domenica 4 maggio 2008

HOMO HOMINI LUPUS: IL LAISSER FAIRE

Nel mondo ad economia globalizzata, in cui viviamo oggi, le funzioni storiche dello Stato devono essere ripensate. Quelle svolte nel passato (liberismo, Stato ad economia mista e ad economia pianificata (nei paesi dell’ex socialismo reale) sono diventate materia per gli storici.

Nel mondo della globalizzazione c’è bisogno di un intervento più complesso per garantire un equilibrio più corretto tra tutte le forze in campo: lavoro, capitale e forze sociali.

Oggi vorrei occuparmi di quella forma di Stato che è stata in auge dal 1750 al 1908 circa, cioè lo Stato liberista. Dello Stato ad economia mista e di quello ad economia pianificata (Russia sovietica) me ne occuperò nei prossimi post.

Il liberismo (laisser faire), che imperò per tutto il periodo della RIVOLUZIONE INDUSTRIALE, intendeva lo Stato come gendarme, come guardiano della libertà di chi aveva un interesse materiale reale nel Paese, cioè la classe dei proprietari. Si presupponeva, ed era vero nella realtà, che l'opulenza dei ricchi suscitasse l'indignazione dei poveri che. spesso, spinti dal bisogno, invadevano la proprietà dei ricchi. Il ricco poteva dormire i suoi sonni tranquillo solo sotto la protezione dello Stato-gendarme.

Le altre funzione dello Stato erano limitate a tutte quelle attività che, per il loro carattere collettivo, sociale ed umanitario, restavano fuori del campo di azione dell'iniziativa privata, basata principalmente sul PROFITTO.

La fondazione di ospedali, la costruzione di strade, di ponti, ecc., erano tutte cose che non avrebbero potuto offrire un profitto all'imprenditore privato e quindi dovevano essere costruite e fondate col denaro pubblico. Naturalmente, lo Stato poteva imporre delle tasse che avrebbero dovuto essere proporzionali alla ricchezza, ma che in realtà venivano pagate soltanto dalle classi più povere.

Al di fuori di questa limitatissima sfera, lo Stato non poteva operare. Anzi, esso doveva lasciare l'individuo libero di perseguire il suo proprio interesse, specialmente nel campo economico «poiché ogni individuo cercando... di promuovere soltanto il suo particolare guadagno è guidato da una MANO INVISIBILE a promuovere... quello della società più efficacemente di quanto egli intenda veramente promuoverlo»( Adam Smith).

In breve, lo Stato doveva garantire al cittadino tutte le libertà civili (libertà di parola, libertà di stampa, libertà religiosa, ecc.), ma non poteva e non doveva intervenire, in nessuno modo, per concedere al cittadino non proprietario quella che Franklin D. Rooselvelt, Presidente degli Stati Uniti d'America, definì una delle quattro libertà fondamentali dell’uomo: la LIBERTA’ DAL BISOGNO.

Il benessere dei cittadini era appannaggio esclusivo della "MANO INVISIBILE" che, attraverso gli egoismi particolari, avrebbe promosso il benessere collettivo.

In questo consisteva il principio del laisser faire, che consentì un tremendo accumulo di capitale attraverso il selvaggio sfruttamento dei lavoratori: 1) libera concorrenza; 2) iniziativa privata; 3) individualismo. Ed era «basato sulla fede del costante ed automatico adattamento tra domanda ed offerta, tra consumi ed investimento, tra salari ed impieghi.

Nella realtà, invece, la vita economica, durante il laisser faire, era caratterizzata dall'alternarsi di fasi di prosperità e di depressioni (i cosiddetti cicli economici).

Quando la depressione economica si imponeva trascinava con sé salari e profitti, causando una disoccupazione massiccia e una miseria generale. L'ingranaggio del mondo della produzione si bloccava e cessava di produrre.

I lavoratori si trovavano d'improvviso disoccupati ed esposti alla più nera miseria. E la loro condizione era tanto più triste in quanto non esisteva alcuna regolamentazione sociale che li garantisse dalla conseguenza della disoccupazione e dalla fame.


Furono, appunto. le gravi conseguenze di queste depressioni ricorrenti, le quali facevano piombare le nazioni in uno stato di momentanea barbarie, che incoraggiarono l'intervento dello Stato nel mondo dell'economia.

Tuttavia, non era la prima volta che lo Stato interveniva per correggere le anomalie del sistema liberista. Il suo primo intervento lo Stato lo operò negli stessi anni ruggenti del laisser faire, quando cercò, con una legislazione illuminata, di correggere gli aspetti più disumani della società liberista, basata sullo SFRUTTAMENTO DELL’UOMO DA PARTE DELL’UOMO.

Nel mondo liberista, ogni comunità nazionale era divisa in DUE GRANDI CLASSI CONTRAPPOSTE: i RICCHI e i POVERI. «Con il loro denaro i ricchi potevano comprarsi le medicine per il loro corpo e l'istruzione per le loro menti. Essi potevano abitare in case grandi e graziose.

Il povero non poteva fare nulla di tutto ciò. Egli era alla mercè del datore di lavoro, che gli corrispondeva un salario che bastava appena per mantenersi in vita e riprodursi (sussistenza).

Per il ricco, né la disoccupazione, né la vecchiaia rappresentavano una crìsì finanziaria perché il reddito del capitale che avevano accumulato continuava a scorrere. Per il povero, il pensiero di perdere la sua fonte di guadagno a causa della sopraggiunta vecchiaia o la perdita del posto di lavoro costituiva un terrore che lo ossessionava quotidianamente.

La classe lavoratrice, per la quale il prezzo dell'istruzione privata, dell'assistenza medica privata, dell'abitazione e dell'assicurazione privata era proibitivo, poteva ottenere questi servizi da una fonte soltanto, cioè da una fonte pubblica» (L. LIPSON).

Lo Stato incominciò ad approvare una serie di leggi (legislazione sociale), in un arco di tempo più o meno lungo, che mirava, appunto, a sollevare il lavoratore da quello stato di abbrutimento e di sfruttamento in cui lo aveva spinto la giungla della RIVOLUZIONE INDUSTRIALE e a garantirgli un tenore di vita più elevato della semplice sussistenza e, soprattutto, a garantirgli condizioni di vita più umane.

Si incominciarono ad approvare leggi che proibivano l'impiego di fanciulli nelle fabbriche e nelle miniere e riducevano la giornata lavorativa degli adulti da 18 a 16, poi a 12 ore per arrivare, infine, alle 8 ore giornaliere dei nostri giorni.

Si intervenne sulla CONTRATTAZIONE SALARIALE tra il datore di lavoro e il lavoratore, fissando le tariffe minime di salario, disponendo che fossero assicurati al lavoratore migliori condizioni igieniche negli ambienti di lavoro, una maggiore salvaguardia contro gli infortuni, contro le malattie, contro l'invalidità, la vecchiaia e contro la disoccupazione.

Si intervenne anche nel campo dell'istruzione, che era quasi esclusivamente nelle mani degli ordini religiosi, le cui scuole, per ìl loro carattere privato, erano frequentate da persone che potevano pagare, creando, anche qui, una spaccatura profonda tra una piccola minoranza istruita e privilegiata e una massa amorfa di reietti analfabeti. Si istituì, infine, la scuola di Stato.

Sebbene l'intervento dello Stato, in questo settore così fondamentale al progresso civile di ogni nazione, si limitò alla scuola elementare, esso ebbe il grande merito di avere aperto le porte dell'istruzione alle grandi masse e di averla resa obbligatoria e gratuita.

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