sabato 16 marzo 2013

UNO STUDIO SULLA STORIA DELL’UOMO (80): IL RUOLO DELLE GRANDI INDIVIDUALITA’GRECHE

In questo senso, anche se l'affermazione piagetiana, seconda la quale Archimede aveva una maturità di pensiero che ha il ragazzo dei tempi moderni, è vera, non è meno vero che lo stesso "Archimede, relativamente alla sua epoca, aveva la stessa grandezza di pensiero che ha Einstein nell'epoca moderna" (Seltsman-Seltsman, 1985: 337). "Secondo un modo di dire che è diventato quasi proverbiale, e che è veridico nella misura in cui possono esserlo simili luoghi comuni, lo scolaro dei nostri giorni ne saprebbe più di Aristotele; ma anche se fosse mille volte più vera, questa circostanza non conferisce allo scolaro moderno neppure una frazione dell'intelletto del grande pensatore greco. “Sul piano sociale -poiché la conoscenza non può non essere un fatto sociale- ciò che conta è la conoscenza stessa e non il maggiore o minore sviluppo di questo o quell'individuo; allo stesso modo, ma inversamente, lo psicologo e il genetista che intendono misurare la vera forza o la grandezza della persona trascurano nelle loro comparazione lo stato generale di sviluppo intellettuale e il vario grado di sviluppo della civiltà. “Cento individui, tra i nostri antenati cavernicoli, che avessero avuto l'intelletto di Aristotele, sarebbero stati, per nascita, altrettanti Aristoteli, ma avrebbero contribuito al progresso della scienza molto meno di una mezza dozzina di mediocri sgobboni del ventesimo secolo. Un super Archimede dell'era glaciale non avrebbe inventato nè le armi nè il telegrafo" (Kroeber, 1976: 63). Nello sviluppo mentale dell'individuo moderno si possono riscontrare, in via ontogenetica, i passaggi obbligati dello sviluppo mentale che l'uomo ha maturato in via filogenetica. E' la trasmissione dei dati della conoscenza che provoca l'ontogenesi: quello che è stato raggiunto dall'uomo in millenni di storia si ripercorre nella vita di un singolo individuo, grazie all'ambiente sociale, organizzato in base alle conquiste accumulate, e al sistema educativo. L'individuo rimane in ogni singolo livello giusto il tempo per maturarlo e passare al livello successivo, secondo un processo di istruzione programmata (sistema educativo) che gli fornisce, ad ogni livello, la nuova sintesi. Il blocco della trasmissione della eredità sociale significherebbe anche il blocco della crescita dei livelli, se non addirittura un loro regresso, come avvenne nel medioevo. Per questo motivo, un cavernicolo dal cervello di un Aristotele o di un Einstein non avrebbe prodotto un bel nulla. La trasmutazione delle sostanze è l'anello di congiunzione tra l'assimilazione egocentrica e quella razionale. I pensatori delle città ioniche non si discostarono dall'interesse fondamentale delle antiche civiltà, che era quello della spiegazione del mondo, ma rimasero ad essa attaccata correggendola in un solo punto, proprio come aveva fatto Omero rispetto alla concezione della materia. Così, il mondo, per questi pensatori, non era più il prodotto di un dio, ma derivava da un'altra sostanza primordiale di cui è fatto. Da qui la teoria degli elementi costitutivi e la loro evoluzione. Il mondo non è creato e non è soggetto alla legge biologica, ma deriva, per trasmutazione, da altre sostanze elementari. "E’ questa trasmutazione era resa possibile da un moto eterno della materia, il quale moto non era indotto da un agente, ma costituiva la sua stessa essenza" (Guthrie, 1962, I: 4 ). I presocratici avevano superato il pensiero transduttivo dell'età precedente (analogia immediata) e si incamminavano verso il pensiero operatorio concreto. Essi facevano ancora ricorso all'analogia, non più immediata e antropomorfa, ma ad una analogia che utilizzava l'esperienza umana nel campo "sociale (giustizia, guerra, ecc.) e nel campo delle arti e della tecnica" (Furley, 1973, IV: 46; anche Lloyd, 1973, I: 60) per trarre delle generalizzazioni. Ma accanto all'analogia maturarono altri strumenti. "Molte delle dettagliate teorie che i Presocratici avanzarono nel campo dei fenomeni fisici, psicologici e fisiologici erano basate sugli opposti" (Lloyd, 1966: 16), destro-sinistro, caldo-freddo, veglia-sonno, secco-umido, ecc. Essi, inconsapevolmente, avevano tracciato un nuovo solco nella ricerca della verità. Essi andarono alla ricerca di un principio unitario che spiegasse l'origine del mondo reale e questa ricerca veniva condotta con gli strumenti che essi avevano a disposizione in quell'epoca: l'intuito e la riflessione, che potevano essere applicati sull'enorme massa di conoscenze pratiche che i loro predecessori avevano accumulato nei millenni. Senofane sarà il primo che esprimerà consapevolmente questo nuovo indirizzo quando, più tardi (prima metà del VI secolo), affermerà che gli dei non hanno svelato tutto agli uomini (Guthrie, 1986: 72) sin dal principio, ma essi, ricercando, potevano trovare, a poco a poco, il meglio. Quindi nasceva consapevolmente un nuovo metodo per la ricerca della verità: l'indagine. Questo costituiva un avanzamento rispetto al pensiero di Omero e di Esiodo, per i quali la verità, la conoscenza, era un fatto riservato agli dei che vedevano tutto perchè presenti in ogni luogo; oppure era riservata al solo testimone oculare. Secondo questi filosofi, essa poteva essere ricercata dall'uomo con le sue forze. anche se essa è e rimarrà solo apparenza perchè la verità vera appartiene solo agli dei. "Solo gli dei hanno certezze. Gli uomini possono solo avanzare congetture..." (Alcmeone, 1961:100). CONTINUA www.franco-felicetti.it

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