sabato 26 aprile 2008

LE IDEE CHE CONTANO: IL CONCETTO DI GERARCHIA

Il concetto di gerarchia nasce nell'ambito della chiesa per soddisfare una duplice esigenza: fissare un rapporto ordinato all'interno del magistero della chiesa, che appartiene solo ai vertici (scala gerarchica: vescovi, cardinali, papa), e dare una struttura organizzativa all'amministrazione della chiesa con responsabilità subordinate che vanno dal basso verso l'alto.

Nel primo caso, il clero sottostante appartiene alla chiesa che ascolta l'insegnamento (magistero) della gerarchia (vescovi, cardinali, papa), la cui autorità era ed è indiscutibile.

Nel secondo caso i gradini più bassi sono responsabili (subordinati) verso il loro diretto superiore in una catena gerarchica, che termina solo al vertice (papa).

Tutti gli Stati hanno fatto proprio quest'ultimo tipo di organizzazione gerarchica e l'hanno applicata sia nell' amministrazione civile che in quella militare. Le persone e gli uffici sono ordinati secondo un rapporto di subordinazione verso l'alto.

Senza questa organizzazione uno Stato ordinato non potrebbe esistere.

venerdì 18 aprile 2008

UNA GIUSTIZIA PER I POPOLI VINTI: IL CASO DEI BRUZI

Il PECCATO ORIGINALE DEI BRUZI fu il loro smisurato amore per la LIBERTA’. Alla libertà sacrificarono tutto. Tranne la dignità. Che seppero conservare anche quando furono ridotti a Servi dai Romani..

Roma fu dura con loro. Questa SUPERPOTENZA dell’antichità classica non tollerò che questo popolo INDOMITO, FIERO GUERRIERO, TENACE COME NESSUNO, INFLESSIBILE, CAPACE DI RISORSE INAUDITE non accettasse la sua supremazia.

Per tre volte questo popolo si ribellò alla potenza romana per riconquistare la sua libertà. E per tre volte fu vinto. Lo fece con Pirro, re dell'Epiro, che combatteva contro Roma sul suolo italiano. Lo fece quando si unì alle schiere di Annibale contro Roma nella seconda guerra punica. E, infine, lo fece quando giocò la carta dello schiavo SPARTACO, che, per un attimo, aveva fatto tremare Roma.

Roma non seppe essere magnanima nella vittoria. Non seppe capire le motivazioni profonde dei Bruzi. E rese questo popolo SERVO. Sudditi senza diritti. La regione dei Bruzi fu cancellata come entità politica autonoma e divenne una colonia romana.

I rudi e forti guerrieri Bruzi furono obbligati a svolgere, come ausiliari, i lavori “sporchi” all’interno dell’esercito romano (le famose “legioni”). Uno di questi, il più noto e il più odioso, fu quello di far costruire loro la croce di Cristo.

Roma si sentì soddisfatta solo quando espresse il suo giudizio storico sui Bruzi, che definì BANDITI DI STRADA, TESTE DURE, IDIOTI, INFIDI.

E questo giudizio storico fu tramandato ai posteri. Nessuno storico, fino ad oggi, ha osato riscriverlo per fare una più giusta lettura dei fatti storici. Da giovani, noi “bruzi” abbiamo vissuto questa storia con vergogna. Usavamo un sillogismo per nasconderla e per assolverci come individui.

Ci dicevamo: “L’UOMO E’ IL PRODOTTO DELLA STORIA… NOI ABBIAMO UNA STORIA CHE FA SCHIFO…”. Ora non lo sottoscriverei più questo sillogismo. E’ FALSO. E’ basato sulla verità storica dei Romani, che si accanirono contro questo popolo che aveva osato opporsi al loro dominio per ben tre volte.

Nessuno dei popoli italici l’aveva fatto. Questi si integrarono nella realtà romana e fecero anche carriera nell’esercito e nella burocrazia romana. I Bruzi non potevano accettare questa condizione.

Farlo significava rinunciare alla propria IDENTITA’ per assumere quella romana, come era accaduto per gli altri popoli italici. Per loro, questa IDENTITA’ era una conquista ottenuta di recente sul campo di battaglia. Ed era il loro bene più grande a cui non potevano e non volevano rinunciare.

I Bruzi erano stati servi-pastori dei Lucani da tempi immemorabili. Ma nel IV secolo a.c. (si dice il 356 a.c.) riunirono i loro gruppi sparpagliati sul territorio dei monti silani e fronteggiarono i Lucani sul campo di battaglia.

Erano fieri di se stessi. Erano consapevoli del loro valore come guerrieri. Ed erano fortemente determinati a vincere per liberarsi del giogo della servitù ed assaporare la dolcezza della LIBERTA’, che non avevano mai conosciuto.

Mitica fu la battaglia per conquistare la ROCCA BRETICA sul colle Pancrazio a Cosenza, difesa da 600 mercenari africani di Dionisio alleato dei Lucani. I Bruzi erano guidati da una donna, che, col suo impeto, riuscì a portare i suoi alla vittoria finale.

In meno di 80 anni come uomini liberi, riuscirono ad organizzarsi in una forte CONFEDERAZIONE. Divenendo una potenza locale che fece delle conquiste territoriali di una certa importanza, sia a Nord che a Sud del loro baricentro, che era la provincia di Cosenza.

Quando i Romani li sottomisero nel 270 a.c., i Bruzi erano una piccola potenza in ascesa con una propria civiltà, anche se ancora in forma embrionale. Ecco perché continuarono a ribellarsi a Roma. Volevano conservare il loro diritto a svilupparsi come civiltà autonoma.

Ma fu una lotta impari. Il coraggio e il valore, da soli, non potevano bastare contro una delle più potenti macchine da guerra che la storia abbia mai conosciuto.

La storia scritta dai romani vincitori non poteva tener conto delle ragioni dei Bruzi vinti.
E GUAI AI POPOLI VINTI CHE NON SANNO RISCRIVERE LA PROPRIA STORIA!

Oggi, quel sillogismo della mia gioventù, lo riscriverei in questo modo: “L’UOMO E’ IL PRODOTTO DELLA STORIA… LA NOSTRA E’ LA STORIA DI UN POPOLO DI EROI”… e ne sarei fiero ed orgoglioso. Fiero ed orgoglioso di essere un bruzio.

Il mio progetto: “Per rivitalizzare il centro storico di Cosenza”, si propone di raffigurare questa storia dei bruzi, in cinque grandi murales, per raggiungere due obiettivi:
1)GRIDARE QUESTA VERITA’ STORICA AL MONDO
2)DARE A TUTI I CALABRESI, MA, SOPRATTUTTO, ALLE NUOVE GENERAZIONI UNA NUOVA
COSCIENZA DELLE PROPRIE RADICI.

ANCHE SE IL PESSIMISMO DELLA RAGIONE MI DICE CHE IL CENTRO STORICO DI COSENZA SARA’ CONDANNATO DALLA MIOPIA CULTURALE E POLITICA DELLA GIUNTA PERUGINI.