martedì 15 gennaio 2013

UNO STUDIO SULLA STORIA DELL’UOMO (70)

L’INDIVIDUO DIVENTA CITTADINO Il mondo degli dei è stato per i greci la idealizzazione della propria organizzazione sociale ancora embrionale. Dopo averla idealizzata la presero a modello (Ehrenberg, 1973: 34). L'individuo, scoperto dai greci, è il prodotto di questa evoluzione. Nel mondo antico solo gli dei avevano l'individualità. I greci la attribuirono anche agli uomini e si fermarono qui. L'uomo, come portatore di diritti, non fu scoperto e non poteva esserlo: per scoprirlo bisogna aspettare i cristiani. "I Greci e i Romani... non sapevano nulla circa il concetto dell'uomo come uomo che è nato libero, che egli è libero... sebbene esso sia alla base del loro diritto. “I loro popoli lo sapevano ancora meno. Essi in realtà sapevano che un cittadino ateniese, un cittadino romano... è libero, che vi sono liberi e non liberi. Proprio per questo essi non sapevano che l'uomo è libero in quanto uomo: l'uomo in quanto uomo, l'uomo in generale, tale quale il suo pensiero lo comprende ed egli stesso lo comprende " (Hegel, 1941: 180). Il concetto di cittadino matura prima del concetto di uomo. Per Aristotele, lo schiavo non era un uomo, ma una macchina intelligente al servizio del cittadino. I greci, comunque, fecero un notevole passo avanti in questa direzione, rispetto alle antiche civiltà, scoprendo l'individuo e il cittadino, ma solo quest'ultimo era portatore di diritti. " Il tipico individuo greco fiorì nell'età della polis, della città-stato, con il cristallizzarsi di una classe borghese. Nell'ideologia ateniese lo stato veniva prima dei cittadini ed era superiore ad essi. Ma questo predomino della polis facilitò, anziché ostacolarlo, il fiorire dell'individuo: portò un equilibrio tra lo Stato ed i suoi membri, tra libertà individuale e benessere comune, in nessun luogo illustrato con più eloquenza che nell'orazione funebre di Pericle. In un passo famoso della Politica (VII, 7, 1327 B), Aristotele descrive il 'borghese' greco come un individuo che possedendo insieme il coraggio dell'europeo e l'intelligenza dell'asiatico - cioè combinando la capacità di autoconservazione con la riflessione - ha imparato a dominare gli altri senza perdere la propria libertà. La razza ellenica, dice Aristotele, 'se si potesse darle forma di Stato, dominerebbe il mondo'. Più di una volta, nei momenti di massima fioritura della cultura urbana, come per esempio a Firenze nel quindicesimo secolo, si raggiunse un analogo equilibrio di forze psicologiche. Le fortune dell'individuo sono sempre state legate allo sviluppo della società urbana: “l'abitante della città è l'individuo per eccellenza" (Horkheimer, 1969: 115)*. CONTINUA www.franco-felicetti.it

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