giovedì 24 giugno 2010

L’INTELLIGENZA:L’ARMA VINCENTE DELL’UOMO (6)

LE TRE ETA’ DELL’UOMO

L'individuo, nel suo sviluppo, attraversa tre età fondamentali: quella in cui prevale l’INTELLIGENZA PSICOMOTORIA, quella in cui si afferma la forma di PENSIERO EGOCENTRICA e quella, infine, in cui si forma il PENSIERO RAZIONALE. All'interno di queste troviamo i quattro LIVELLI PSICOLOGICI o di STRUTTURA MENTALE, di cui abbiamo già parlato nel post precedente.

Nel primo di questi livelli, quello SENSOMOTORIO, che va dalla nascita ai diciotto mesi, e che corrisponde alla prima età dell'uomo, dell’uomo che usciva dalla ferinità, si passa dai RIFLESSI SEMPLICI alle SEMPLICI ABITUDINI per arrivare, man mano, a comportamenti più complessi, quali il COORDINAMENTO DELLA PERCEZIONE E DEL MOVIMENTO, l'invenzione del CONCETTO FINE-MEZZO e il concetto della PERMANENZA OGGETTIVA.

Nel secondo, che va DAI DUE AI SEI ANNI e che corrisponde alla SECONDA ETA’ DELL’INDIVIDUO, non si riesce a fare una distinzione tra il PROPRIO IO e la REALTA’ ESTERNA, che viene vista come ANIMATA DI VITA PROPRIA (ANIMISMO) e di una propria finalità (FINALISMO) (Piaget, 1967: 34).

In questo livello si sviluppano l'immaginazione, il linguaggio e le facoltà percettive. La forma di pensiero è egocentrica, irreversibile, e manca del concetto di conservazione.

Il terzo, che va dai sette agli undici anni, supera le limitazioni della stadio precedente. Il pensiero diventa reversibile e ordinato; si sviluppano le capacità logiche concrete e si acquisisce il principio di causalità.
Del quarto, che va dai dodici ai sedici anni , non abbiamo bisogno di aggiungere altro a quanto già detto.

Questi livelli di STRUTTURA MENTALE, o età psicologica, non sono fissi nel tempo. Essi sono quelli che l'individuo ha maturato nell'epoca moderna.
Nelle epoche passate, e fino al XVI secolo, essi erano presenti solo fino al terzo livello, e quindi l'età cronologica corrispondente nell'individuo nei vari livelli era molto più alta di quella citata più sopra.

"Non si dimentichi che quello che per Pitagora e Archimede o per Galileo e Newton era punta avanzata del progresso, col passare dei secoli è divenuto materia d'insegnamento nelle scuole medie, perfino per alunni non particolarmente dotati " (Laeng, 1982: 385).
Solo pochi individui di alcune civiltà, come vedremo, riuscirono a raggiungere il quarto livello, ma non completamente.

La MENTE DELL’UOMO ha bisogno di tempo per svilupparsi. Questo tempo non è elastico, ma rigido. Nell'ONTOGENESI esso non può essere anticipato o posticipato, a meno che non si persegua volutamente questo scopo, falsando un pò quelli che sono i ritmi di crescita naturali.

Ogni età ha il suo sviluppo mentale. Questo sviluppo non è legato esclusivamente a fattori neurologici, ma vi giocano un grande ruolo la trasmissione sociale e l'ambiente.
Se questi due fattori sono idonei, il periodo cronologico di maturazione dei livelli nell'individuo può essere più breve e "niente impedisce che, in un futuro più o meno distante, l'età media [di maturazione dei livelli] subisca un'ulteriore riduzione" ( Inhelder, 1958: 337 ).

Questo è ancora più vero se si tiene conto che le attuali capacità dell'organo cervello (neocorteccia) sono utilizzate solo per il due-tre per cento.

La transizione tra un livello e l'altro "avviene per mezzo di due processi: l'ORGANIZZAZIONE, che integra una struttura psicologica all'altra, e l'ADATTAMENTO, che modifica le strutture psicologiche in risposta all'ambiente...

“L'adattamento comprende l'ASSIMILAZIONE e l' ACCOMODAMENTO, due processi complementari che sono presenti in ogni atto cognitivo. L'individuo assimila ogni nuova esperienza a ciò che già conosce, e, nello stesso tempo, accomoda ciò che conosce a ricevere la nuova esperienza.

" L'assimilazione e l'adattamento sono le stesse in tutte le età... molti cambiamenti della nostra vita cognitiva avvengono lentamente... ed essi avvengono in alcune persone prima che in altre. Ciononostante, raggiungiamo alcune abilità in un tempo più o meno definito (sebbene le abbiamo costruite lentissimamente), e poi rimaniamo fermi in quello stadio finchè non siamo pronti per passare a quello successivo " (Ambron, 1978: 85).

CONTINUA

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