sabato 11 agosto 2012

UNO STUDIO SULLA STORIA DELL’UOMO (62)

LA SCOPERTA DELL'INDIVIDUO

L'uomo, sin dal suo sorgere, ha sentito l'esigenza di dare un'interpretazione globale dell'universo nel quale era inserito con una qualche forma di coscienza (Fritz, 1988: 13). Questa interpretazione non è stata mai univoca nella storia.

Essa fu sempre strettamente connessa con gli strumenti intellettuali che l'uomo possedeva. Nelle civiltà dell'Antico Oriente, l'uomo non era ancora intellettualmente equipaggiato per dare una spiegazione razionale dell'universo.
Egli poteva solo darne una giustificazione attraverso l'immaginazione (mito). La natura era giustificata con l'intervento degli dei che tutto avevano creato dal caos primitivo.

La spiegazione, invece, avrebbe richiesto un lavoro di analisi, che presupponeva il possesso di strumenti di pensiero che erano impensabili nel suo livello di struttura mentale.

La giustificazione, invece, non richiedeva alcuna analisi, ma richiedeva solo il racconto di come le cose erano avvenute E a questo provvedeva il mito, che è proprio della mentalità analagica-immediata antropomorfica.

La spiegazione si poteva avere solo se si possedevano, almeno, le tre categorie principali del pensiero razionale: ordine, definizione e generalizzazione Ma queste civiltà non rifletterono mai(Wiener-Noland, 1957: 5) sui processi che avevano seguito per raggiungere una nuova conoscenza o una nuova tecnica. Esse erano soddisfatte del risultato finale, che serviva loro per uno scopo pratico

Nella matematica, per esempio, da cui possono essere tratte le tre categorie mentali di ordine, definizione e generalizzazione, esse avevano raggiunto una conoscenza che non sarà superata dai greci anzi quest'ultimi saranno al di sotto di esse

Eppure esse non rifletterono mai un momento per domandarsi: "perchè il triangolo isoscele aveva due angoli uguali? Perchè l'area di un triangolo era uguale alla metà di un rettangolo di base ed altezza uguali?" (Struik, 1981: 53).

Perchè l'area del quadrato costruito sull'ipotenusa era uguale alla somma dei quadrati costruiti sui cateti (che più tardi, ma molto più tardi, sarà chiamato teorema di Pitagora)?

Al perchè delle cose e dei fenomeni esse non erano interessate. Esse erano interessate, per esigenze esclusivamente pratiche, al come una cosa o un fenomeno avveniva.

L'ordine, la definizione, la generalizzazione, la teorizzazione erano al di fuori del loro pensiero, che era figurativo e, cioè, percettivo, imitativo e fantastico: esso poteva comprendere la realtà nella sua staticità: l'essere della cose.

Il pensiero figurativo opera sui singoli casi. Esso è ancora centrato, se vogliamo usare un termine piagetiano. Le relazioni d'insieme, le trasformazione appartengono al pensiero operativo che esse non raggiungeranno mai, anche se avevano preparato le condizioni per farlo.

La massa di conoscenze che esse avevano accumulato in tutti i campi contenevano tutte le informazioni da cui, più tardi, i greci trarranno un sapere qualitativamente diverso.

Queste civiltà, se vogliamo dirlo in altri termini, rappresentano il contenuto della forma che i greci daranno alla conoscenza: il pensiero operatorio, che parte dalla realtà concreta per operare su di essa e ricavarne nuove conoscenze

www.franco-felicetti.it

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