giovedì 27 marzo 2008

UN PROGETTO PER SALVARE IL CENTRO STORICO DI COSENZA

Il tessuto sociale del centro storico si è completamente sfilacciato e la struttura urbana sta subendo un degrado inarrestabile. Il problema di un suo recupero diventa sempre più urgente se si vuole evitare il suo degrado totale.

Ma pensare di riportarlo all'antica vitalità ricorrendo a provvedimenti tampone o palliativi significa non rendersi conto che il problema è la qualità della vita che quest' area cittadina riesce a garantire ai suoi residenti. Se la qualità della vita è povera, chi se lo può consentire fugge. Questo è stato uno dei più grandi errori degli ultimi decenni.

Nessuno può arrestare o frenare le linee di tendenza spontanee di una società. Questo è stato vero per le società del passato. Questo è vero per le società di oggi. In queste condizioni, se non si ricorre ad un intervento che riqualifichi l'intera area, destinandola ad altro uso, si andrà incontro ad un totale degrado del tessuto urbano e del centro storico non rimarranno che i ruderi.

Le esperienze di altri stati (Francia, Inghilterra e Stati Uniti) ci mostrano che, quando il degrado del tessuto urbano di una area cittadina si è innescato per motivi che riguardano l'offerta della qualità della vita, è inutile pensare al suo recupero guardando al passato per ripristinare le condizioni esistenti prima.

Quelle condizioni non sono più ricreabili a meno che non si ricorra al tritolo e si ricrei un nuovo tessuto urbano. Ma, se si vuole conservare l'antico tessuto urbano, è quello cosentino va conservato non solo per la sua storicità, ma anche per la sua indiscussa bellezza urbanistica, bisogna pensare in termini alternativi alla residenzialità.

La RICONVERSIONE FUNZIONALE è la sola strada che consente di conservare intatto il tessuto urbano storico e nello stesso tempo garantisce una sua rivitalizzazione attraverso l'offerta qualificata di attività TURISTICHE-RICREATIVE-CULTURALI e del TEMPO LIBERO, che offrono alla città intera grandi possibilità di sviluppo economico.

Si deve puntare su questa INDUSTRIA ECOLOGICA, come hanno fatto Parigi, Londra e Atlantic City, le cui aree depresse sono diventate fiorenti centri dell'INDUSTRIA DEL TEMPO LIBERO, CREANDO 0CCUPAZIONE e dove il cittadino può trovare una risposta ai suoi bisogni di attività culturali-ricreative.

Cosenza deve percorrere la stessa strada. Il suo centro storico deve essere riconvertito all'industria del tempo libero. Sfruttando la sua esperienza storica bimillenaria, il centro storico deve diventare la PIU’ GROSSA ATTRAZIONE TURISTICA-CULTURALE-RICREATIVA DELLA CALABRIA per essere inserita nei grossi flussi turistici europei.

Affinché il progetto possa veramente decollare, si devono realizzare le seguenti INFRASTRUTTURE PORTANTI:

1) un MUSEO STORICO ALL'APERTO della secolare STORIA cosentina attraverso MURALES STORICI GIGANTI (2X3m. ALMENO CINQUE PER OGNI SEZIONE) RAFFIGURANTI SCENE SIGNIFICATIVE DEL PASSAGGIO DI QUEL DATO POPOLO SUL SUOLO COSENTINO… utilizzando, per aree omogenee, tutti i muri disponibili del centro storico;

La fattura dei MURALES dovrà essere affidata ad ARTISTI DI FAMA,
NAZIONALI ED ESTERI (1 inglese, 1 francese, 1 tedesco 1 spagnolo e 3
italiani) CHE, CON LE LORO FIRME, garantiscano una RISONANZA NAZIONALE
ed ESTERA.

questo MUSEO STORICO ALL’APERTO deve comprendere sette aree:

1) LA COSENZA BRUZIA E ROMANA
2) LA COSENZA NORMANNA
3) LA COSENZA SVEVA
4) LA COSENZA ANGIOINA
5) LA COSENZA SPAGNOLA
6) LA COSENZA BORBONICA (napoletana)
7) LA COSENZA RISORGIMENTALE

I MURALES STORICI si porranno due obiettivi:

a) porsi come FORTE MOMENTO DI RICHIAMO DEL TURISMO NAZIONALE ED ESTERO
nelle direzioni di: Inghilterra (Normanni), Germania (Svevi), Francia
(Normanni e Angioini) e Spagna.

b) far conoscere la storia della città alle nuove generazioni per
formare nelle coscienze un radicato processo di identificazione
attraverso una più precisa conoscenza delle proprie radici;

2) una MINI SALA PER CINEMA D’ESSAI

3) una SALA CONCERTI di dimensione intermedia che si prefigga
due finalità:

a)offrire al pubblico performances di alta qualità richiamando grossi
artisti che possano rappresentare dei modelli anche per i diplomandi
del conservatorio casentino

b)dare la possibilità ai giovani talenti che escono dal conservatorio
di fare le loro prime esperienze pubbliche;

4) predisporre un'area per la realizzazione di un MERCATO
DELLE PULCI, specializzato nel SETTORE DEGLI INTROVABILI E DEL PARTICOLARE.



All'iniziativa privata dovrà essere lasciata la più ampia libertà, sempre nel rispetto del progetto generale, per la realizzazione di locali che riproducano la GASTRONOMIA E LA CULTURA dell’AREA TEMATICA prescelta (angolo spagnolo, angolo tedesco, angolo francese, angolo inglese-normanno, angolo napoletano, angolo bruzio dei vecchi sapori)

L'AREA COSI’ ATTREZZATA DEVE DIVENIRE UNA POTENTE FONTE DI RICHIAMO, non solo per la popolazione che ricade nel bacino di utenza dell'area metropolitana cosentina, ma SOPRATTUTTO, del FLUSSO TURISTICO NAZIONALE ED ESTERO.

Per il progetto nella sua interezza si veda www.franco-felicetti.it menu:fuori sacco

domenica 23 marzo 2008

LA TIRANNIA DELL’IPSE DIXIT: L’AUTORITA' COME AUTORITA' CULTURALI SOVERCHIANTI

Le idee hanno un peso. E questo peso dipende da chi le esprime. Se le esprime una persona che conta poco, anche se dice delle grossissime verità, le idee hanno un peso leggerissimo. Nessuno è disposto a prenderle in considerazioni.

Ma se vengono espresse da uno che conta, anche se dice le più grosse sciocchezze di questo mondo, pesano moltissimo. E su di esse si apre un dibattito che coinvolge tutti coloro che non vogliono perdere l’occasione per mettersi in mostra.

Ricordo ancora che, nella mia prima giovinezza, avevo capito questa semplice verità e volevo diventare uno scrittore di fama per prendermi il gusto di dire le più grosse banalità ed essere preso in considerazione da tutti color che sanno.

Poi ho cambiato idea. Anche perché ho scoperto che a me la letteratura, anche se la studiavo ed ero un divoratore di libri, non interessava un fico secco. Era una mia aspirazione, ma non avevo nessuna vocazione per essa. A me interessava… e interessa… il campo storico-filosofico-scientifico.

Poi ho scoperto che il peso delle idee non l’avevo inventato io. Era una “querrelle” che veniva da lontano. Lo avevano inventato nel medioevo per giustificare il regresso nei livelli di intelligenza che si ebbe in quell’epoca.

L'uomo medievale aveva coscienza della propria inferiorità rispetto agli antichi. Alcuino (l'uomo più colto dell'alto medioevo) affermava (IX secolo) che l'uomo dei suoi tempi era un OMUNCOLO rispetto ai giganti del mondo classico.

Egli sosteneva, non a torto, che sarebbe stato impossibile competere con loro. In effetti, i livelli di intelligenza erano notevolmente regrediti rispetto al mondo classico. La logica, una delle più grandi conquiste dei classici, era quasi completamente assente nell'epoca di Alcuino.

Quello che si privilegiava in quest'epoca non era la ragione, che allontanava l'uomo da Dio, ma l'intuizione, che conduceva alla vera fede. Nelle controversie, questo OMUNCOLO medievale non ragionava con la propria testa, ma faceva ricorso alle citazioni tratte dagli autori classici o ai padri dello chiesa, che erano autorità riconosciute.

Aristotele divenne l'autorità suprema, "il maestro di color che sanno", e perciò le sue verità non potevano essere messe in discussione. L'ipse dixit (l'ha detto lui) divenne un ostacolo alla crescita intellettuale dell'uomo, ma nessuno osò ribellarsi alla sua autorità. Perfino Copernico tenne la teoria eliocentrica chiusa nel cassetto per tanti anni perchè non osava sfidare questa soverchiante autorità… che la pensava diversamente.

La rottura totale con le autorità culturali avverrà nel XVII secolo (Rivoluzione Scientifica), quando uomini come Galileo, Cartesio e Newton (e tanti altri che non è possibile citare) fecero fare un salto di qualità all'intelligenza dell'uomo e lo introdussero nel mondo della scienza esatta.

Spariva l'uomo antico-medievale, che ragionava partendo da verità intuite, e subentrava l'uomo moderno, che ragionava partendo da verità certe, scoperte attraverso il metodo scientifico sperimentale.

Ma questa liberazione non annullò il peso delle idee totalmente. Esiste ancora, anche se non in modo soverchiante come ai tempi dell’IPSE DIXIT. Ora si è trasformato in un POTERE DI INFLUENZA. Le idee di quelli che contano hanno un POTERE D’INFLUENZA MAGGIORE. Ma possono essere contraddette.

mercoledì 12 marzo 2008

L’IDEOLOGIA COMUNISTA: UN FLAGELLO PLANETARIO

Sgombriamo il campo da un possibile equivoco. L’ideologia comunista, come si è realizzata in Russia, non è un prodotto di Carlo Marx. Anche se è basata sul suo pensiero. Fu Lenin a forgiarla, in un momento rivoluzionario, per dare una risposta forte alla massa dei contadini russi che aveva sempre pagato il conto per tutti.

Anzi, Lenin forzò il pensiero di Marx quando si propose di realizzare una SOCIETA’ SENZA CLASSI in Russia… che smentiva la sua teoria in un punto fondamentale. Per Marx, le ultime due classi contrapposte della storia, borghesia e proletariato, sarebbero arrivate allo scontro rivoluzionario solo quando la borghesia avrebbe reso non più tollerabile LO SFRUTTAMENTO DELL’UOMO SU L’UOMO.

In Russia non c’è mai stata una borghesia. Né un capitalismo degno di questo nome. Era una società agricola arcaica, fatta di “servi della gleba” che non osavano rivendicare nulla. Il tozzo di pane che avevano era tutto quello a cui ambivano.

Fu Lenin che rese questa massa di “anime morte”, per citare Gogol, la punta di diamante di una rivoluzione che apriva le speranze a tutti i popoli sfruttati. E lo fece ricorrendo alla sua indomita volontà e lanciando le sue parole d’ordine che infiammavano le menti degli uomini.

Oggi possiamo dire che la forzatura di Lenin fu gravida di conseguenze per Marx stesso. Se veniva promosso per la sua acuta lettura della storia come storia delle lotte di classi contrapposte, classi sfruttatrici e classi sfruttate, classi dominanti e classi dominate, venne clamorosamente bocciato come VATE.

Lo svolgimento della storia non avvenne come l’aveva previsto lui. L’avvento del comunismo in Russia non portò alla soppressione dello Stato e alla libera associazione di lavoratori “per lo sfruttamento comune e pianificato delle forze produttive”. Ma portò al totale asservimento dell’individuo alle esigenze della POLITICA ECONOMICA PIANIFICATA dello Stato, che divenne il grande Moloch che tutto ingoia e tutto distrugge.

All’individuo fu tolto ogni POTERE DI INIZIATIVA, che, nelle società libere, era stata, ed è, la MOLLA DEL PROGRESSO E DELLA RICCHEZZA INDIVIDUALE E NAZIONALE.

Abolita la PROPRIETA’ PRIVATA, l’individuo non ebbe più nessuno INTERESSE PERSONALE ad impegnarsi fino in fondo per uno Stato che non solo non gli garantiva nulla, ma che lo aveva anche spogliato di tutto e lo aveva reso più povero.

Lo STATO PRODUTTORE divenne un fallimento. L’AGRICOLTURA COLLETTIVIZZATA divenne un fallimento. Il benessere promesso dall’ideologia comunista lo ebbe solo la NUOVA CLASSE dei funzionari del partito comunista. E questo benessere era fondato sul PRIVILEGIO.

Quando questa ideologia venne esportata nel mondo attraverso la PROPAGANDA, che ha sempre diffuso un’immagine idilliaca della realtà creata dal comunismo in Russia, le masse coivolte si trovarono ad essere più poveri e più diseredati di prima.

PREDICARE BENE E RAZZOLARE MALE è sempre stata una caretteristica del comunismo in tutte le salse. Cuba, Corea del Nord, Cina, gli ultimi tre Stati a regime comunista, sulla carta hanno sempre garantito all'individuo tutte le libertà civili, economiche e politiche.

Nella realtà, però, l'individuo si è trovato, e si trova, preso nella potente morsa dello Stato che gli nega la più piccola possibilità di indipendenza. È lo Stato che giudica per lui quali siano i suoi interessi e come deve perseguirli. Ogni piccola deroga a queste direttive basta per far dichiarare il trasgressore «nemico di classe» e come tale farlo mettere ai margini della vita sociale e civile.

In tutti gli Stati che l’hanno abbracciata, l’ideologia comunista ha reso il cittadino più povero. Lo ha abbassato a livello di sussistenza. Solo la Cina ha capito che questa situazione non sarebbe stata sostenibile a lungo. Ed ha operato una RIVOLUZIONE SILENZIOSA.

Ha mantenuto rigidamente fermo il potere politico, ma ha liberalizzato, fino ad un certo punto e senza ammetterlo ufficialmente, le attività economiche. In Cina si racconta una storiella che spiega questa RIVOLUZIONE SILENZIOSA.

Si racconta che Deng Xiao Ping, il leader maximo del comunismo cinese, si sia trovato ad un bivio stradale, da dove partivano due strade. Ad una, la freccia direzionale portava scritto “CAPITALISMO”. All’altra c’era scritto “COMUNISMO”. Lui scambiò le frecce direzionali e si avviò verso la strada che portava al (nuovo) COMUNISMO.

Sopravviverà questo (nuovo) COMUNISMO? Può sopravvivere solo con la forza. All’individuo moderno, il benessere economico, da solo, non basta. Vuole anche i DIRITTI CIVILI E POLITICI. Fintanto che questi saranno negati, il regime si può reggere solo sulla PUNTA DELLE BAIONETTE, come si diceva una volta.

sabato 8 marzo 2008

LA LOTTA CONTRO LA CHIESA PER AFFERMARE LA LAICITA’ DELLO STATO

Nell’Impero Romano, l'universalismo politico presupponeva, come l'altra faccia della stessa medaglia, l'universalismo del potere. Ma se questo era vero per Roma, non era più vero nel medioevo cristiano perchè la chiesa teorizzò l'IDEA DEI DUE POTERI: TEMPORALE E SPIRITUALE e rivendicò la PRIMAZIA (superiorità) del POTERE SPIRITUALE perchè derivante direttamente da Dio, a cui l'imperatore doveva rendere conto.

L'imperatore, da parte sua, rivendicava la LAICITA’ e la PRIMAZIA del POTERE TEMPORALE in quanto possessore della SPADA, simbolo del potere effettivo.

Questi due poteri si fronteggiarono per tutto il medioevo. Un papa forte imponeva la supremazia della chiesa. Un imperatore forte imponeva quella dell'impero. Quando su questi seggi si trovavano due uomini egualmente forti si aveva uno stato di guerra continuo in cui la prevalenza rimbalzava dall'uno all'altro a seconda della fortuna.

Nel XIII secolo, papa Innocenzo III (1198-1216) approfittò della crisi del potere imperiale per fare della CHIESA LA FONTE DI TUTTI GLI ALTRI POTERI.
Egli portò sotto l'egida della chiesa quasi tutti i sovrani cristiani d'Europa. Anche la lontana e periferica Inghilterra dovette riconoscersi FEUDO della chiesa

Ma, nel XIV secolo, l'universalismo del potere della Chiesa entrò in una crisi irreversibile. Filippo il Bello di Francia (1285-1314) mise da parte ogni idea imperiale (universalismo politico) e mirò alla costruzione di uno STATO UNITARIO NAZIONALE LAICO, imponendo la sua volontà al papato (SCHIAFFO DI ANAGNI).

mercoledì 5 marzo 2008

TRE UOMINI CHE SCONVOLSERO IL MONDO:LENIN, TROTSKI E STALIN

LENIN
Vladimir Ilyich Ulianov, Lenin per il mondo, uno dei più grandi uomini della storia, fu un rivoluzionario di professione. Conosceva benissimo le tecniche rivoluzionarie per impadronirsi del potere politico e le applicò quando i tedeschi lo trasferirono, in gran segreto, dall’esilio Svizzero in Russia nel 1917, dove si era creata una situazione pre rivoluzionaria.

L’intento dei tedeschi era quello di liberarsi del fronte russo nella Prima Guerra Mondiale per concentrare le loro forze sul fronte occidentale, dove le cose non andavano tanto bene dopo l’entrata in guerra degli Stati Uniti d’America.

Quando prese il potere in Russia con un COLPO DI STATO, Lenin tirò la Russia fuori dal conflitto. Egli era sempre stato un fautore della pace fra i popoli. Ma la pace ora gli serviva anche per consolidare il suo potere dopo il COLPO DI STATO.

Egli era sinceramente attaccato alle sorti della classe lavoratrice, che nella guerra zarista era diventata carne da macello. Egli voleva risollevare le sorti dei “servi della gleba”, che, in Russia, non erano mai usciti dal Medioevo.

Egli era un profondo conoscitore del pensiero di Carlo Marx, il quale aveva fatto una originalissima lettura della storia dell’uomo come lotta di classi contrapposte. Classi sfruttatrici e classi sfruttate.

Conquistato il potere, Lenin adattò il pensiero di Marx alla situazione russa per trasformarlo in azione politica. Saltando la borghesia, che in Russia non aveva mai assunto fenomeno di massa, pose le premesse per realizzare una società senza classi.

La Russia era un paese arretratissimo. I contadini erano ancora attaccati alla terra come nel medioevo. Per loro la storia era ancora ferma alla sopravvivenza. Il capitalismo in Russia era ancora sconosciuto. Chi predominava era ancora la nobiltà terriera. Una situazione generale che mal si adattava allo schema di Carlo Marx.

Marx, in effetti, aveva preconizzato che la rivoluzione delle masse sfruttate sarebbe avvenuta solo quando il capitalismo sarebbe arrivato alla sua fase più matura e si sarebbe trasformato in capitalismo finanziario, dove lo sfruttamento delle classi subalterne sarebbe stato più feroce.

Ma fu la forte volontà di Lenin, e la sua non comune potenza intellettuale, che impose la svolta. Con le sue parole d'ordine (“tutto il potere ai soviet”, “la terra ai contadini”, “la pace ai popoli”) fece di un minuscolo drappello di uomini i leaders di una rivoluzione che sconvolse il mondo. Anzi, il mondo venne programmato a tavolino secondo una ideologia nuova di zecca. Ma la storia gli diede torto.

Invece di benessere e felicità in una società, dove non ci sarebbero stati sfruttatori, ma ognuno avrebbe attinto secondo i suoi bisogni e non secondo le sue capacità, come nel deprecato sistema capitalistico, produsse una massa di diseredati che ancora oggi vaga per le contrade d’Europa alla ricerca di un tozzo di pane.

TROTSKI
Leon Davidovich Bronstein, Trotski per il mondo, fu l'uomo che salvò la Rivoluzione di Lenin dagli eserciti controrivoluzionari. Percorse in lungo e in largo la Russia per combattere le truppe dell’odiato capitalismo. E vinse. Come menscevico, prese parte attiva al Soviet del 1917. Nei bolscevichi vi approdò dopo la Rivoluzione di febbraio.

Egli era considerato il delfino di Lenin, ma la sua visione ideologica della Rivoluzione contrastava con quella di Stalin, che controllava l'apparato del partito comunista.

Trotsky era internazionalista e sosteneva che la rivoluzione doveva essere esportata in tutto il mondo. Stalin era per la rivoluzione nella sola Russia.

Alla morte di Lenin, Stalin prevalse all’interno del partito comunista, che era il vero detentore del potere, e per Trotski si aprirono le porte dell'esilio, perseguitato dall'odio di Stalin, che, alla fine, riuscì a farlo assassinare nel 1938 in Messico.

STALIN
Josef Visserionovich Dzhugashvili, Stalin per il mondo, apparteneva alla vecchia guardia del partito comunista russo. Egli era direttore della Pravda, il giornale del partito, e negli anni cruciali era diventato segretario nazionale del partito

Sembra che Lenin non ne avesse una grande stima. Lo riteneva "troppo crudele" e "troppo brutale". Due atteggiamenti che la storia successiva doveva dimostrare veritieri.

Controllando l'apparato del partito, gli fu facile organizzare l'estromissione di Trotski alla morte di Lenin e concentrare tutto il potere nelle sue mani.

Sotto la sua direzione, in Russia non ci fu la dittatura del proletariato come era negli auspici di Lenin, nè la dittatura del partito comunista, che si era realizzata di fatto sotto Lenin, ma divenne una dittatura personale al di fuori di ogni controllo. Era l’ideologia comunista che mostrava il suo volto disumano. E CI VOLLERO 80 ANNI PERCHE’ QUESTO MONDO IMPLODESSE.

sabato 1 marzo 2008

L’EURO E L'IDEA DI EUROPA

L’euro, il simbolo della nuova Europa che rinasce dopo un lunghissimo periodo di PARTICOLARISMO NAZIONALE, sta conquistando il primato nel mondo come moneta forte e credibile per essere una convincente MONETA DI RISERVA.

In quest’ultima funzione sta spodestando il dollaro, il famoso biglietto verde americano. Già alcuni Stati hanno fatto questo passo. Altri lo faranno man mano che l’Europa si muoverà verso il suo ultimo traguardo: l’UNITA’ POLITICA.

Quando questo avverrà, l’Europa aprirà un nuovo capitolo nella storia dell’uomo e nella leadership della civiltà occidentale. Nel tempo, gli Stati Uniti diverranno una potenza di secondo rango come l’Europa lo è stata per quasi un secolo.

Fino a poco tempo fa erano gli europei che aspettavano i turisti americani che portavano dollari, la moneta più appetita nel mondo, ora sono gli americani che aspettano gli europei che portano l’euro, la moneta che vale una volta e mezzo il dollaro.

Per noi italiani il gaudio è doppio. Prima, andare come turisti in america era proibitivo. Un dollaro valeva oltre 2000 lire. Ora è diventato il turismo più conveniente e il più economico.

L’Europa, come idea, non è nata nel dopo guerra, quando sorsero le prime istituzioni europee, ma è un’idea che viene da lontano. Le sue radici affondano nell’Impero Romano.

L'Impero Romano aveva lasciato, come eredità, l'idea dell' universalismo politico. Cioè, aveva lasciato l'idea che tutte le genti, o quasi, potessero vivere sotto un unico potere politico.

Quando l'Impero fu diviso in due, tra Impero Romano d'Occidente e d'Oriente, questa idea non si perse. Essa continuò a vivere come la meta a cui tendere, anche se la realtà politica, in Occidente, si era disgregata a causa delle invasioni barbariche del V secolo.

Le orde barbariche divennero la forza predominante ed occuparono il potere politico per diritto di conquista. La spada, simbolo del potere, era saldamente nelle loro mani, ma erano coscienti della superiorità culturale della civiltà che avevano distrutto e ne furono conquistati.

Essi subirono un processo di assimilazione che li portò a ricostituire, ad un diverso livello, quello che avevano distrutto. Quando Carlo Magno fu incoronato imperatore del Sacro Romano Impero aveva ricostituito l'unità territoriale dell'Impero Romano d'Occidente e vi aveva aggiunto la Germania che Roma aveva lasciato fuori.

Carlo Magno fu, in effetti, il primo a portare sotto un'unica bandiera (Sacro Romano Impero) quasi tutti i popoli d'Europa. Germani, Franchi, Longobardi, Italiani (Romani), ecc. furono uniti in un nuovo mondo che sorgeva.

La loro unificazione culturale fu facilitata dalla lingua latina, che riprese il suo antico posto di lingua comune e rimarrà la lingua internazionale della cultura europea fino al XVII secolo, quando verrà sostituita dal francese, prima, e dall'inglese, oggi.

L'idea di Europa, che abbiamo oggi, ebbe la sua incubazione nel periodo carolingio, che ne creò le premesse e l'intelaiatura mentale.