giovedì 19 maggio 2011

UNO STUDIO SULLA STORIA DELL’UOMO (4)

L’ITALIA ESCLUSA DALLO SVILUPPO

Che l'Italia fosse esclusa dall'ulteriore sviluppo della sua civiltà dalla scoperta del continente americano, che spostò il baricentro delle attività economiche e commerciali, è una grande favola a cui si è creduto per troppo tempo (cipolla, 1974: 288).

Nel XVII secolo, l'Italia perse i suoi tradizionali mercati a favore degli inglesi, dei francesi e degli olandesi, non perchè si era spostato il baricentro economico e commerciale, ma perchè le citate nazioni producevano, a prezzi inferiori, " un nuovo tipo di tessuto, più leggero, meno durevole, ma più vivace e più bello (Cipolla, 1952: 182).
I reali motivi dell'esclusione dell'Italia non furono i fatti geografici (che d'altronde aveva sempre superato brillantemente nel passato, raggiungendo ogni angolo della terra con i suoi traffici), ma fu il sistema politico, che non garantiva più all'individuo quel clima di libertà e di autorealizzazione, di cui aveva goduto nel periodo comunale, e che aveva promosso il suo spirito di iniziativa.

Questo provocò un inaridimento delle sue capacità di intrapresa, che avevano perso quello slancio inventivo e creativo, che avevano avuto nella fase di crescita, e si limitarono a gestire il presente e l'esistente. I fatti veri sono che " l'Italia ... era ricca - ne era certo Braudel almeno per la prima parte del Seicento - ma non era più pronta a rischiare i suoi capitali e, per così dire, giocava in difesa " (Pagano de Divitiis, 1986: 120).

Non fu lo stretto di Gibilterra il vero ostacolo. In quello stesso periodo gli inglesi, e gli olandesi, si spingevano a Sud fino in Italia e il suo tradizionale mercato del Levante, oltrepassando lo stretto di Gibilterra (Wilson, 1957: 4).

L'ostacolo vero fu nella decadenza di quello spirito di intraprendenza e di apertura mentale che avevano fatto la sua fortuna. Già a partire dal XVI secolo, l'Italia aveva perduto la sua tradizionale apertura mentale ed aveva sviluppato quello spirito di arroganza che è stato, nella storia, una caratteristica di tutte le civiltà mature, per cui si sono sempre chiuse a qualsiasi contributo di idee e di conoscenze provenienti dal mondo esterno, ritenendolo inferiore (barbaro).

Cioè, quando l'Italia divenne Maestra non seppe essere anche, e contemporaneamente, alunna (come vedremo in seguito) per conservare quella duttilità mentale che consente all'individuo, come alla nazione, di essere sempre aperto all'apprendimento di nuove idee, di nuove tecniche, che sono la premessa indispensabile per la continua crescita.

CONTINUA

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