giovedì 19 agosto 2010

L’INTELLIGENZA:L’ARMA VINCENTE DELL’UOMO (13)

L’EVOLUZIONE MENTALE DELL’UOMO
"Tutta la storia passata dell'uomo è un preludio alla sua capacità odierna di un pensiero logico [formale]" (Copeland, 1974: 35).

Pensiero logico che, tuttavia, l'uomo ha incominciato ad acquisire con le prime civiltà urbane, ma a livello diverso, o -se vogliamo- ad una maturità diversa.

La storia dell'uomo è stata una successione di stati di maturità. In ogni epoca, l'uomo storico ha raggiunto la sua maturità, ma ad un livello diverso. Generalmente superiore a quello precedente. Tranne nell'epoca medievale occidentale, quando si ebbe un REGRESSO.
In termini piagetiani, ogni maturità raggiunta (forma), o massimo livello di struttura mentale per quell'epoca, costituiva il contenuto della forma successiva.

E questo è il principio che ha guidato l'evoluzione mentale dell'uomo nella storia. Quando un popolo, una civiltà, o uno Stato, aveva raggiunto la sua maturità (forma), aveva preparato, per ciò stesso, il contenuto per l'uomo della civiltà successiva.

"Attraverso questo processo, gli stadi dello sviluppo cognitivo dimostrano un'essenziale relatività di FORMA E CONTENUTO, poichè ciò che è forma ad un livello diventa contenuto al successivo.

“Così le strutture operative concrete sono forma rispetta al livello senso-motorio che esse soppiantano, ma sono contenuto rispetto all'operatività ipotetica-deduttiva che ancora deve venire " (Rotman, 1977: 83).

La forma delle civiltà dell'Antico Oriente (pensiero transduttivo) costituì il contenuto della forma della civiltà greca (pensiero operatorio concreto), come quest'ultima costituì il contenuto della forma della civiltà europea (pensiero operatorio formale).

Per riassumere, il concetto di maturità è relativo. Non assoluto. E questo è vero sia per l'uomo come specie, sia per l'individuo. La maturità assoluta, per l'uomo, se esiste, si avrà solo quando egli avrà imparato ad utilizzare tutte le capacità-possibilità del suo organo cervello, che ora, come abbiamo visto, utilizza solo al tre per cento.

Ma anche allora, non è certo che non ci sarà un livello successivo. Se le capacità del cervello sono quelle di assimilare, organizzare, connettere, inventare, ecc., è probabile che egli troverà un modo nuovo di utilizzare questa capacità-abilità, per cui la fine potrebbe significare un nuovo cominciamento.

Già altre volte, l'uomo ha dimostrato di avere questa possibilità. Quando si credeva che ormai avesse raggiunto il massimo delle sue possibilità nel campo della conoscenza, c'è stato sempre qualcuno, individuo, nazione o civiltà, che ha fornito un nuovo paradigma ed il cammino è ripreso, ma su un altro binario. Non sarà questo il caso prossimo venturo?

La civiltà europea, di cui l'Inghilterra fa parte, è figlia dell'eredità sociale dell'uomo come specie che ha realizzato se stesso nella storia.

Nel XVI secolo dell'era moderna, in Inghilterra si erano create le condizioni per la nascita di un uomo nuovo, ma vecchio quanto la storia, che era destinato a prendere in mano i destini dell'umanità per condurla verso un nuovo ed impensabile traguardo: quello del sovvertimento totale dell'organizzazione sociale e produttiva, che era esistita sin dalla notte dei tempi (CIVLTA’ AGRICOLA), e dell'instaurazione di un nuovo sistema di produzione (CIVILTA’ INDUSTRIALE)che avrebbe cambiato il volto del mondo.

FINE

venerdì 13 agosto 2010

L’INTELLIGENZA:L’ARMA VINCENTE DELL’UOMO (12)

IL PASSAGGIO DEL TESTIMONE

Il passaggio da un livello di struttura mentale (o intelligenza) all'altro era " molto più complesso di una pura e semplice identificazione " (Piaget, 1967: 51). Il popolo, che aveva raggiunto l'ultimo livello, era incapace di raggiungere il successivo.
Per poterlo fare, esso avrebbe avuto bisogno di una maggiore capacità di rielaborazione delle conoscenze che esso stesso aveva prodotto. Questa incapacità lo rendeva non suscettibile di ulteriore sviluppo e lo faceva entrare in una fase di stagnazione indefinita..
Il processo si bloccava finchè non si iniziava di nuovo con un altro popolo o civiltà esterna, dotata di una grande capacità ricettiva e della duttilità mentale necessaria per compiere la nuova sintesi.
Nel mondo classico, questo popolo era un popolo barbaro (il proletariato esterno di Toynbee), che premeva sulle frontiere della civiltà. Nel mondo moderno, invece, era un popolo, che, pur partecipando della stessa civiltà, era rimasta indietro nello sviluppo, ma conservava intatte le sue potenzialità per fare un nuovo balzo in avanti, come è stato il caso dell'Inghilterra nell'ambito della civiltà europea.
Nel mondo classico, questo processo avveniva a livello di psicologia collettiva (civiltà, nazione, stato). Nel mondo moderno, sotto i colpi incalzanti della nuova massa di conoscenze accumulate in tutti i campi e la sua organizzazione attraverso il metodo scientifico, questo processo si verifica a livello di psicologia di gruppo (branca del sapere).
Nel campo della scienza moderna, per fare un esempio, quando una teoria scientifica, o paradigma, non risponde più alle esigenze della ricerca, la scienza, a cui quella teoria si riferisce, entra in crisi finchè non viene fornito un nuovo paradigma.
Tuttavia, questo nuovo paradigma, anche se anticipato da molto tempo, viene riconosciuto ed accettato solo quando il vecchio viene manifestamente ed universalmente dichiarato in crisi.
Di solito, il nuovo paradigma non sorge fintanto che il vecchio è ancora valido in qualche modo. "Quale sia la natura dello stadio finale - come avvenga che un individuo inventi (o trovi di aver inventato) un modo nuovo di dare ordine ai dati ora raccolti tutti insieme - rimane per ora inscrutabile e può darsi che lo rimanga per sempre.
“Possiamo notare soltanto una cosa in proposito: coloro che riescono a fare questa fondamentale invenzione di un nuovo paradigma sono quasi sempre o molto giovani oppure sono nuovi arrivati nel campo governato da quel paradigma che essi modificano.
“Forse non c'era bisogno di rendere esplicito questo: è ovvio, infatti, che sono quelli gli uomini, i quali, proprio perchè sono solo scarsamente condizionati dalle regole tradizionali della scienza normale da parte della precedente attività, hanno una maggiore probabilità di vedere che quelle regole non servono più a definire problemi risolvibili e di concepire un altro insieme di regole che possano sostituirle "(Kuhn, 1969: 117).
CONTINUA

giovedì 5 agosto 2010

L’INTELLIGENZA:L’ARMA VINCENTE DELL’UOMO (11)

L’UOMO SI REALIZZA NELLA STORIA

E' nella storia che l'uomo ha realizzato se stesso. Ed è nella storia che egli ha maturato i suoi livelli di struttura mentale: dal più basso, quello delle scimmie antropoidi, al più elevato, quello dell'uomo moderno.

Il raggiungimento di ogni livello ha richiesto secoli, anzi millenni di maturazione, come è stato il caso della civiltà egiziana e di quella mesopotamica, anche se più limitatamente.

Il tempo di maturazione, comunque, si è andato progressivamente contraendo. Dai millenni delle prime civiltà, ai secoli dell'epoca moderna ed ai decenni dell'era contemporanea.

Il livello raggiunto dipendeva dal particolare popolo storico che lo realizzava. Ma nessun popolo, o civiltà, è mai riuscito ad aggiungere più di un livello a quelli acquisiti ontogeneticamente.

Il processo attraverso il quale si è realizzato lo sviluppo dei livelli di struttura mentale è il seguente: il popolo, che era dotato delle energie necessarie per diventare civiltà, si presentava sulla scena del mondo come alunno che apprende tutte le conoscenze acquisite fino a quel momento.

Le fa sue, le imita (imitazione creatrice) e, nel periodo della maturità, crea una nuova sintesi, dando vita ad una nuova civiltà, diversa e più matura di quella precedente.
Dopo di che, sviluppata questa sintesi fino alla massima potenzialità (fase di crescita), non era in grado di svilupparne una nuova, pur avendo, nel frattempo, accumulato tutti gli elementi per farlo.

Quindi, l'organizzazione politico-sociale si irrigidiva e diventava ripetitiva (ripeteva se stessa) e sparivano sia le capacità assimilative, sia la potenza creatrice, e si consumava quello che si era prodotto nel passato senza nulla aggiungervi.
Era come se le energie vitali, che avevano prodotto quella sintesi, si fossero interamente prosciugate e al loro posto fosse rimasto un vuoto orgoglio per l'alto grado di organizzazione raggiunto (alto grado di civiltà).

La crisi si palesava completamente quando si sviluppava una psicologia collettiva di superiorità rispetto al mondo esterno, che veniva definito barbaro, per cui non si era più aperti al contributo esterno e si entrava in un lungo periodo di stagnazione.
Si consumavano le glorie del passato. Questo è stato il caso delle civiltà dell'Antico oriente, della civiltà classica, del Rinasciemto e dell'Inghilterra del mondo contemporaneo.

Il sistema politico ha giocato un grande ruolo nella realizzazione di questo processo. Esso era favorito in quelle società che garantivano all'individuo la libertà di essere e di agire.

Non sorgeva, o si inaridiva, in quelle società che comprimevano (o negavano) la sua libertà di autorealizzazione. Il ruolo della potenza politica, invece, sembra sia stata irrilevante.

Infatti " la cultura greca fiorì prima e dopo che le piccole città-stato ebbero la loro breve era di gloria militare. Gli italiani diedero il loro contributo quando le loro città erano lacerate dalla guerra civile ed erano in gran parte sotto il dominio di altre nazioni"(Muller,1952:70 ).

L'Inghilterra lo diede quando ancora lottava per risolvere i suoi problemi istituzionali all'interno e cercava un proprio spazio all'esterno nella sua eterna lotta contro la potenza militare dominatrice dell'epoca: la Francia.

CONTINUA

domenica 1 agosto 2010

L’INTELLIGENZA:L’ARMA VINCENTE DELL’UOMO (10)

LA VERITA’ COSTRUITA
La massa di conoscenza, accumulata nei millenni, è servita all'uomo per far acquisire al cervello-computer quel grado di specializzazione che lo ha messo in grado di trascendere la realà concreta per costruire la sua verità.
In altre parole, l’uomo è passato dallo stadio della verità-scoperta (pensiero astratto legata alla realtà) allo stadio odierno della verità-costruita (pensiero astratto formale).

Senza quella massa di conoscenza non si sarebbe mai potuto raggiungere l'attuale livello di struttura mentale. Ecco perchè il metodo sperimentale è stato una conquista che si è ottenuta per ultima.

Esso non segna solo l'inizio della rivoluzione scientifica, ma fu anche, e soprattutto, una rivoluzione del pensiero: moriva un modo di pensare legato alle cose concrete e ne nasceva un altro che si sentiva libero di trascendere la realtà per superarla.
Questo fu il risultato di uno sforzo collettivo di tutte le generazioni che si sono succedute nella storia dell'uomo, le quali hanno sviluppato lentamente, ma progressivamente, nuovi abiti mentali.

Questi abiti mentali "sebbene vengono assunti dagli individui non sono creati da essi: solo i grandi uomini possono indossarli con grazia e naturalezza, ma nessuno di essi è in grado di costruirne uno.

“Essi sono il prodotto della società. Sono il lavoro di un'infinità oscura di uomini e donne, senza pretesa di conquistarsi un posto in quella che viene chiamata la storia del pensiero.

“Essi appartengono, in breve, a quelle rappresentazioni collettive che nessuno ha saputo descrivere meglio del sociologo francese Durkheim. Queste rappresentazioni collettive, che costituiscono tutte le conoscenze che l'uomo possiede, sono il frutto di un'immensa collaborazione collettiva, che si estende non solo nello spazio, ma anche nel tempo. Per produrle, una moltitudine di intelligenze ha associato, unito, mescolato le sue idee ed i suoi sentimenti" (Farrington, 1950: 4-5).

E la Rivoluzione industriale è una di queste rappresentazioni collettive, anche se sarà materialmente realizzata, nell'ultima fase, dall'Inghilterra.

Queste conquiste, tuttavia, non furono costanti nel tempo. Esse furono inframmezzate da lunghi periodi di stagnazione, di regressi a livelli inferiori e di grandi balzi in avanti.

Anche se finora abbiamo parlato dell'uomo, è chiaro che queste conquiste furono il prodotto finale di alcune popolazioni particolari che, per una serie di motivi, di cui parleremo più avanti, erano molto più avanzati nello sviluppo della struttura mentale.
Basti pensare che l'età del ferro, tanto per fare un solo esempio, si ebbe nel 3000 a.C. in Mesopotamia, nel 500 a Roma e solo nel 50 d.C. nella Germania meridionale.

Ma, anche se avevano una velocità di circolazione piuttosto bassa, queste conquiste si propagavano dappertutto e diventavano il patrimonio di tutta l'umanità, man mano che tutti i popoli progredivano nel loro livello di struttura mentale.

"Idealmente la tradizione sociale è una: l'uomo odierno è teoricamente erede di tutte le età ed eredita l'esperienza accumulata da tutti i suoi predecessori.
“Questo ideale, tuttavia, è lungi dalla realizzazione. Oggi l'umanità non forma una società, ma è divisa in molte società distinte; tutte le prove disponibili suggeriscono che questa divisione non era minore, anzi era più grande, nel passato, per quanto lontano possa penetrare l'archeologia "(Childe, 1949:21).

CONTINUA