sabato 6 aprile 2013

UNO STUDIO SULLA STORIA DELL’UOMO (82):FILOSOFI IONICI: ANASSIMANDRO, ERACLITO, ANASSAGORA, ANASSIMENE,

L'originalità di Talete e degli altri pensatori Ionici furono le loro intuizioni nell'analisi del mondo fisico. Analisi che, ancora una volta, non avveniva in modo cosciente, nel senso che essi si diedero ad analizzare la natura, nel suo insieme, attraverso i suoi componenti. Niente di tutto ciò. Essi erano interessati solo a ricercare "l'archè delle cose, ciò che indica l'origine come pure il principio" (Ehrenberg, 1973: 65) di ogni cosa nella sua singolarità. Cioè, essi sostituivano il dio delle vecchie civiltà, come agente creatore e ordinatore del mondo fisico, con un elemento, ed uno solo della natura. Con questo atto, però, è l'intelligenza dell'uomo che incomincia a mettere ordine dove ordine non c'era. Il dio viene detronizzato. Col mondo fisico egli non c'entra, almeno nella mente di questi filosofi. La verità viene intuita attraverso l'esperienza umana. La ricerca dell'archè li portò ad osservare ed analizzare il mondo che conoscevano nei suoi vari elementi costitutivi. Talete aveva iniziato quest'osservazione scoprendo il ciclo dell'acqua, "intendendo con questo un'essenza mobile, cangiante, fluttuante, priva di forma e colore determinato e soggetto a un ciclo di esistenza per cui passava dal cielo e dall'aria. da qui ai corpi vegetali e animali e di nuovo all'aria e al cielo " (Singer, 1961: 26 ). Anassimandro (611-546), allievo di Talete, non ha una chiara idea dell'elemento fondamentale che, secondo lui, non può essere nessuno di quelli esistenti in natura perchè questi hanno qualità (caldo-freddo, umido-secco, ecc.) opposte che sono in eterna lotta fra di loro per stabilire sull'altro il proprio predominio e che solo la giustizia, a cui tutto si riconduce, tiene in equilibrio. E' l'idea dei contrari, la teoria degli opposti, che troverà, più tardi, con Eraclito, una sua più matura definizione nel processo del pensiero dialettico. Per Anassagora, "la sostanza primigenia, quindi, in questa lotta cosmica, deve essere mentale " (Russel, 1966,I:56), deve essere qualcosa di indefinito e di indeterminato, che egli chiama apeiron, da cui tutto ha origine e a cui tutto ritorna (Cornford, 1952: 160). Secondo questo filosofo, la terra, a forma di colonna tronca, si trova al centro dell'infinito e resta in equilibrio, in una posizione di "indifferenza "(Lloyd, 1979: 68), perchè soggetta a forze uguali e contrarie. L'infinito, per lui, era circolare, in analogia all'agorà. Egli aveva mutuata questa analogia dall' organizzazione politica della città con il suo centro circolare (agorà), in cui si dibattevano i problemi della comunità. Con questa analogia egli faceva fare un passo avanti nella direzione del pensiero razionale, maturando i concetti di simmetria, uguaglianza e reversibilità. Egli afferma, anche, maturando un'idea evoluzionistica, che l'uomo deve provenire da un altro animale perchè, essendo l'unico che bisogno di un lungo periodo di assistenza alla nascita, non sarebbe sopravvissuto altrimenti. Egli suggerisce i pesci Anassimene (580-520) è il primo a postulare il concetto di unità della materia (Tannery, 1930-4: 183). Egli lascia da parte l'indeterminato di Anassimandro e si ricollega a Talete, affermando che il principio di tutte le cose non è l'acqua, ma l'aria perchè essa ha le qualità di condensazione e rarefazione (Burnet, 1968: 19) e da essa si generano, per trasmutazione, il fuoco, il vento, le nuvole, l'acqua, la terra e le pietre. E con questo egli introduce il concetto di trasmutazione delle sostanze, cioè l'archè originario si conserva e si trasmuta per aggregazione o disaggregazione. "Perchè, secondo Anassimene, anche l'acqua, la terra e il fuoco sono in realtà aria in un altro stato di aggregazione " (Fritz, 1988: 38). Con Eraclito (535-475), l'ultimo e il più noto dei monisti, la ricerca prende un'altra direzione. Non è più indirizzata al mondo fisico, ma al problema della conoscenza, cioè non è più interessata alla natura del mondo fisico, ma al suo funzionamento (Kirk, 1962: 111). Egli introdusse il concetto dialettico dell'essere e del non essere. Per lui, la realtà nella sua permanenza è un'illusione. L'unica vera realtà è il mutamento, il divenire. L'elemento fondamentale per Eraclito è il fuoco, "un fuoco eterno", che si converte in acqua, la quale in parte si consolida in terra e in parte si solleva in forma di tromba d'aria che, a sua volta col moto, si arroventa e ritorna fuoco. Inventando l'essere e il non essere e il processo del divenire, "che ricerca l'accordo nei contrasti, la permanenza nel mutamento" (De Ruggero,1974: 95), Eraclito inventò la dialettica: un nuovo e formidabile elemento del pensiero razionale in formazione. Prima di lui il ragionamento non aveva forza perchè non utilizzava adeguatamente "una legge di contrasto e di armonia che domina tutta la natura" (De Ruggero, 1974: 93). Eraclito viene anche accreditato come l'iniziatore del processo che condusse al " severo metodo della deduzione analogica " (Snell, 1963: 306-7 ). Per Eraclito, Senofane, Alcmeone, ecc., la conoscenza appartiene solo al dio. All'uomo, secondo Alcmeone, "è dato solo congetturare" in base ai dati forniti dall'esperienza visibile, la sola fonte di conoscenza per l'uomo, mentre il dio conosce anche le cose invisibili. "... L'uomo può collegare fra loro le percezioni sensibili ed inferire così sull'invisibile. Ma in tal modo l'indagine, che Senofane aveva indicato per primo come la via per elevarsi al di sopra del sapere umano abituale, si trasforma in un metodo stabile ed ordinato. Un medico, che era abituato a risalire dai sintomi alla malattia, ha formulato le regole universalmente valide di questo suo procedimento, e in seguito altri medici, Empedocle e gli Ippocratici, hanno sviluppato da qui il cosiddetto metodo induttivo. E' questo l'inizio della scienza empirica della natura" (Snell, 1963: 203).

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