giovedì 1 aprile 2010

FRANCO FELICETTI’S STORY (31)

UNA RIVOLUZIONE SOCIALE

Con un corpo docente rinnovato all’80%, demmo inizio a quella che, per noi, doveva essere una RIVOLUZIONE SOCIALE ATTRAVERSO LA DIDATTICA: CONTRIBUIRE A CAMBIARE IL QUARTIERE DI VIA POPILIA ATTRAVERSO GLI ALUNNI.. I docenti più coinvolti nella vecchia gestione, quelli che avevano più contribuito a creare quella situazione di degrado, i meno motivati fecero posto a chi credeva fortemente nella funzione di EDUCATORE. Essere docente, in quella scuola, non bastava..

Tre esempi dimostrarono il grande successo di questo corpo docente fortemente motivato. Due interni ed uno esterno alla scuola. Quelli interni sono degli alunni delle terze classi espressi nella festa di addio alla scuola media: “quelli del mitico 94”, come si sono autodefiniti e quello degli alunni rom (1/3 degli alunni).

“A te, o Felicetti, va il nostro grazie di cuore, ti abbiamo fatto arrabbiare, ti abbiamo a volte deluso. Ci volevi più bravi nel parlare, ci volevi perfetti. Forse questo non lo abbiamo raggiunto, ma sappi che tu per noi sei una presenza importante, uno che lascia il “segno”..

ROM SIM (SONO UNO ZINGARO)

“A nome dei Rom voglio ringraziare questa magnifica scuola, che ci ha aperto il suo cuore e in particolare il preside e tutti i professori che hanno mostrato tanta sensibilità verso la comunità gitana che vive e opera nel territorio di Via Popilia. Il nostro gruppo che per sua storia, cultura, tradizione, pratica il nomadismo e non sempre ha trovato le condizioni favorevoli per inserirsi serenamente in un nuovo tessuto sociale, ha invece in questa scuola trovato apertura mentale e amicizie.

Mi basta ricordare, a questo proposito, gli splendidi murales che parlano a tutti della nostra vita, degli affetti, del profondo sentimento religioso che lega la nostra comunità, della nostra fierezza di appartenere a un popolo misterioso e affascinante qual è quello degli zingari.

!n un mondo che diventa sempre più intollerante, e i recenti fatti di cronaca lo dimostrano chiaramente, basterebbe tendere una mano, cosi come voi avete fatto, per aprire il cuore di noi giovani alla speranza in una società più giusta”.

Antonio Bevilacqua





Il terzo è di Massimo Cacciari del 1996, che ha voluto espressamente rivolgere un encomio agli alunni mio tramite.

Signor preside,
La mobilitazione per la ricostruzione della Fenice é, per così dire, universale. II mondo intero partecipa con uno slancio di grande generosità e grosse somme sono già state devolute...

II contributo degli allievi della Sua scuola, peró, ha un sapore diverso, perché ha una storia e un significato diversi. Una storia e un significato che, sia pure sommariamente, mi sono stati riportati ed hanno riportato compiacimento, emozioni, rispetto…

Non vorrei, dopo averla evitata prima, cadere nella retorica. Non posso, peraltro, non chiederle di riferire ai Suoi allievi che Venezia accetta con gioia il loro "pesantissimo" contributo, AUTENTICA PRIMA PIETRA SU CUI RISORGERA’ LA FENICE…

I Suoi allievi, caro Preside, hanno fornito un esempio alto e nobile di coraggio e di intelligenza, che qui non sarà mai dimenticato. Ne sia fiero, come sono io fiero di porgere idealmente la mano ad ognuno di loro.
Massimo Cacciari,
sindaco di Venezia

1994 e 1996. Due date molto importanti per la Fausto Gullo. La prima è l’anno in cui il Sole24Ore ha scritto che la Fausto Gullo era l’unica SCUOLA ECCELLENTE IN CALABRIA. La seconda rappresenta l’anno in cui io ho lasciato la scuola per dimissioni volontarie e non per raggiunti limiti di età. Avevo 40 anni di servizio. Qualche anima pia mi aveva versato i contributi durante il mio lavoro giovanile.

Ma, purtroppo, quest’anno rappresenta anche l’inizio di un nuovo declino della Fausto Gullo. Era una scuola molto complessa. Aveva bisogno di una direzione forte, onnicompetente, ma i miei colleghi non seppero fornirla. Ed avvenne quello che era sempre avvenuto prima della mia direzione. I migliori alunni di Via Popilia emigrarono nelle scuole del centro città. I peggiori, quelli che non avevano una famiglia normale alle spalle, rimasero.

Ma la cosa che mi ha bruciato di più è stato sapere che il mio successore accompagnò un capobastone nella classe di suo figlio per parlare con prof. di religione. Appena entrato in classe, questo capobastone, di fronte agli alunni, dimostrò per cosa era venuto: ad IMPORRE LA SUA LEGGE. Diede due schiaffi al docente, un prete, dicendo:”non ti permettere più di rimproverare mio figlio”.

“L’AUREO PERIODO FELICETTI”, come lo ha definito ROSITA PARADISO, attuale preside della Fausto Gullo, era finito per sempre. Una grande sconfitta per me, ma una grande sconfitta anche per la società che non seppe garantire la continuità.
(chi volesse saperne di più sulla Fausto Gullo apra il post così intitolato).

CONTINUA

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