necessaria.

Con l'uomo di Cro-Magnon, l'evoluzione biologica e morfologica si era conclusa completamente e iniziava quella straordinaria evoluzione culturale, che renderà l'uomo padrone assoluto del mondo fisico e lo spingerà a travalicarlo per indagare sui grandi segreti dell'universo alla ricerca della sua provenienza e del senso della sua esistenza.

Questa evoluzione culturale è strettamente connessa con la massa cerebrale della neocorteccia, che con i suoi 30 miliardi di neuroni, ha dato all'uomo il più formidabile strumento per superare tutti gli svantaggi della sua specie.

Sin dal suo primo sorgere, infatti, egli si presenta svantaggiato rispetto agli altri mammiferi. Ha qualche bisogno in più ed è molto più debole. A suo vantaggio aveva la versatilità delle sue mani, le potenzialità di un linguaggio e le sconosciute capacità del suo cervello.
CONTINUA
www.franco-felicetti.it

Nessun commento: