giovedì 19 novembre 2009

FRANCO FELICETTI’S STORY (12)

IL PUNTO DI SVOLTA

Congedato, mi sono affidato a tre docenti. Tutti hanno creduto subito in me. Loro correvano col programma ed io mantenevo abbastanza bene il passo. Mi confermavo un FAST LEARNER. La mia preparazione non era APPICCICATICCIA, come si potrebbe pensare. Il nuovo che apprendevo si innestava in quel sostrato culturale che avevo accumulato in anni di letture ed era perfettamente digerito e rielaborato.

Uno dei miei proff. mi chiese di fare di più. Mi chiese di aiutare un gruppo di giovani che per anni aveva tentato, inutilmente, di superare l’esame di Stato. Prima da interni, poi da privatisti. Erano sette.

L’unico maschietto lo stava tentando per la settima volta. La sua fidanzata era disperata. Uscivano tutti e due da una classe del magistrale. Lei aveva superato l’esame. Lui rimase. Nel frattempo lei aveva vinto il concorso per maestra e passò nei ruoli della scuola elementare.

Aspettava che anche lui prendesse il diploma per sposarsi. Lui era di ottima famiglia. Una di quelle famiglie che contano nel proprio ambiente. Le altre sei, tutte femminucce, avevano ripetuto l’esame dai 3 ai 5 anni. Mi imbarcai nell’impresa.

Avevo fatto un semplice calcolo di convenienza. Se ero costretto a dare ripetizioni a loro, io sarei diventato bravissimo nella conoscenza del programma. E così è stato.

Sono riuscito a portare tutti alla conquista dell’agognato diploma. Al maschietto ho dovuto dare la spinta iniziale. Gli ho consigliato il tema di pedagogia e gli ho dato le indicazioni come svolgerlo. Lui in pedagogia era bravo. Superato il panico iniziale, poi lo svolgimento lo ha fatto da solo.

Avevo capito perché aveva fallito tante volte. Appena dettate le tracce dei temi ebbe un crollo psicologico. e divenne incapace di coordinare le proprie idee. Ma come lingua scritta non era male. Semplice, ma non male.

Tutti ne sono usciti bene. Io ne sono uscito benissimo. Sono stato il secondo nella graduatoria generale di interni e privatisti.

I docenti che mi hanno esaminato sono rimasti impressionati dal mio tema di storia. Il docente di italiano e quello di filosofia mi hanno detto che avevo fatto un tema di FILOSOFIA DELLA STORIA. Avevo dimostrato di conoscere sia la storia che la filosofia. Quindi non mi interrogarono su queste due discipline.

Mi interrogarono sui minori della letteratura italiana. Ma noi avevamo imparato la formuletta per ricordarceli: “GUIDO CAVALCA SANTA CATERINA E PASSAVANTI”.. Quegli otto anni di programma erano stati superati brillantemente.

Avevo il diploma! Era il punto di svolta. I miei incubi notturni erano finiti. Non sarei mai più stato un “GARZONE DI BOTTEGA” o un “BARRISTA” o un “FOTOGRAFO”, come mi vedevo negli incubi. Avevo trovato la mia strada maestra nella vita: LO STUDIO. Quegli incubi non sono mai più riapparsi.

Due episodi mi hanno fatto prendere coscienza della stima che mi ero conquistato. La famiglia del “maschietto” mi volle a pranzo. La tavola era stata imbandita come mai avevo visto in vita mia. Tovaglia ricamata pregiatissima. Posate d’argento. Piatti di porcellana pregiata. Bicchieri di cristallo. Dissi alla madre del mio amico: “signora, perché tutto questo?”. Lei mi prese la mano e se la tenne stretta nelle sue: “figlio! Tu meriti questo”.

L’altro episodio accadde sempre ad un invito a pranzo. Tra le sei femminucce c’erano due sorelle. I genitori mi vollero a pranzo nel loro paese. Non erano altolocati come la famiglia del “maschietto”. Era gente comune, ma dignitosissima. La loro tavola non aveva quella sontuosità come dal “maschietti”. Ma i loro valori erano altrettanto nobili.

Durante il pranzo si rivolgevano a me sempre col “voi”. Li pregai di darmi del “tu”. In fondo ero un collega delle loro figlie. Il padre non volle. “ E’ un segno di rispetto. “Voi” siete stato il professore delle nostre figlie. Senza di “voi” forse non avrebbero mai preso il diploma”.

CONTINUA

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