venerdì 6 gennaio 2012

UNO STUDIO SULLA STORIA DELL’UOMO (37)

IL LUNGO CAMMINO DELL'UOMO

La Storia dell'uomo inizia con le civiltà dell'Antico Oriente. Prima abbiamo la lunga notte della preistoria. Esse furono le prime, per quanto ne sappiamo, ad iniziare quel tipo di organizzazione politica (Carneiro, 1970: 733-38) e sociale (Hawkes-Wooley, 1963) che poi sarà caratteristica di tutta l'umanità successiva.

Comunque, esse costituiscono il punto di arrivo di un processo che era iniziato quando l'uomo si era staccato, in via definitiva, dalle scimmie antropoidi (Le Gros, 1967) per dar vita ad una specie mai vista prima sulla terra, nè immaginabile dal punto di vista biologico: la specie homo.

In effetti, il distacco dell'uomo dalle sue cugine scimmie non fu determinato da una mutazione genetica, ma avvenne per una mutazione culturale (Hewes, 1964: 416-18): la capacità, acquisita quattro milioni di anni avanti Cristo, di camminare in posizione eretta.

Questa fu la prima rivoluzione, forse la più grande, che l'uomo abbia mai compiuto. Egli sottraeva alla locomozione due dei suoi arti e li aveva li pronti per essere utilizzati in altre attività. Con questo atto, egli usciva dalla condizione animale strettamente intesa per iniziare il primo luminoso capitolo della storia dell'uomo.

Quando sottraeva due dei suoi arti alla locomozione, egli era già in possesso di una struttura e di una capacità, che - assieme alle neo acquisite mani - dovevano costituire la triade della sua potenza futura come dominatore del mondo fisico.

La capacità era quella di emettere suoni e rumori. Una capacità comune a tutto il regno animale ma - a differenza degli altri animali - l'uomo imparerà a dare ordine a questi suoni e rumori; imparerà ad articolarli e a renderli comprensibili ai suoi simili; cioè, li trasformerà in linguaggio ( MacDonald, 1960: 289-308 ) e questo lo metterà in grado di comunicare la propria esperienza non solo ai suoi contemporanei, ma anche ai posteri, attraverso il racconto orale prima e la scrittura poi, ponendo le basi, attraverso l'accumulo delle conoscenze, della sua ulteriore evoluzione.

"L'uomo preistorico diede inizio alla specifica attività mentale... e alla formazione della sua futura personalità attraverso l'evoluzione dei gesti e dei suoni in simboli. L'uso di questi simboli, per esprimere e comunicare le proprie esperienze, sarà la condizione necessaria per creare le prime comunità e per avere la prima netta distinzione tra l'uomo e il resto del mondo animale" (Ratner, 1941: 98).

La struttura era rappresentata da una massa di materia molliccia a due stadi, che risiedeva in quella che oggi chiamiamo scatola cranica: il cervello. Il primo stadio (il paleocervello) di questa massa di materia originariamente svolgeva la funzione di stabilizzatore dell'equilibrio corporeo nei movimenti ed era la sede degli impulsi o istinti primordiali: la paura e l'aggressività.

Il secondo stadio (il cervello mammifero), sovrapposto al primo, si sviluppò quando la primitiva condizione di rettile si evolse in quella di mammifero. In questo secondo stadio (cervello mammifero) risiedono gli impulsi dei sentimenti e l'emotività.

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