venerdì 8 marzo 2013

UNO STUDIO SULLA STORIA DELL’UOMO (79): I FILOSOFI NATURISTI: FIGLI DELL’ANTICO ORIENTE E PADRI DELLA CIVILTA’ MODERNA

I filosofi naturisti del VI secolo a. C. rappresentano il momento del trapasso, lo spartiacque tra il mondo mitopoietico delle antiche civiltà, in cui l'uomo si identificava con la natura, e il mondo della razionalità, in cui l'uomo prende coscienza della propria individualità e della propria soggettività. Essi furono i figli dell'antico oriente ed i padri della civiltà moderna. Questi filosofi avevano superato il mito nella sfera della spiegazione del mondo, ma rimanevano ancora essenzialmente animisti come i loro predecessori. Al posto del dio, che creava o ordinava dal Kaos primordiale, avevano messo la stessa natura, ma non una natura oggettiva e inanimata. La loro era una natura animata, proprio come era animata la natura delle antiche civiltà. In sostanza, l'uomo greco è erede delle grandi civiltà del mondo antico, di cui assimila le conoscenze attraverso contatti diretti e indiretti (Lloyd, 1983: 201-202), ma non possiede ancora le categorie di pensiero per dare un'organizzazione pienamente razionale a queste conoscenze. Con la filosofia della scuola Ionica, il pensiero razionale incomincia ad emergere dal mitologico mondo dei sogni. Fu l'inizio della grande "avventura, la Prometeica ricerca di spiegazioni naturali e cause razionali, che, nei successivi duemila anni, avrebbe trasformato le specie più radicalmente di quanto avessero fatto i duecentomila anni precedenti... “Naturalmente, le loro risposte erano meno importanti del fatto che essi stavano imparando a porre un nuovo tipo di domande, che erano rivolte non ad un oracolo, ma alla muta natura. “Fu una gara fortemente esaltante; per poterla apprezzare e capire si deve fare ritorno, con la memoria, alla fantasia della propria prima adolescenza, quando la mente scopre tutti i suoi poteri e lascia campo libero alla propria speculazione" (Frankfort, 1946: 150). Il primo pensiero greco, in effetti, era ancora legato all'infanzia del mondo e dell'uomo. Nei livelli di struttura mentale, i filosofi della Ionia "si muovono in una curiosa zona di confine. Essi presentivano la possibilità di stabilire una coerenza intellegibile nel mondo fenomenico, eppure essi rimanevano ancora sotto l'influsso della indissolta relazione tra l'uomo e la natura" (Frankfort, 1946: 252) del vecchio paradigma ormai in crisi. Essi rappresentano questa zona di confine tra l'assimilazione egocentrica della realtà delle vecchie civiltà e l'assimilazione razionale della realtà che dovevano raggiungere i greci del V secolo. "Dobbiamo ammettere che nei bambini l'animismo ceda automaticamente il passo ad una specie di causalità fondata sul principio di identità, come se il celebre principio logico reggesse immediatamente la ragione, così come alcuni filosofi ci hanno indotti a credere? “Certamente in questi sviluppi noi abbiamo la prova che l'assimilazione egocentrica, fondamento del finalismo e dell'artificialismo, è in procinto di trasformarsi in assimilazione razionale, cioè in strutturazione della realtà mediante la ragione, ma questa assimilazione razionale è molto più complessa di una pura e semplice identificazione. “Se, infatti, anziché seguire i bambini nelle loro domande su quelle realtà lontane che non è possibile manipolare, quali gli astri, le montagne, e le acque, nelle quali dunque il pensiero può restare soltanto verbale, ci si interroghi su fatti tangibili e palpabili si avranno sorprese ancora maggiori. “Si scopre che a partire dai sette anni il bambino diventa capace di costruire spiegazioni atomistiche in senso proprio, e ciò avviene all'epoca in cui comincia a saper contare. Per estendere il nostro paragone ci si ricordi che i greci hanno inventato l'atomismo subito dopo aver speculato sulla trasmutazione delle sostanze, e si noti in particolare che il primo atomista è stato senza dubbio Pitagora che concepiva la composizione dei corpi sulla base di numeri materiali o punti discontinui della sostanza. “Beninteso, salvo eccezioni molto rare (tuttavia ce ne sono), il bambino non generalizza e differisce dai filosofi greci perchè non costruisce sistemi" (Piaget 1967: 51). Anche il bambino attuale sarebbe in grado di enunciare generalizzazioni e costruire sistemi se avesse la possibilità di crescere nell'ambito di quella particolare struttura mentale fino alla maturità fisica e psichica, come accadde ai greci, ma egli la deve lasciare per raggiungere, per via ontogenetica, una nuova sintesi o livello di struttura mentale. CONTINUA www.franco-felicetti.it

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