giovedì 13 maggio 2010

FRANCO FELICETTI’S STORY (37)

IL GIARDINO DI ALLAH

La preside partecipò ad altre due mie esperienze. La prima fu la visita al MAR NERO. Si dovevano oltrepassare delle montagne impervie con strade non bitumate. Ma la segretaria aveva pensato a tutto. Si fece accompagnare da un suo cugino ingegnere, che in quelle montagne sperdute, su un promontorio che dominava tutta una vallata, si era costruito una mega villa tutta luce. Nel senso che le pareti esterne, che davano sulla vallata, erano di vetro blindato.

In mezzo a quelle montagne, la segretaria, senza dirmelo, volle soddisfare una mia forte curiosità. Volevo sapere perché si parlava del LATTE E MIELE DEL GIARDINO DI ALLAH?. Scese dalla macchina. Lei sola. Entrò in un bar-ristorante e ne uscì con quattro piattini di LATTE E MIELE. Quello che si dice si trovi nel GIARDINO DI ALLAH.

Un sapore deliziosissimo, indescrivibile. Assoluto. Totale. Nulla può paragonarsi ad esso. E questo LATTE E MIELE si trovava solo tra quelle montagne. Rivolta verso di me, la segretaria disse: “HA CAPITO ORA?”. Si, avevo capito. Le parole non avrebbero potuto descriverlo. Qualche giorno più tardi capii perché non ci fece entrare il quel bar-ristorante. Per una cosa non detta perché non percepita dagli iraniani, ma presente ovunque in Iran.

Arrivati sul MAR NERO, la spiaggia era divisa in due da un grandissimo telone. Il reparto maschile da quello femminile. Separati. Ma non c’era gente. Era troppo presto per i bagni. La preside non volle venire in barca. Ci andammo io e la segretaria. L’ingegnere rimase a tenere compagnia alla preside. Sulla barca ebbi un altro assaggio dell’assurdità dell’ISLAMISMO.

Il barcaiolo disse alla segretaria: “SIGNORA, SE VUOLE TOGLIERSI IL FAZZOLETTO IO NON FARO’ LA SPIA. “ Il chador rimase, ma il fazzoletto, che copriva i capelli, se lo tolse. Per rimetterlo non appena ci siamo riavvicinati alla riva.


Ora non mi rimane che parlare dell’ultima esperienza culturale. La più importante perché sentita dentro. La visita al tempio di AHURA MASDA nel deserto. Questa non era una visita programmata dall’inizio. Fu un’occasione che colsi al volo. Un imprenditore italiano aveva messo a mia disposizione il suo aereo per andare a visitare le ROVINE DI PERSEPOLI, una delle cinque capitali dell’IMPERO PERSIANO.

Tramite la preside ringraziai, ma chiesi se era possibile fare il cambio con un SUV con autista e aria condizionata. Partimmo destinazione tempio di Ahura Masda nel deserto. A sera ci fermammo in un’oasi. Dovevamo attraversare un piccolo villaggio. Gli abitanti stavano sull’uscio di casa e ci invitavano ad entrare. La preside decise che in una di queste dovevamo entrare. Era una sorta di pedaggio che dovevamo pagare.

Ci fecero il tè con il SAMOVAR e ci offrirono tante cose da mangiare, tutte derivate dal latte. La preside chiese alla segretaria di sedersi accanto a me per dirmi cosa potevo mangiare e cosa no. C’erano rischi di forti infezioni. Ma, cosa più importante, feci la mia prima conoscenza della sporcizia. Ma non era ancora quella allo stato puro, che dovevo incontrare da lì a poco.

Arrivammo all’albergo dell’oasi. Al ristorante la preside mi consigliò di bere direttamente alla bottiglia. Di toccare le cose il meno possibile. Mangiammo tutti pochissimo. Ma la sorpresa fu nella mia stanza. Rimasi esterrefatto. Avevo trovato la sporcizia allo stato puro. Che più sporcizia non si può.

Mi sono detto: come farò a dormire questa notte?. Dove potrò poggiare i miei vestiti?. Come farò a farmi la doccia domattina? Era una sporcizia che ripugnava. Assoluta. Stratificata da millenni , credo. Ero disperato quando sentii bussare alla porta. Era la segretaria, “preside ho portato le lenzuola per rifarle il letto. Un tappetino per la doccia con lenzuolo da bagno e una asciugamano per coprire la sedia così potrà poggiarci i suoi indumenti”. Santa donna di una preside! Aveva pensato a tutto.

Il mattino seguente arrivammo al tempio di ZARATUSTRA, o ZOROASTRO. Era su un promontorio recintato. Off limits per turisti. Io e la segretaria ci arrampicammo camminando a quattro zampe. Finalmente alla vetta!.

Nelle stradine che erano state calpestate da ZARATUSTRA, l’uomo che aveva dato un nuovo messaggio al mondo col suo DIO UNICO e con l’IDEA DELL’ETERNA LOTTA TRA IL BENE E IL MALE (AHRIMAN). DUE CONCETTI CHE NON ESISTEVANO NEL VECCHIO TESTAMENTO E CHE SI TROVERANNO NEL NUOVO TESTAMENYO di seicento anni più tardi. AHURA MASDA ERA IL DIO DEL BENE E ZARATUSTRA ERA IL SUO PROFETA.

L’Iran mi aveva dato molto. Mi aveva fatto conoscere una civiltà diversa ed aveva saziato le mie curiosità intellettuali. La segretaria-guida aveva compiuto miracoli per esaudire tutti i miei desideri. Desideri di un uomo, un intellettuale, che si presentava al mondo dell’antica PERSIA (la sua regione di origine) come ALUNNO e non come SACCENTE esponente della CULTURA OCCIDENTALE. Questo la segretaria l’aveva capito sin dal primo giorno. Io ero un DIVERSO.


FINE

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