domenica 19 agosto 2012

UNO STUDIO SULLA STORIA DELL’UOMO (64)

DAL MITO AL PENSIERO RAZIONALE

Il passaggio dalle antiche civiltà d'oriente al mondo greco è caratterizzato dalla progressiva maturazione di un nuovo livello di struttura mentale o intelligenza.

Dal mondo del mito si passa, gradatamente e nei secoli, alla realtà del pensiero razionale. Con i greci incomincia, per la prima volta nella storia, la riflessione cosciente sui dati della conoscenza.

Non che l'uomo delle civiltà precedenti non riflettesse, ma egli non ne aveva coscienza. I pensieri si presentavano semplicemente ed egli non si chiedeva perchè e come si presentassero.

Con Omero, invece, vediamo che i suoi personaggi sono coscienti di pensare e di riflettere, anche se non hanno ancora maturato il concetto della SOGGETTIVITA’ e, quindi, credono che il loro pensiero, la loro riflessione sia dettata da un dio che vuole e consiglia che essi seguano una data linea di azione a loro più confacente.

Nella poesia epica e in quella lirica (vedi Esiodo) l'individuo non ha ancora maturato il concetto di soggettività. Se egli pensa e riflette è perchè un dio (Omero) o le muse (Esiodo) pensano e riflettono per lui (Snell, 1953: 177).

Solo con la poesia tragica (nel V secolo), l'uomo matura il concetto di soggettività e, quindi, se pensa e riflette, lo fa in prima persona, senza la intermediazione di alcuno.

E' da questo momento che nasce la vera individualità autonoma ed indipendente. Gli dei esistono, ma essi, pur influenzando il corso degli avvenimenti umani, vivono in una sfera loro propria e sono anch'essi soggetti alla stessa legge degli esseri umani: il fato, contro il quale essi sono impotenti come gli uomini.

A differenza dei babilonesi e degli egiziani, che si incamminarono sul sentiero della conoscenza per esigenze esclusivamente (o preminentemente) pratiche, i greci diedero vita al pensiero speculativo, non necessariamente finalizzato ad una esigenza pratica. Essi tentarono di andare al perchè delle cose e del mondo per fini squisitamente conoscitivi (Michel, 1963, I: 181).

Mentre i dotti babilonesi ed egiziani appartenevano ad una corporazione, o casta, inserita nella mappa del potere dello stato (sacerdoti, ecc.), e il sapere era gestito direttamente, ed esclusivamente, da questo potere, i greci erano delle individualità o, in termini volgari, cani sciolti, che non perseguivano fini di potere, ma rispondevano, nella ricerca della conoscenza, soltanto a moti interiori che li spingevano sempre più avanti nella speculazione.

Essi non ponevano "limiti al loro campo di indagine. Talete era contemporaneamente medico, matematico, astronoma e geografo" (Michel, 1963, I:181). A queste due considerazioni se ne aggiunge necessariamente una terza: i due diversi tipi di organizzazione della ricerca erano legati alle due differenti organizzazioni politiche.

Autoritaria ed autocratica la prima, dove l'individuo non esiste (Barbu, 1960: 62), democratica la seconda, dove l'individuo, non solo esiste, ma è al centro del mondo e può liberamente promuovere la propria formazione spirituale, politica e scientifica.
CONTINUA
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