giovedì 18 marzo 2010

FRANCO FELICETTI’S STORY (29)

UN DOCENTE INQUIETO E INSODDISFATTO


Entrato nella scuola non era come credevo. I presidi avevano perso di vista la didattica ed erano diventati dei burocrati. Quello che interessava loro erano le “carte”. Migliorare l’insegnamento era solo un esercizio verbale da sfoderare nelle riunioni a livello provinciale.

Ho avuto tre presidi. Tutti e tre negativi. Il primo si peccava di conoscere l’inglese perché era stato prigioniero degli inglesi durante l’ultima guerra e cercava di autogloriarsi nelle riunioni collegiali. Non si interessava della didattica, quindi non si è mai reso conto della qualità del mio insegnamento e della mia preparazione. Si peccava di sapere l’inglese meglio di me. Alla fine ho dovuto fargli fare una figuraccia davanti a tutto il corpo docente dimostrandogli che il suo inglese era solo uno dei peggiori “slang” delle persone incolte.

Il secondo preside aveva in odio la cultura. Lui era solo un burocrate e ne era cosciente. Non amava i libri. Quando gli chiesi in prestito un libro della biblioteca docenti, me lo negò dicendo che i libri rovinano le persone. A lui interessava solo la massoneria, di cui era un esponente di rilievo.

Il terzo preside, infine, quando gli chiesi di poter utilizzare tutti i sussidi didattici di cui era dotata la scuola per creare un laboratorio linguistico, me li negò dicendo che potevano rompersi. Questo mi fece decidere che se volevo una scuola come dicevo io dovevo andare a crearmela da solo diventando preside. E così feci.

Il primo incarico lo ebbi per la scuola media di Campana, un paese sul versante jonico della Sila. Lì feci la mia rivoluzione nell’organizzazione della scuola e nel rinnovamento della didattica. La scuola, come tutte le scuole d’Italia, era dotata di una moltitudine di sussidi didattici per tutte le discipline, che non veniva utilizzato, ma veniva stipata in ogni anfratto.

Con questi sussidi didattici era possibile introdurre la MULTIMEDIALITA’ nell’insegnamento. Ma l’edificio della scuola non si prestava per istituire un laboratorio multimediale per ogni disciplina. Era una casa per abitazione civile riadattata a scuola. Gli spazi erano limitati alle aule.

Gli uffici erano… addirittura… allogati nell’edificio di fronte a quello delle aule. Tra i due edifici scorreva una strada comunale. Adiacente alla scuola c’erano degli spazi liberi comunali. Solo una grossa fantasia poteva immaginare che da questa situazione si potesse concepire una scuola avanzatissima nella didattica.

La multimedialità non era ancora arrivata nelle scuole italiane. Vi arriverà dopo 15 anni. Ma a Campana la realizzammo quell’anno. Il primo della mia carriera di preside. A me erano state negate le ali che volevo per volare nella didattica della mia disciplina. Se me le avessero date, forse non sarei mai diventato preside.

Da preside volevo che ogni docente avesse questo paia di ali. Dove mancavano le strutture, supplì la fantasia. Abolimmo le aule tradizionali. Al loro posto istituimmo un’aula-laboratorio per ogni disciplina fornita da tutti i sussidi didattici multimediali disponibili.

In questa organizzazione, non era il docente che si spostava al termine dell’ora. Era la classe che si spostava nell’aula laboratorio in orario.

Questo esperimento è potuto nascere perché il corpo docente era giovanissimo. Quasi tutto incaricato. Aveva voglia di fare. Era ancora nella fase dell’entusiasmo. Ma aveva un grossissimo difetto. Era diviso in Montecchi e Capuleti. Bianchi e rossi. La serenità della scuola ne soffriva.

Io stesso ero un rosso, ma non del loro stampo. Io avevo instaurato un ottimo rapporto con il sindaco, un bianco. Questo sindaco era molto intelligente ed accolse tutti i miei suggerimenti per fare una scuola dignitosa.

In fin dei conti ne beneficiavano i ragazzi del suo paese. Costruì finanche una palestra scoperta in uno spiazzo comunale adiacente alla scuola. La divisione politica dei docenti la superai drammatizzando il fenomeno. Convocai tutto il corpo docente al portone d’ingresso della scuola. Ad un bidello… un rosso… chiesi di attaccare il gancio, di cui l’avevo dotato, ad un lato del portone d’ingresso.

Rivolto ai docenti, fortemente incuriositi, dissi: “signori! Siete pregati, prima di entrare nella scuola, di appendere la vostra veste politica a quel gancio. Nella scuola dobbiamo fare politica, ma deve essere solo politica scolastica”. E, rivolto al bidello, segretario di un partito… dissi “tu sei il primo che devi rispettare questa regola”

Il provveditorato, avuto sentore di quello che stava avvenendo a Campana, mi chiese una relazione. Quella relazione fu trasformata in un libretto con questo titolo: CAMPANA: UNA SCUOLA DIVERSA, che si trova pubblicato nel mio sito www.franco-felicetti.it.

Quando lasciai Campana, il giornalino della parrocchia scrisse un articolo: UNA FATA A CAMPANA. Una fata che aveva saputo creare una scuola a dimensione di alunno, dove ognuno avevo potuto raggiungere il traguardo con le proprie forze Quando mi trasferii altrove, i docenti erano, giustamente, delusi .

Uno mi disse: “Ora sarà duro ritornare alla scuola tradizionale senza i laboratori . Ci avete fatto illudere”. La preside, che mi sostituì, smantellò tutto nei primi giorni. Lei non credeva nella multimedialità dei laboratori. Lei credeva nel libro come unico sussidio didattico.

Questa scuola ha avuto un seguito, che si può leggere in un post di questo blog LA SCUOLA MEDIA FAUSTO GULLO DI VIA POPILIA., che il Sole24Ore, nel 1994, definì “l’unica scuola media eccellente in Calabria”. La scuola media FAUSTO GULLO di Via Popilia è nata a Campana. Nel mio primo anno di presidenza.

CONTINUA

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