venerdì 17 maggio 2013

UNO STUDIO SULLA STORIA DELL’UOMO (88): I GRECI RIMASERO AL DI QUA DEL PENSIERO ASTRATTO FORMALE

Dopo aver acquisito il primo livello di struttura mentale (pensiero simbolico-transduttivo delle prima civiltà) attraverso l'organizzazione sociale e il sistema formativo-educativo, come era da loro concepito (Marrou, 1956: 39-40), i greci raggiunsero il secondo (pensiero operatorio concreto) e vi rimasero fermi fino alla maturità, per cui furono in grado di produrre teorie e sistemi. Ma il paradigma culturale non fu prodotto dai massimi pensatori dell'epoca: Socrate, Platone, Aristotele. esso fu prodotto dai loro predecessori, elemento dopo elemento (Lloyd,1981: 257 ). Essi furono i suoi sistematizzatori (Wiener-Noland, 1957: 19) ed ordinatori, e rappresentano il punto più alto della parabola del paradigma. "Per la fine del III secolo a.C. l'età eroica della scienza greca era finita. Da Platone ed Aristotele in poi, le scienze incominciarono a cadere in disgrazia e in una lunga decadenza e le conquiste dei greci furono riscoperte solo un millennio più tardi. “L'avventura Prometeica, che era iniziata intorno al 600 a,C., aveva esaurito il ciclo di vita nello spazio di tre secoli: e fu seguito da un periodo di ibernazione che durò tre volte tanto" (Koestler, 1959: 22). Come livello di struttura mentale, i greci arrivarono alle soglie del mondo moderno. "Da Aristarco a Copernico non c'è, come logica, che un passo; da Ippocrate a Paracelso non c'è che un passo; da Archimede a Galileo non c'è che un passo" (Koestler, 1959: 22). Essi avevano tutte le conoscenze per varcare questa soglia, ma non ne furono mai capaci e non potevano esserlo. Anche loro erano soggetti alla ferrea legge dei livelli di struttura mentale, secondo la quale nessun popolo, nessuna civiltà maturò più di un livello in via filogenetica. In via ontogenetica, invece, ne maturava tanti quanti ne erano stati prodotti filogeneticamente. I greci maturarono il secondo livello e vi rimasero fermi. Secondo alcuni (Farrington, 1982: 163-65), essi non varcarono la soglia del mondo moderno non perchè mancassero di talenti individuali, ma per l'organizzazione che si era data la società, divisa tra liberi e schiavi. Ai primi era riservato il diletto del pensiero fine a se stesso (al solo scopo di promuovere la propria formazione personale), ai secondi era riservato il lavoro manuale. Il primo rendeva l'individuo superiore, il secondo lo abbrutiva. E tra le due classi una netta separazione. Tra le due sfere non c'era e non ci poteva essere alcuna comunicazione, nè interscambio di idee ed esperienze. Il fallimento della scienza greca è dovuta proprio alla incapacità della società a superare questa contraddizione. Questa, come altre, sono spiegazioni che rimangono alla superficie del problema, senza affrontarlo nella sua vera natura. Ogni società si dà l'organizzazione sociale che ha maturato all'interno del suo paradigma culturale. I greci, nè individualmente, nè collettivamente, possedevano i mezzi per spingersi oltre la soglia del mondo moderno. Essi non possedevano la maturità di pensiero, il grado di intelligenza per andare oltre. Per farlo, essi avrebbero dovuto sviluppare l'intelligenza astratta formale e cioè l'intelligenza che non si limita ad astrarre dalla realtà (o astrazione semplice, capacità che essi avevano raggiunto), ma l'intelligenza che supera la realtà concreta per trasferirsi su un altro piano, in cui il reale è solo il punto di partenza per elaborare concetti che lo travalicano e lo inglobano nello stesso tempo. Ai greci, per esempio,"l'astrazione di uno Stato, che è essenziale per il nostro modo di intendere, era loro sconosciuta, mentre il loro fine era la patria vivente: questa Atena, questa Sparta, questi templi, questi altari, questa maniera di vivere, questa cittadinanza, questi costumi e queste consuetudini" (Hegel, 1956: 245, il grassetto è nostro ). CONTINUA www.franco-felicetti.it

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