mercoledì 26 dicembre 2012

UNO STUDIO SULLA STORIA DELL’UOMO (69)

I GRECI UMANIZZANO GLI DEI Il momento del trapasso tra le civiltà dell'Antico oriente e la Grecia del V secolo a. C., che è il punto nodale di tutto il processo, in quanto appare, per la prima volta nella storia, il pensiero razionale, è rappresentato dal sorgere della grande poesia epica di Omero e la poesia lirica di Esiodo e Pindaro. Nel mondo di Omero sono ancora gli dei che determinano la vita e l'azione dell'uomo. Ma non sono più gli dei della civiltà dell'Antico Oriente, che hanno un potere assoluto sugli uomini. Gli dei di Omero appartengono alla stessa razza dell'uomo, come dirà più tardi Pindaro, e furono creati entrambi dal primordiale Okeanos, il Kaos primordiale delle precedenti civiltà. Pur ricollegandosi direttamente alla mitologia delle antiche civiltà, Omero se ne distaccava e la correggeva in un punto fondamentale: la materia, che, per lui, era increata e impersonale e dava origine agli dei e agli uomini insieme. Per le antiche civiltà. invece, dal Kaos primordiale sorsero prima le divinità, che erano la personalizzazione degli elementi stessi della materia: il cielo, la terra, le acque, ecc. ... e solo successivamente vennero creati, e da questi ultimi, gli uomini. Per Omero, la materia primordiale non è deificata: è l'origine di ogni cosa, ma essa non ha nulla di divino. Gli uomini prima di Omero sono in balia di forze selvagge e demoniache. "Ma già dagli eroi dell'Iliade non si sentono più in balia di forze selvagge, ma affidati ai loro dei dell'Olimpo, che costituiscono un mondo ben ordinato e significativo. Evolvendosi, i Greci completano la conoscenza di sè e, per così dire, assorbono nel loro spirito umano quest'azione divina " (Snell, 1963: 46), che ancora con Omero ed i poeti lirici temevano di attribuirsi. La loro dipendenza dal mondo fisico era tanta grande da non avere coscienza delle proprie forze e delle proprie capacità e quindi le attribuivano alla benevolenza di qualche dio. Fino al VI secolo a. C., la coscienza delle proprie capacità, dell'indipendenza delle proprie azioni e della propria volontà appartiene solo agli dei. Gli uomini hanno, fino ai grandi poeti tragici del V secolo, solo la coscienza che tutto avviene perchè predeterminato dagli dei (Snell, 1963: 55). CONTINUA www.franco-felicetti.it

sabato 15 dicembre 2012

UNO STUDIO SULLA STORIA DELL’UOMO (68)

IL MONDO GRECO SUPERA LA CONCEZIONE ASSOLUTISTICA DEL POTERE Nelle civiltà antiche orientali, il valore fondamentale era l'obbedienza. Gli dei avevano creato l'uomo per servire ed obbedire. Questo servizio e questa obbedienza erano dovute ai loro re-sacerdoti in terra. Nel mondo greco, sin dalle origini, le cose stavano diversamente. Era la stessa organizzazione sociale che dava al singolo un uguale potere nell'assemblea del clan, per cui chi aveva un proprio pensiero, e lo sapeva esprimere, aveva maggiore possibilità di affermarsi (Vernant, 1962: 40-41). In queste occasioni la lingua diventava uno strumento di potere (Gschnitzer, 1988: 78). Per i greci il mondo fisico non è stato creato dagli dei, come si supponeva nel mondo antico. Esso esisteva nei suoi elementi essenziali che, per trasmutazione ed aggregazione, hanno creato la realtà del presente. Questa confusa coscienza della diversità del mondo fisico, porterà i greci ad affermare, nel tempo, la proprio distinzione dal mondo fisico. Nelle civiltà dell'Antico oriente, l'uomo si confondeva con la natura di cui era parte integrante: egli non era il soggetto dell'azione; era il dio che agiva dentro di lui. Con i greci dell'età arcaica (Omero, Esiodo) egli divenne il soggetto dell'azione, ma era ancora il dio che lo guidava e lo consigliava. Nel V secolo a. C., infine, con l'affermarsi della tragedia, egli divenne padrone del proprio destino, prendendo coscienza di essere il soggetto ultimo delle proprie azioni, dei propri pensieri e dei propri sentimenti, ed affermando la propria individualità come distinta dal mondo fisico (Barbù, 1960: 72-88). Le tappe fondamentali della crescita intellettuale dell'uomo greco, e del suo passaggio dal mondo del mito al mondo della razionalità, che lo portarono a porre le basi di tutto il pensiero della civiltà Occidentale, furono le seguenti: 1) dall’uomo massa delle civiltà dell’antico oriente alla individualità dell’uomo greco; 2) dalla individualità alla coscienza di sè e alla trasmutazione delle sostanze; 3) dalla coscienza di sè alla capacità di intuire, generalizzare, dedurre, indurre, ecc. (formazione del pensiero razionale); 4) dalla razionalità alla costruzione di teorie e sistemi. E queste sono le tappe che anche noi ripercorreremo in questo studio per capire come si sia svolto questo processo che ha dato all'uomo un potere immenso sul mondo fisico. CONTINUA www.franco-felicetti.it

venerdì 7 dicembre 2012

UNO STUDIO SULLA STORIA DELL’UOMO (67)

L’UOMO GRECO E GLI DEI Un altro elemento che contribuì notevolmente allo sviluppo della loro libertà di pensiero fu il rapporto che essi stabilirono con la divinità. Nelle civiltà dell'antico oriente, l'uomo era stato creato dagli dei che lo tenevano in uno stato di soggezione e subordinazione completa. In Grecia, invece, gli dei non hanno nulla a che fare con gli uomini. Tra di dei e l'uomo, in Grecia, non c'era un rapporto di subordinazione, ma c'era un rapporto di sottomissione ad una potenza più vasta (Ehrenberg, 1973: 23). Questo non escludeva, però, la partecipazione di entrambi a momenti di vita comunitaria, come testimoniano gli esempi di dei che entrano in contatto con gli uomini per esigenze diverse (Frankfort, 1951). Nei greci, il divino non è sentito come il signore assoluto che, con la sua potenza, annienta l'uomo, che è suo servo, ma è sentito come una naturale alleanza tra due potenze (Snell, 1963). Gli dei greci esigono rispetto e richiedono sacrifici, ed è interesse dell'uomo averli come protettori o alleati al proprio fianco. Essi non hanno creato il mondo, nè tantomeno gli uomini, come nelle civiltà orientali, ma furono essi stessi creati insieme agli uomini (Frankfort, 1951: 249). Essi, perciò, non potevano dare all'uomo nessuno verità definitiva sulle cose del mondo perchè non la possedevano. Erano essi stessi soggetti al fato, all'imponderabile. La verità ultima sull'origine del mondo, gli uomini dovevano cercarla da soli, con le loro capacità (Snell, 1963: 309). Questo costituiva un'evoluzione intellettuale notevole. C'era, praticamente, un'inversione di tendenza per quanto riguardava il mondo degli dei e dell'organizzazione sociale degli uomini. Nelle civiltà dell'Antico Oriente si ha una certa forma di democrazia tra gli dei, i soli ad avere riconosciuta una piena individualità, e una sorta di gerarchia teocratica (monarchica) nell'organizzazione sociale. Nel mondo greco avviene il contrario. Si stabilisce una sorta di gerarchia monarchica tra gli dei, in cui troneggia Zeus, la cui potenza supera quella di tutti gli altri dei (Detienne-Vernant,1974:279), e si diffonde una forma di democrazia nell'organizzazione sociale, in cui l'individuo tenderà ad affermarsi come valore insostituibile. CONTINUA www.franco-felicetti.it

sabato 1 dicembre 2012

UNO STUDIO SULLA STORIA DELL’UOMO (66)

LE CITTA’ STATO GRECHE INTRODUCONO IL METODO DELLA DISCUSSIONE La civiltà greca è potuta sorgere e fiorire perchè essa era costituita da tante piccole città-stato contigue e relativamente sviluppate. Tra di loro si stabili, quindi, una gara di emulazione. Queste citta-stato avevano una caratteristica fondamentale comune: la discussione (Hume, 1963). Ogni problema comune veniva dibattuto e discusso in assemblea (Vernant, 1962:3). Questa pubblicità degli atti politici si estese al pensiero privato. Tutto veniva comunicato e dibattuto. Così venne meno la gelosa custodia del sapere, da parte di una classe ristretta di sacerdoti e funzionari di stato, come nelle antiche civiltà, e tutto diviene motivo di dibattito, di confronto e di confutazione. Il sapere, da divino, come era considerato nelle antiche civiltà, diventa umano e come tale può essere messo in discussione. La sua validità era espressa dal consenso (Vernant, 1981: 89). "... Le ... contese ed i ... dibattiti aguzzarono le menti degli uomini: una grande varietà di argomenti veniva comunicata per la ricerca del consenso, mentre ognuno cercava di prevalere sugli altri; e le scienze, essendo libere da qualsiasi forma di autoritarismo, fecero conquiste così rimarchevoli che persino oggi esse suscitano la nostra ammirazione " (Hume, 1963). I greci erano facilitati alla riflessione, inoltre, perchè avevano sviluppato una capacità espressiva, orale e scritta, superiore a quella delle civiltà precedenti, le quali erano rimaste attaccate alla scrittura cuneiforme e geroglifica. I greci avevano adottata, migliorandola, la scrittura alfabetica inventata dai Fenici. Le grandi conquiste intellettuali che essi fecero furono dovute anche alle grandi possibilità fornite da questa lingua, che essi avevano costruito, molto complessa ed in grado di esprimere qualsiasi concetto. Cosa che non potevano fare nè gli egiziani, nè i babilonesi. Così, anche se le grandi idee giacevano nella cultura della Mesopotamia e dell'Egitto, solo i greci potevano esprimerle (Burckhardt, 1963). Con l'invenzione dell' ARTICOLO DETERMINATIVO essi erano in grado, non solo di generalizzare il sostantivo (il leone), ma anche di SOSTANTIVIZZARE l'aggettivo e il verbo e, quindi, erano in grado di esprimere, oltre ai concetti concreti, attraverso la generalizzazione del sostantivo, anche i concetti astratti (il caldo, il freddo, ecc.). CONTINUA www.franco-felicetti.it