Il concetto di nazione e quello di nazionalismo hanno giocato un grande ruolo nella storia d'Italia. Il primo ci ha fatto sentire, nel XIX secolo, di appartenere ad un unico gruppo culturale, linguistico, storico, etnico e ci ha condotto alla costituzione di uno Stato unitario.
Il secondo, che è una esasperazione del primo, nel XX secolo ci ha fatto ubriacare di potenza (FASCISMO) e ci ha condotto alla totale distruzione della Seconda Guerra Mondiale, facendoci odiare il termine stesso dì "patria" e di "nazione", che abbiamo sostituito nel dizionario politico col termine "paese" e abbiamo coniato l'espressione ’ALL’ITALIANA’, “per indicare una cosa mal fatta, in modo approssimativo, raffazzonata alla meglio, da pasticcioni che vogliono fare i furbi o da furbi tanto pasticcioni che anche un ingenuo si accorge dell'inganno...
“In Italia, il sentimento nazionale, se non proprio spento, è assopito, estenuato. Ha dato un soprassalto. Ma non bisogna confondere una convulsione con un moto dì lunga durata. Ciò che ha costituito il cemento che ha tenuto insieme la nostra Repubblica, non è l'idea di nazione, ma la lotta per la libertà, per la giustizia sociale, per un Paese civile.
“Una battaglia non vinta, che deve continuare. Vincere questa battaglia è forse l'unica via attraverso la quale il sentimento nazionale potrà riprendere nuovo vigore» (Noberto Bobbio, in La Stampa; Anno 119, n. 265, 30 Novembre 1985. 10)
mercoledì 15 ottobre 2008
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