mercoledì 8 aprile 2009

UN’ENNESIMA BEFFA PER COSENZA STORICA

Ci volevano le piogge degli ultimi mesi per far capire che il centro storico di Cosenza sta morendo. Ma quella che ha visto Franco Ambrogio è solo la sua morte fisica. Le stradine che dirupano. Gli edifici che si sgretolano.

Egli non ha saputo vedere che il Centro Storico sta morendo anche economicamente. Come è già morto culturalmente e socialmente.

Egli non ha capito che la vita di una città, di un centro storico, non è fatta solo dall’ambiente fisico, che deperisce e muore quando la linfa vitale non c’è più. E la linfa vitale di ogni centro abitato, sia esso un quartiere, una città, un borgo carico di storia, è fatta dalla gente palpitante che vi vive, che vi opera, che vi realizza i suoi sogni, siano essi economici, culturali, sociali e, perché no, psicologici.

E di gente nel centro storico ce ne sempre di meno. Chi può scappa. Ci sono rimasti solo i disperati. Chi non sa dove andare per mancanza di risorse. E, diciamolo pure, c’è rimasto anche chi vi trova un riflettore per saziare la propria sete di notorietà attraverso associazioni pro centro storico fasulle.

Franco Ambrogio sarebbe partito bene se avesse chiesto 30 milioni di euro alla Regione per un progetto globale di rinascita del centro storico. Il suo recupero fisico doveva rappresentare il primo passo per il recupero totale di questo piccolo gioiello che la storia ci ha tramandato..

Il secondo passo sarebbe dovuto essere quello di riportare la gente nel centro storico. Non rincorrendo chimerici ritorni ad un passato residenziale. Ma promovendo un richiamo forte per attirarvi la gente attraverso l’industria del tempo libero. Ma, per fare questo, ci vuole immaginazione. Ci vuole la capacità di ideare un punto di svolta che inneschi uno sviluppo autopropulsivo.

Solo così il centro storico ritornerà al suo antico splendore e creerà ricchezza per la città di Cosenza e il suo hinterland. In certi momenti, l’amministratore pubblico deve avere coraggio e fantasia. Ne avrà Franco Ambrogio? Saprà egli avere uno sguardo d’aquila per guardare lontano? Saprà egli valutare le idee che pur circolano sul centro storico? Saprà egli avere il coraggio dei bruzi che si ribellarono al loro fato di servi per proiettarsi in un futuro fatto di libertà e di ricchezza?

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