mercoledì 17 dicembre 2008

LA COSTITUZIONE ITALIANA E’ DA EMENDARE?

Tutte le costituzioni degli Stati moderni sono composte di due parti. Una contiene i principi fondamentali su cui è basata la struttura dello Stato e su cui sono regolati i rapporti all’interno dello Stato.

La seconda parte non è meno importante, ma è più caduca. Le esigenze di uno Stato in crescita può fare sentire il bisogno di rivederla per garantire un miglior funzionamento degli organi dello Stato.

Anche i principi fondamentali possono essere sentiti come superati da un sentimento politico-sociale mutato rispetto a quello che imperava al momento della sua approvazione. Bisogna ricordarsi che la costituzione italiana è il prodotto di un'epoca storica ben definita.

All’epoca della sua approvazione, l’Italia si era appena liberata di un passato oscuro (dittatura). E lo aveva fatto attraverso una dura lotta di liberazione contro lo straniero (Resistenza) e contro i propri fratelli della Repubblica Sociale di Salò, epigoni di un regime (fascismo) che sopravviveva a se stesso.

Alla caduta del fascismo, e con la fine della Seconda Guerra Mondiale, lo Stato italiano si era disintegrato. Le forze antifasciste eletti alla Consulta, unitariamente, lo fecero rinascere a nuova vita e lo rifondarono su nuove basi e, soprattutto, su nuovi e più rivoluzionari principi.

Questi principi erano frutto di una concorrenza di ideologie, di esperienze politiche e della maturata consapevolezza che il nuovo Stato doveva essere proiettato nel futuro per prendere il suo posto tra le grandi democrazie dell'Occidente, da cui era stato escluso per un ventennio.

Di questo momento storico la Costituzione ne porta i segni nella sua forma. È rigida nel suo processo di emendamento. Modificarla diventa difficile se non c’è un accordo molto ampio all’interno del parlamento.

I suoi padri aveva scelto una costituzione rigida perchè non volevano che accadesse più quello che era accaduto con la Statuto Albertino, che Mussolini aveva stiracchiato a piacimento per istituire la sua dittatura.

Questa saggezza istituzionale dei padri fondatori rende difficile, oggi, a qualsiasi forza politica maggioritaria in parlamento di emendarla a proprio piacimento.

Per poterla emendare in tutta tranquillità, senza dover ricorrere al giudizio del popolo attraverso un referendum popolare, la legge di revisione costituzionale deve essere approvata, nella seconda votazione, da ciascuna Camera, a maggioranza di due terzi dei suoi componenti (3° comma Art. 138).


Nella sua applicazione vennero fuori le piccole resistenze e le grandi riserve mentali. L'art. 134, che istituiva la corte costituzionale, fu applicato nel 1956, con otto anni di ritardo.

L'art. 34, che estendeva l'obbligo scolastico fino al 14° anno, fu applicato nel 1962, con 14 anni di ritardo.

L'art. 5, che istituiva le Regioni, fu applicato nel 1970, con ventidue anni di ritardo.

Gli articoli 39 e 40, che regolamentano le organizzazioni sindacali e il diritto di sciopero, non sono ancora riusciti a trovare una applicazione per i feroci contrasti tra le forze politiche e sociali.


I principi fondamentali che la sorreggono non hanno ancora mostrato il segno del tempo. Essi sono quattro: 1) il principio di libertà; 2) il principio di uguaglianza; 3) il principio di autonomia; 4) il principio di democraticità.

Il principio di libertà si concretizza ogni giorno nella tutela delle libertà civili e delle libertà politiche.

Il principio di uguaglianza ha costituito il momento più innovativo e progressivo della carta costituzionale e sostanzia quotidianamente il principio di libertà, introducendo elementi di democrazia economica per rendere effettivamente operante la democrazia politica.

Il principio di autonomia ha corretto l'immagine dello Stato accentratore post unitario e di quello negatore di libertà del periodo fascista, per sostituirla con l'immagine dello Stato democratico e repubblicano, che riconosce e tutela, sulla scia del sistema inglese, le autonomie locali, cioè il diritto dei cittadini all’autogoverno nella sfera degli affari locali

Il principio di democraticità pervade tutta la struttura della costituzione.

Dall'articolo 1 in cui si enuncia che la sovranità appartiene al popolo, all'art. 17, sulla libertà di riunione.

Dagli artt. 18 e 49. sulla libertà di associarsi in partiti, all'art. 48, sulla libertà e la segretezza del voto.

Dall'art. 71 sull'iniziativa popolare legislativa, all'art. 71) che ha istituito il referendum.

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