venerdì 12 aprile 2013

UNO STUDIO SULLA STORIA DELL’UOMO (83):FILOSOFI IONICI: EMPEDOCLE, PARMENIDE

Empedocle (484-424), il primo dei pluralisti, si definisce empirista e non razionalista. Per lui l'origine del mondo non poteva essere un solo elemento, come avevano sostenuto i suoi predecessori monisti. Egli pensava ad una pluralità di elementi. Secondo lui, gli elementi, che avevano dato origine al mondo, erano quattro: il fuoco (Eraclito), l'acqua (Talete), l'aria (Anassimene) e la terra (Ferenzi ). Con questo egli "fonda per i secoli a venire la teoria classica dei quattro elementi" (Brunschvicg, 1922:117), che "rimarrà, con delle eccezioni importanti, la teoria prevalente fino alla rivoluzione della chimica del XVIII secolo" (Schlagel, 1985: 123). Egli utilizzò chiaramente la proprietà transitiva (Snell, 1963: 301), che doveva condurre al sillogismo, un'altro elemento importante del pensiero razionale, ma, nella sua teoria della conoscenza, ritornò alla spiegazione mitica, correggendola in un solo punto. In effetti, con la sua teoria dei contrari (Amore, Discordia, ecc. ), egli introduce un ordine della natura, dal primitivo Kaos, che differisce dalla spiegazione mitica delle prime civiltà solo nell'agente ordinatore. Se nelle antiche civiltà era un dio che divideva gli elementi dal Kaos originario per unire il simile al simile (la terra alla terra, l'acqua all'acqua, l'aria all'aria, ecc.), per Empedocle, invece, quest'ordine viene creato da una entità astratta, una forza non definita chiamata Discordia. Parmenide (500 c.) occupa un posto particolare. Mentre egli rappresenta il punto di svolta nella formazione del pensiero razionale (Lloyd, 1987: 422) che, con lui e il suo principio di identità o non contraddizione, acquista consapevolezza di sè, nel campo della conoscenza rappresentò un freno inibitore, bloccando, sul nascere, la scienza empirica di Senofane, Eraclito, Alcmeone, ecc., affermando che l'uomo non può arrivare al sapere, ma solo un dio glielo può dare. Era un ritorno ad Omero ed Esiodo, ma solo in apparenza, perchè la verità che Parmenide riceve da una dea, oltre le porte del giorno e della notte, è una verità che si presenta "nella forma di una deduzione logica, condotta a partire da premesse autoevidenti, che è la forma nella quale le verità della geometria si presentano all'anamnesi. Parmenide fu dunque il profeta della ragione che tiene in dispregio i sensi" (Cornford, 1982: 187). E, in effetti, egli afferma che ci sono due vie per raggiungere la verità: quella della ragione e quella dei sensi ed egli si dichiara per la prima (Bailey, 1928: 25). Il dubbio di Parmenide sul problema della conoscenza è basato solo sulla inconoscibilità del mondo fisico, in quanto esso può essere conosciuto solo dal suo fattore (creatore), il dio appunto. Questo spostamento d'interesse, annunciato da Parmenide, sarà reso esplicito dai sofisti (Kerfed, 1988 ), allievi ed eredi diretti dei naturalisti, di cui sono "la continuazione e insieme l'antitesi... L'antitesi esiste in particolar modo nell'atteggiamento dei pensatori dei due periodi: scientifico i primi, preoccupati più che altro dell'indagine sui principi supremi delle cose; pratico nei secondi, volto a rivoluzionare l'ordine esistente delle cose, secondo alcune premesse chiaramente definite" (De Ruggero, 1974, I: 167). CONTINUA www.franco-felicetti.it

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