sabato 15 gennaio 2011

ALLA RICERCA DELLE NOSTRE RADICI 2

IL CONTRIBUTO DELLE CIVILTA' MESOPOTAMICHE ALLA STORIA DELL'UOMO

1) IL DONO DELL'AGRICOLTURA
L'agricoltura è stata la grande scoperta dell'uomo del neolitico. Una scoperta che cambiò i destini dell'uomo e lo avviò verso la formazione delle prime grandi civiltà.

La prima forma di agricoltura organizzata che conosciamo è quella sorta nella bassa pianura della Mesopotamia, terra dei Sumeri. Essa fu un'agricoltura irrigua ottenuta attraverso uno sforzo titanico da parte dell'uomo, che imbrigliò le acque dei fiumi Tigri ed Eufrate mediante un'opera di canalizzazione, che sfidò e vinse la loro forza distruttrice.

Il Tigri e l'Eufrate portavano le loro fertilissime piene in primavera e creavano, con i loro straripamenti, una pianura paludosa dove le condizioni di vita erano difficili, se non impossibili.

L'ingegno dell'uomo fu quello di vincere la sfida della natura e rendere questa pianura paludosa, ma ricca di humus fertilizzante, la culla della civiltà.

2) I PRIMI CENTRI URBANI
La città è stata il crogiolo della civiltà. Quando il villaggio neolitico si sia trasformato in un centro urbano organizzato politicamente non lo sappiamo. Sappiamo che nel IV millennio a.C., nella bassa pianura della Mesopotamia, esisteva una serie di città con un'organizzazione complessa a cui noi abbiamo dato il nome di Stato.

Queste città fissarono il modello di organizzazione politica e sociale che poi sarà caratteristica, con le opportune varianti, di tutte le civiltà successive.
Al vertice della città-stato c'era un re-sacerdote, che aveva poteri assoluti che gli derivavano non dal popolo che amministrava, ma dal dio di cui era sacerdote e che era il vero ed unico signore di tutto: uomini e cose.

L'uomo, in questi centri urbani, era solo un essere vivente indistinto. Non aveva diritti. Nemmeno quello all'esistenza. La sua vita era al servizio del tempio ed apparteneva al dio della città, che lo aveva creato per svolgere questa funzione.

3) LA SCRITTURA
Con l'invenzione della scrittura l'uomo fece un grande balzo in avanti sulla strada della sua evoluzione come animale sociale. Lasciava la preistoria ed entrava nella storia. La sua memoria del passato non doveva più essere affidata al ricordo delle generazioni, che la trasmettevano oralmente da padre in figlio e da nonno a nipote, ma veniva affidata allo scritto che era più attendibile e più duraturo nel tempo e, soprattutto, garantiva l'effetto cumulo delle conoscenze.

Questo effetto ha consentito e garantito la tremenda evoluzione culturale dell'uomo che lo ha reso dominatore assoluto della natura e lo sta proiettando negli spazi celesti alla ricerca di quella verità sui suoi destini e di quelli del cosmo, che, inutilmente, ricercò attraverso l'intuizione e il mito quando si affacciò per la prima volta alla civiltà.

4) LA RUOTA
La caratteristica fondamentale dell' uomo è la sua capacità-abilità di risolvere problemi per rendere più agevole la sua esistenza. Questo è stato vero quando ha levigato la prima pietra ed è vero oggi quando inventa il forno a microonde. La soluzione di un problema è stata sempre la premessa per la soluzione di quello successivo.

Quando si organizzò in comunità stabili, l'uomo incominciò a fabbricare delle terracotte per la cottura dei cibi, per la conservazione dell'acqua, ecc. Le prime terracotte furono modellate a mano, ma ben presto egli si rese conto che se utilizzava, come supporto, un pezzo di legno rotondo, e lo faceva ruotare mentre modellava la terracotta, questa assumeva una forma più perfetta e più omogenea. Fu cosi che fu inventata la ruota del vasaio.

E questa fu la premessa all'invenzione della ruota del carro. Questa invenzione maturò quando nella mente dell'uomo si affacciò l'idea dell'asse che reggeva le due ruote. La ruota creò le condizioni non solo per rivoluzionare il trasporto, ma anche per sconvolgere l'arte della guerra.

5) L'OSSERVAZIONE DEGLI ASTRI
L'osservazione degli astri celesti fu una delle prime attività dell'uomo "colto". Egli osservava gli astri non solo e non tanto per ammirarne la straordinaria bellezza e porsi le prime domande sul perchè della sua esistenza e quella del cosmo.

Egli li osservava perchè aveva capito che le attività agricole erano legate a dei tempi fissi che non potevano essere elusi o rivoluzionati ed egli non aveva nessuna cognizione del trascorrere del tempo.

Sapeva e vedeva che i giorni si alternavano. Sapeva e vedeva che la luna appariva e scompariva per lunghi periodi. Sapeva e vedeva che i periodi caldi e quelli freddi si alternavano. Sapeva e vedeva che se il seme veniva piantato in un certo periodo la resa era più copiosa, ma non sapeva come determinare con certezza questo periodo perchè non aveva alcun punto di riferimento.

L'osservazione degli astri nacque per soddisfare l'esigenza di trovare un punto di riferimento certo ed immutabile e dare un ordine al trascorrere del tempo fissando le stagioni delle varie attività agricole: il tempo della semina, il tempo del raccolto, il tempo della lavorazione dei campi, ecc.

6) L'INVENZIONE DELLA MATEMATICA
La matematica nacque come esigenza pratica di una società che diventava produttrice di ricchezze sempre più vaste e di cui si doveva tenere conto. Le prime operazioni furono semplici addizioni, sottrazioni, moltiplicazioni e divisioni.
Ma la curiosità della mente dell'uomo fece superare ben presto questo livello e si incominciarono ad elaborare operazioni molto complesse (anche per i nostri giorni) come il teorema di Pitagora, le equazioni di terzo grado, ecc.

Nello loro storia plurimillenaria, le civiltà mesopotamiche svilupparono una matematica molto avanzata, ma non seppero arrivare allo sviluppo di una scienza matematica. Dare un ordine a tutte le conoscenze che avevano sviluppato ed accumulato in questo campo era un'operazione mentale che andava al di là della loro capacità di pensiero, che era, e rimase per millenni, pre-logico.

7) LA VISIONE PESSIMISTICA DELLA VITA
L'uomo mesopotamico aveva una visione pessimistica della vita. Credeva di essere stato creato per servire gli dèi e i loro rappresentanti in terra: i re-sacerdoti.
Era l'ambiente stesso che lo portava a queste conclusioni. Da solo era impotente contro una natura che non era stata benigna. Ogni pezzo di suolo coltivabile era stato strappato agli straripamenti primaverili dei fiumi Tigri ed Eufrate con enormi sforzi collettivi che venivano attribuiti alla volontà degli dèi.

Gli dèi avevano creato tutto sin dalle origini. Ogni oggetto, ogni attrezzo era stato creato dagli dèi. La funzione dell'uomo era quella di produrre per il tempio. Tranne i piccoli piaceri, egli non doveva aspettarsi nulla dalla vita.

Nè aveva speranza di migliorare la sua situazione nell'al di là. La visione che gli si prospettava era un'eternità di sofferenze ancora maggiori. Gli dèi non erano benigni. Erano terribili e spietati ed avevano il più totale predominio su di lui.

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