lunedì 13 maggio 2013

UNO STUDIO SULLA STORIA DELL’UOMO (87):L’INTUIZIONE COME CONOSCENZA

Fino ai tempi di Euclide non si prese coscienza della differenza tra conoscenza oggettiva e soggettiva. Pitagora, Aristotele ed Euclide credevano che il prodotto della loro speculazione fosse una realtà oggettiva e non soggettiva. Il primo credeva che i numeri fossero una realtà del mondo reale e non un prodotto della sua mente (Singer, 1961: 32), il secondo credeva che la gerarchia della logica delle classi fosse insita nell'universo e non un prodotto del suo pensiero. In Grecia non esiste un soggetto che conosce (soggetto epistemologico), cioè un soggetto che sia cosciente che quello che produce sia farina del suo sacco (Piaget). L'uomo greco crede sempre che quello che escogita sia realmente esistente nella realtà e non che sia la sua mente a dare ordine alla realtà esterna. Il mondo delle idee di Platone è, per lui, una realtà oggettiva e non un prodotto del suo pensiero che serviva per spiegare la realtà. Le intuizioni dei greci non sono ipotesi. Le ipotesi, come le intendiamo nel senso moderno, sono delle congetture che prendono in considerazione il dato reale osservato (e quindi certo) e il dato possibile, cioè di come un dato fenomeno dovrebbe accadere o come una cosa dovrebbe funzionare in base ai suggerimenti che lo scienziato ha tratto dal dato certo. "Di regola, la costruzione delle ipotesi è la parte più difficile del lavoro dello scienziato, e anche la parte per cui è indispensabile una grande abilità" (Russel, 1974, III: 714-15). Ma l'ipotesi (che non è una verità certa, ma possibile) va verificata sperimentalmente. I greci, non solo non possedevano questa capacità di astrarre delle supposizioni o congetture dal dato reale osservato, ma non si posero mai il problema di una verifica sperimentale. Essi potevano operare, con le capacità che avevano maturato, sul dato concreto per fornire una dimostrazione logica, e questo fecero. Il metodo sperimentale era lontano dalla loro portata e non lo raggiungeranno mai. L'ipotesi greca è "un postulato che si deve accettare per poter discutere; letteralmente significa dunque 'fondamento'" (Singer, 1961: 271). Essi ebbero delle intuizioni geniali (Sambursky, 1963: 244), che avrebbero costituito le basi di tutto il sapere umano. L'intuizione atomica di Democrito (la materia è costituita da particelle infinitesime dette atomi). L'intuizione di Aristarco sul sistema solare (è la terra che gira intorno al sole e non il contrario). L'intuizione di Eratostene sulle maree (tra il moto apparente della luna e le maree vi era una relazione). L'intuizione della scuola medica di Ippocrate di Coo (il cervello è la sede in cui si forma il pensiero), ecc. Ma, per dimostrare che quelle intuizioni erano vere, in senso scientifico e non logico, l'uomo ha dovuto percorrere tutto il cammino dell'evoluzione della mente umana nei suoi livelli di struttura mentale per raggiungere, dopo 2000 anni, il porto del pensiero scientifico moderno, o pensiero operatorio formale, che si raggiunge solo nel XVII secolo della nostra era con il metodo ipotetico-deduttivo. Bisogna, però, stare attenti a non confondere le cose. I greci partirono dal metodo intuitivo-deduttivo, che era il superamento del pensiero simbolico-transduttivo delle prime civiltà e di quello intuitivo dei presocratici. Nel medioevo e nel primo Rinascimento si scoprirà il metodo induttivo-ampliativo, che era il superamento di quello intuitivo-deduttivo dei greci. Nell'epoca moderna, il distacco dalla realtà, a cui i greci erano legati, avviene tramite il metodo ipotetico-deduttivo, che programma la scoperta della verità attraverso un atto intuitivo (su cui si fonda l'ipotesi), ma che è ben lontano dalla intuizione dei greci, in quanto esso non si basa sull'induzione semplice o sommativa (greci), da cui intuitivamente si generalizza, ma proviene dalla capacità di correlare più punti di vista o conoscenze o informazioni o fatti osservati o dati raccolti che rendono plausibile l'ipotesi stessa. La teoria della conoscenza di Aristotele è fondata sul doppio principio della intuizione-deduzione. L'induzione*. attraverso i sensi (è il solo momento di contatto con la realtà fisica), è utile per acquisire quegli elementi che servono a far scattare l'intuizione. La conoscenza, quindi, è un atto dell'intelligenza che vede chiaramente i principi contenuti nell'esperienza pratica (induzione). La conoscenza, insomma, per Aristotele è assiomatica. I filosofi greci, tra cui Aristotele e Platone, non diedero alcuna spiegazione scientifica della realtà, ma elaborarono un metodo analogico dove la spiegazione veniva inferita piuttosto che analizzata (Reichenbach, 1974: 23-24). Questi filosofi davano delle spiegazioni che erano basate sulla logica del ragionamento e sulla osservazione superficiale dei fenomeni naturali, da qui la necessità del metodo analogico. CONTINUA www.franco-felicetti.it

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