martedì 19 febbraio 2008

MASSIMO D’ALEMA: L’ULTIMO VERO CREDENTE DELL’IDEOLOGIA COMUNISTA

Il vero credente è una figura psicologica che si è storicamente delineata solo nei partiti fortemente ideologicizzati, come quello comunista, fascista, nazista, ecc. Nei partiti democratici questa figura non si è delineata, né potrebbe mai delinearsi.

Questi partiti, in effetti, non hanno un credo acriticamente assunto come verità indiscussa ed indiscutibile dai loro iscritti. Ma sono dei partiti pragmatici, il cui obiettivo non è quello di cambiare il mondo, come nei partiti ideologicizzati, ma più semplicemente è quello di risolvere i problemi che affliggono la società.

Il vero credente è un indottrinato di seconda mano, se è un semplice iscritto, di prima mano se è un dirigente che ha frequentato la SCUOLA DI PARTITO, come Massimo D'Alema. Per il vero credente al di sopra di tutto c’è il partito e la sua ideologia, che viene assunta come verità assoluta, di cui egli è il geloso custode.

Giancarlo Pajetta, un leader storico del Partito Comunista Italiano (PCI), molto prima della caduta del Comunismo in Russia, soleva ripetere che solo il PCI possedeva la verità. Tutti gli altri “erano teste di cazzo”, tanto per riportare le sue testuali parole. La storia lo ha smentito. La “teste di cazzo” era lui e la sua ideologia.

Il vero credente è pronto a sacrificare tutto al partito, anche la propria libertà personale (come è stato testimoniato durante le purghe di Stalin del 1936). Nei suoi comportamenti, il vero credente è coerente, inflessibile, esigente. Non solo verso gli altri, ma anche, e soprattutto, verso se stesso.

Se la situazione lo richiede, è pronto a mettere da parte le proprie ambizioni personali per il bene del partito (come ha fatto Massimo D'Alema quando ha rinunciato alla Presidenza della Camera dei Deputati a favore di Fausto Bertinotti).

Come nell’Ordine dei Gesuiti l’obbedienza deve essere Perinde ac cadaver (= fino alla morte), così la dedizione del vero credente al partito è totale, acritica, indeflettibile.

Il suo scopo è quello di contribuire a far raggiungere al partito gli obiettivi che gli sono propri: la conquista del potere politico. Non importa con quali mezzi e quali strumenti, anche se si preoccupa sempre di dare a questi strumenti e mezzi una vernice di democraticità e di moralismo.

Nella scuola di partito, gli è stata inculcata l’idea di machiavelli che il fine giustifica i mezzi. E la DIALETTICA è lo strumento principe per raggiungere lo scopo.

Nella lotta politica, per il vero credente, non esistono avversari, ma solo nemici, che vanno eliminati con le armi della dialettica. La principale della quali è la demonizzazione del nemico politico da battere.

Nello scenario politico italiano di questi giorni non c’è più posto per la figura psicologica del vero credente. L’ha eliminata Walter Veltroni, il primo degli uomini nuovi della sinistra italiana. Come primo atto di Segretario del PD, egli ha messo da parte il vecchio armamentario dialettico del PCI o PDS nella lotta politica.


E si è impegnato a condurre una competizione elettorale corretta e rispettosa versi tutti. Il suo obiettivo è quello di svelenire il clima politico italiano per dare a tutti un sacrosanto diritto di cittadinanza nell’agone politico. Solo così il Paese può sentirsi unito anche nelle diversità di vedute.

Ma Veltroni, il pragmatico, non può garantire la nascita del nuovo se dietro di sé ha D'Alema, l’ideologista. L’ultimo degli uomini vecchi. Il vero credente per antonomasia. D'alema controlla la fetta maggioritaria del vecchio PDS e ha incominciato la sua campagna elettorale risfoderando la logica stantia della demonizzazione dell’ avversario poltico.

Veltroni ha posto le premesse per ricostruire la credibilità della sinistra italiana su altre basi. D'Alema pregiudica questo tentativo con la sua azione che sa di archeologia delle idee.

Veltroni vuole dimostrare che il Paese cresce e avanza anche nelle idee e nelle mentalità. Il Paese non può rimanere attaccato a prassi che sanno di Ottocento. Si deve evolvere, e Massimo D'Alema può dare un grosso contributo: mettendosi da parte. Il Partito Democratico, e il Paese, gliene saranno grati. E Veltroni avrà una chance in più.

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