giovedì 15 agosto 2013

UNO STUDIO SULLA STORIA DELL’UOMO (94): L’UOMO NUOVO SI AFFACCIA ALLA STORIA

L'uomo nuovo farà capolino dopo il mille, con la ripresa dell'attività economica, con l'apertura dei feudi al commercio e con la ripresa generale. Nascerà dal rimescolamento della popolazione germanica con quell'uomo romano che, nell'epoca precedente, era scomparso (Lopez, 1975 : 18). Quest'uomo sarà portatore di un'altra mentalità, di un'altra esigenza culturale. Tuttavia, l'elemento germanico si veniva ad innestare in una situazione in movimento nella società latina del V secolo. All'interno di questa società si era formato un proletariato, per dirla in termine toynbeeiani, che aveva abbracciato una nuova fede religiosa: il cristianesimo. Il cristianesimo era portatore di un messaggio nuovo ed accattivante con due concetti rivoluzionari, anche se non esplicitati. Il concetto di Dio-padre stabiliva, nello spirito, un'uguaglianza tra tutti gli uomini (primo concetto rivoluzionario) che si sarebbe realizzata nel Regno di Dio di prossimo avvento (secondo concetto rivoluzionario) e perciò ogni uomo doveva prepararsi all'evento migliorando se stesso e liberandosi di tutte le passioni terrene. Nello stesso tempo il concetto dell'uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio dava un taglio netto all'animismo pagano e differenziava definitivamente l'uomo dalla natura, la quale era stata creata a suo beneficio ( Whyte Lynn, 1952: 56-58 ): egli poteva godere dei suoi frutti, ma non poteva alterarne il corso. Sin dall'inizio, il cristianesimo stabilisce un dualismo tra l'uomo e il cittadino. Come uomo ha un'attività interiore che lo collega direttamente con Dio, senza bisogno di segni esteriori (doni, sacrifici, ecc.). Ed è questa nuova ed inespressa attività spirituale che fa fare un balzo in avanti all'individuo e lo fa scoprire uomo, portatore di diritti e direttamente partecipe della divinità, che è in lui, in quanto Dio lo ha creato a sua immagine e somiglianza, senza la intermediazione di dei o di sacerdoti . L'uomo viene preso in considerazione per la sua natura e non per la posizione sociale che occupa, come avveniva nelle società antiche. Il povero, il diseredato, non sono più i reietti in preda alle forze del male, ma, con Cristo, diventano gli eletti, a cui è riservato il regno dei cieli, con un capovolgimento totale del pensiero antico, in cui al ricco, colui che poteva offrire grossi sacrifici, era riservato il posto accanto alla divinità ( De Ruggero, 1972: 84 ). Come uomo egli deve la sua lealtà a Cristo, suo salvatore; come cittadino, invece, deve la sua lealtà allo stato che lo nutre e lo protegge ( " dai a Dio quello che è di Dio e a Cesare quello che è di Cesare )*. La fine del dualismo si verificherà solo con l'avvento del Regno dei Cieli, dove regnerà solo la legge di Dio. La scoperta dell'uomo da parte del cristianesimo, dell' uomo quale portatore di diritti, a cominciare da quello di uguaglianza, costituiva un punto cardine della dottrina cristiana e questa scoperta sarebbe stata rivoluzionaria se se ne fosse rivendicata la immediata applicazione nel mondo terreno ( ma i reali termini del problema, con tutte le sue implicazioni sociali e politici, sfuggiva a loro stessi ). Nel mondo terreno, invece, i primi cristiani , che aspettavano la prossima fine del mondo e l'instaurazione del Regno di Dio, dove si sarebbe realizzata la vera uguaglianza tra gli uomini, accettavano l'ordine sociale esistente e quindi giustificavano non solo la disuguaglianza, ma anche la schiavitù (Childe, 1949: 290). CONTINUA www.franco-felicetti.it

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