giovedì 21 gennaio 2010

FRANCO FELICETTI’S STORY (21)

IL GRAN TOUR AMERICANO E UNA CROCIERA DA SOGNO

Gli inglesi del Settecento completavano la loro formazione con il GRAN TOUR dell’Europa continentale. Io volli fare lo stesso con l’America. Prima di rientrare a Napoli, intrapresi il GRAN TOUR del continente americano. Per due mesi, grazie ai prezzi bassissimi della GREY HOUND, che mi concesse un biglietto ROAMING per studente, andai a GIROVAGARE per tutta l’America.

Andai nell’”AMERICA DEL PECCATO” (le città del gioco: Reno e las Vegas). Andai nell’AMERICA DELLA FRONTIERA (California). Andai nell’”AMERICA DELLE ETNIE (DIXIE LAND)”. Andai nell’”AMERICA CONTADINA” (gli Stati agricoli della ex COTTON BELT). Andai
nell’”AMERICA ARISTOCRATICA” (gli Stati del New England). Andai mell’AMERICA DEI GRANDI SCENARI (Gran Canyon, Yellow Stone, Cascate del Niagara). Andai, infine, nell’”AMERICA DELLA CULTURA” (le grandi università, quelle della IVY LEAGUE, che visitai tutte lungo il mio cammino).

Mi imbarcai per Napoli a New York, come avevo programmato. Ero disceso da Vancouver sul Pacifico fino a New York sull’Atlantico. Avevo programmato questo viaggio con un anno di anticipo per cogliere due opportunità: avere i prezzi degli EARLY BIRDS e fare una CROCIERA DA SOGNO di otto giorni sulla nave di linea ammiraglia, che l’Italia aveva varato da poco; la LEONARDO DA VINCI.

La Leonardo da Vinci fu l’ultima nave di linea ad essere varata. Il trasporto aereo le aveva eliminate per sempre. Ora ci sono le navi da crociera, anche molto più belle, ma operano in aree geografiche molto più limitate. Quasi nessuna di esse attraversa l’Atlantico per arrivare fino agli Stati Uniti.

Al turista odierno la vita di bordo interessa, ma non saprebbe rinunciare a visitare i luoghi dei porti che toccano. I Paesi che visitano. Sulle navi di linea transatlantiche, invece, la vita di bordo era tutto. Il resto, per 4/5 giorni, era soltanto l’immensità dell’Atlantico. Ecco perché sono morte. L’aereo, come mezzo di trasporto, le aveva rese non convenienti.

Sapevo che, se perdevo questa occasione, difficilmente avrei potuto fare una crociera a questo livello nella mia vita. La mia classe turistica sulla Leonardo da Vinci corrispondeva alla prima classe della “carretta” con cui avevo fatto il viaggio di andata due anni prima.

Ma le sorprese non finirono. Il commissario di bordo della Leonardo da Vinci ero lo stesso della “carretta”. Ci salutammo calorosamente all’imbarco nel porto di New York . Era un napoletano che mi aveva in simpatia perché io ero studente a Napoli. Era lui che assegnava le cabine e i posti a tavola per i pasti.

Quando andai a pranzo per la prima volta non credevo ai miei occhi. Un tavolo da quattro. Tre bellissime ragazze ed io. Mi ero appena seduto quando si avvicinò il Commissario di bordo. Mi disse: “professore, le è piaciuta la sorpresa?”.

Capivo l’onore che mi aveva fatto. Un tavolo da quattro in tantissimi tavoli da 10/12. Tre bellezze uniche per compagnia. Cosa rispondergli?. Ero confuso. Ho farfugliato qualcosa, ma non ricordo cosa.

Ipso facto, divenni il ragazzo più invidiato della classe turistica.

CONTINUA

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