domenica 15 febbraio 2009

BARACK OBAMA E LA DECADENZA DEGLI STATI UNITI D’AMERICA

Barak Obama è il nuovo e brillante Presidente degli Stati Uniti d’America. Egli si trova di fronte ad una grande sfida. Gli Stati Uniti si sono avviati sul viale del tramonto. Un tramonto irreversibile. Come lo è stato quello di tutte le grandi potenze che hanno dominato la scena politica a livello mondiale nella storia dell’uomo.

Quello che Obama può fare è solo rallentare questo tramonto e renderlo meno duro da accettare in un mondo in rapido cambiamento. Scegliendo come modello ispiratore della sua azione politica Abramo Lincoln, egli è cosciente di questa sfida storica.

Abramo Lincoln fu il vero fondatore degli Stati Uniti come grande potenza. Egli affrontò una guerra civile per non consentire lo smembramento della grande nazione che era uscita vincente dall’era del colonialismo. Accettare la secessione degli Stati del Sud avrebbe significato ripetere il grande errore dell’Europa che usciva dal medioevo, che mise da parte l’idea dell’impero, che era il grande lascito di Roma, per creare tante piccole realtà statuali a livello nazionale.

Se nel breve periodo queste piccole realtà statuali, con la loro litigiosità concorrenziale, hanno dato un grande impulso alla crescita culturale ed economica dell’Europa, nel lungo periodo si sono dimostrate incapaci di competere con una realtà politica di vaste dimensioni geografiche come quella degli Stati Uniti d’America.

Il punto di svolta tra i piccoli Stati d’Europa come centro del mondo e gli Stati Uniti è rappresentato dalla Prima Guerra Mondiale, quando gli Stati europei dilapidarono le loro limitate risorse economiche in una guerra fratricida senza fine. Furono gli Stati Uniti che, col loro intervento, salvarono gli Stati dell’Europa dal tracollo totale.

È da questo momento che nacque la nuova entità politica geografica a livello mondiale che prese il nome di Mondo Occidentale o Civiltà Atlantica e gli Stati Uniti d’America ne assunsero la leadership politica ed economica, che si affermò definitivamente nella Seconda Guerra Mondiale. Da quel momento, gli Stati dell’Europa assunsero, singolarmente, una posizione gregaria più o meno palese.

Ma, nella storia, gli europei avevano collettivamente dimostrato di essere grandi apprendisti. Lo avevano dimostrato all’uscita dei secoli bui del medioevo, quando appresero e fecero tesoro di tutte le conoscenze che si erano prodotte nel mondo per farne una loro sintesi originale e colonizzarono tutto il mondo conosciuto, compreso quello che era destinato a diventare la grande potenza del futuro: gli Stati Uniti d’America.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, non ci volle molto per capire che l’epoca degli Stati politicamente nani dell’europa era finita. Solo le grandi dimensioni politiche-geografiche, con forti aggregazioni di popolazione, potevano produrre risorse inimmaginabili prima.

E gli europei, ancora una volta, si dimostrarono grandi apprendisti. Misero da parte il loro particolarismo statuale e si avviarono verso la creazione di una Europa Unita per porsi dialetticamente a confronto con gli Stati Uniti d’America.

Da questo confronto dialettico, l’Europa ha sprigionato nuove e più originali risorse mentali che stanno mettendo in crisi la leadership mondiale degli Stati Uniti. E facile da prevedere che questa crisi nei rapporti tra Stati Uniti ed Europa si risolverà a favore dell’Europa non appena questa avrà raggiunto la sua unità politica, che non è molto lontana nel tempo.