venerdì 10 giugno 2011

UNO STUDIO SULLA STORIA DELL’UOMO (7)

HEGEL
Hegel, a differenza di Vico, che non si era interessato alle vicende di alcun popolo o nazione in particolare. prese in esame, anche se sommariamente e, alcune volte, erroneamente, tutto lo svolgimento storico delle varie civiltà che si erano succedute nel corso del tempo fino ai suoi giorni, che furono, perciò, visti come il punto di arrivo della storia del mondo.

Se per Vico la storia del mondo si svolgeva secondo un processo di corsi e ricorsi, in cui l'idea di progresso era quasi completamente assente, per Hegel essa si era svolta secondo una linea evolutiva dalla prima civiltà, che egli faceva corrispondere alla Cina, fino ai suoi giorni. Questa evoluzione era avvenuta secondo le legge dialettica (Reichenbach, 1974: 77) della tesi, antitesi e sintesi. Il passato ( tesi ) veniva negato dal presente (antitesi) e, da questa negazione, nasceva la sintesi. In base a questo concetto, "ogni periodo storico, negando il periodo precedente, ' fa suo ' tutto ciò che di significativo vi era in esso e lo conserva come l'aspetto di una realtà sociale più ricca e più completa.

Così, secondo Hegel, ogni generazione successiva può considerare se stessa, allo stesso tempo, come la negazione, la custode e la perfezionatrice della cultura che essa ha ereditato dalle generazioni precedenti. La nostra stessa cultura dell'Europa Occidentale è, in parte, qualcosa di nuovo al mondo. Ma tutto ciò che di vitale vi era nelle culture della Grecia, di Roma, della Giudea e del cristianesimo medievale, non è andato realmente perduto" (Aiken, 1956: 76).

La storia del mondo, per Hegel, è la storia della Spirito, la cui essenza è la libertà, che realizza se stesso attraverso varie tappe, analogamente a quanto avviene per l'uomo. Così esso ebbe un'infanzia, una gioventù, una maturità e una vecchiaia. Quest'ultima, per Hegel, non significa decadenza, ma rappresenta il culmine della propria vigoria fisica e psichica.

Lo Spirito del mondo, per Hegel, conobbe la sua infanzia nell'antico oriente, ma senza prendere coscienza di sè. La civiltà cinese, con la quale iniziò la storia, e la civiltà indiana, con il suo panteismo dell'immaginazione, non seppero elevarsi dal mondo della materia per raggiungere il traguardo della Ragione e della Libertà*. Esse furono civiltà statiche, non soggette o mutamenti perchè "non hanno maturato quegli elementi, la cui interazione costituisce il progresso vitale" (Hegel, 1956: 116). Esse rimangono, perciò, ora come allora, al di fuori della storia del mondo.

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